Al CorSera: «Ridicola la polemica sui social. Ma le pare che sbaglio una schiacciata perché ho postato una foto dal villaggio olimpico?»

Il Corriere della Sera intervista Paola Egonu. La Nazionale femminile di volley è passata dal flop di Tokyo al trionfo all’Europeo.
Evidentemente, dice, l’Italia doveva uscire ai quarti:
«Doveva andare così. Per irrobustirci, crescere, capire come rialzarci per andare a prenderci l’Europa. Oggi mi sento più grande, più adulta. E sono comunque fiera di noi ragazze: certo uscire ai quarti ai Giochi non se lo augurava nessuno, potevamo fare di più, ma non tutto è stato negativo».
Racconta che dopo il fallimento delle Olimpiadi è tornata a Manchester, dalla sua famiglia.
«Mi sono chiusa per una settimana nella mia stanza, staccando tutto. Non ho risposto né a messaggi né a telefonate. Ho visto le mie serie tv, ho seguito la finale maschile tra Francia e Russia (quella femminile l’ho rimbalzata, non ne volevo sapere niente), ho mangiato tonnellate di platano fritto, il mio comfort food, ho parlato con i miei e con mia sorella Angela, che mi conosce come le sue tasche e già a Tokyo mi aveva bombardato di messaggi: stai piangendo, vero? Sono tornata piccola e mi sono fatta coccolare da mamma. Le sue parole sono state un balsamo: non sentirti una schifezza, Paola, sono comunque orgogliosa di te. E io lì, stecchita sul divano, completamente numb, intorpidita. Però mi è servito».
Poi, all’Europeo, si è trovata con le compagne nello spogliatoio.
«All’Europeo ci siamo ritrovate faccia a faccia in spogliatoio. Okay, ci siamo dette, facciamolo per noi. Dircelo ad alta voce ci ha fatto bene, il primo clic è scattato lì».
L’esperienza le ha insegnato qualcosa, dice.
«Ho capito che non dipende tutto da me, che non posso fare tutto io. Quello che so fare meglio nel volley è attaccare: il compito che do a me stessa, cioè, è risolvere tutte le situazioni. Ma non può sempre funzionare: sono l’ingranaggio di una squadra, non sono Wonder Woman. Ecco perché sono convinta che Tokyo sia stata una batosta utile per crescere».
Sulla polemica nata dall’utilizzo dei social:
«L’ho trovata irrispettosa: come se fossimo una scolaresca in gita e non delle professioniste con la maglia dell’Italia. Mi è venuto da ridere. So perfettamente dividere, nel club e in Nazionale, il tempo libero dal lavoro. Ma le pare che sbaglio una schiacciata perché ho postato una foto dal villaggio olimpico? Volevo condividere quel momento, punto. A maggior ragione in un’edizione dei Giochi a porte chiuse. Davvero non capisco qual è il nesso tra i social e i risultati».
E’ pronta a rituffarsi nel triennio che porta a Parigi 2024?
«Onestamente ho creduto di non esserlo. Sono tornata a Conegliano fisicamente a posto ma mentalmente stanca. Una stagione sempre a giocare, senza vacanze, pesa. L’altro giorno, durante l’allenamento, ho avuto un attacco di panico. Non il primo, non l’ultimo».
Lo racconta:
«L’ansia che sale, la tachicardia, il respiro che si fa difficile. Io, poi, non mostro niente: mi tengo tutto dentro. Monica De Gennaro, il nostro libero, è una ragazza molto sensibile: si è accorta di quello che mi stava succedendo, ha stoppato l’allenamento. Siediti, mi ha detto, torna in spogliatoio. Ma io mi conosco: se mi fermo vedo tutto nero ed è peggio. Sono momenti che arrivano e se ne vanno, sono lunatica, non ho un carattere facile. Mi sveglio depressa e poi divento super solare, o viceversa. Cristina Chirichella mi chiama Sunshine!».
E conclude:
«La pallavolo è la mia vita, lo sarà a lungo. Se mi sento solo pallavolista e va male, però, lo vivo come un fallimento. Invece io sono molto di più di una giocatrice di volley: ho altri hobby e passioni, ho amore da dare, farò altri piercing (ne ho tre) e tatuaggi (13), condurrò una puntata delle “Iene”in tv, peri miei 23 anniregalerò a Noir un altro cagnolino, sarà bianco e lo chiamerò Ice. Sono il volley, ma non solo. Ogni tanto lo devo ricordare a me stessa».