La sua dottrina adesso è lineare, i numeri non bastano a descrivere la sensazione di serena compiutezza del gioco espresso dal Napoli
Se solo si ascoltano le parole di Luciano Spalletti magari ad occhi chiusi, lo si immagina con una veste nera e il bavero bianco, come se fosse un filosofo di qualche secolo fa. Magari Cartesio, con cui ha un’incredibile somiglianza capelli a parte. I suoi discorsi spesso seguono traiettorie che si perdono tra il dogma e la retorica, sembra l’Azzeccagarbugli degli allenatori. Poi si guarda il suo Napoli e ciò che risalta è una limpida semplicità nel giocare e soprattutto nel vincere le partite. Non ci sono concetti di gioco esasperati, non c’è frenesia, non ci sono trame complesse. Il turnover è moderato. Con Spalletti è stato raggiunto un equilibrio quasi trascendentale e la naturalezza con cui si esprime la squadra non è mai stata così apprezzabile.
La Sampdoria, un’altra formazione in un momento positivo, è stata disinnescata come l’Udinese lunedì scorso. Ad Insigne anche stavolta il compito di creare la breccia iniziale nella difesa avversaria per le giocate dei compagni. Così Osimhen e Fabian Ruiz, entrambi serviti dal capitano, ringraziano nel primo tempo. Nel mezzo un lampo dei blucerchiati, dove Ospina si supera neutralizzando prima la conclusione di Silva e poi quella di Yoshida sul calcio d’angolo successivo.
Il Napoli subisce poco perché sa sempre quanto spazio concedere all’avversario e nella maggior parte dei casi lo ferma prima che diventi realmente pericoloso. Poi c’è Anguissa, che sembra aver sempre fatto parte di questa squadra. La sua sagoma copre così bene il campo che ci si chiede come sia possibile che sia arrivato qui soltanto l’ultimo giorno di mercato. La combinazione tra tecnica e fisicità diventa micidiale quando va a contrasto con gli avversari. Il quarto gol nasce da una sua azione, conclusa con lo scarico per Lozano e il tiro di Zielinski. Simile per sviluppo alla rete precedente, dove il polacco ha allargato il gioco e Osimhen è andato a chiudere a centro area sfruttando il movimento intelligente di Insigne.
Due trasferte di fila archiviate con otto reti segnate e nessuna concessa, dieci marcatori diversi, quindici punti in classifica e il primato solitario. I numeri sono piacevoli ma non raccontano la leggerezza del Napoli. A quello ci pensa il campo, il modo migliore per seguire la dottrina di Luciano Spalletti. Che non è mai stata così lineare e bella.