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Egonu: «La pallavolo è la mia vita, ma ogni tanto devo ricordare a me stessa che non sono solo volley»

Al CorSera: «Ridicola la polemica sui social. Ma le pare che sbaglio una schiacciata perché ho postato una foto dal villaggio olimpico?»

Egonu: «La pallavolo è la mia vita, ma ogni tanto devo ricordare a me stessa che non sono solo volley»
Tokyo (Giappone) 02/08/2021 - Pallavolo / Olimpiadi Tokyo 2020 / foto Imago/Image Sport nella foto: Paola Egonu

Il Corriere della Sera intervista Paola Egonu. La Nazionale femminile di volley è passata dal flop di Tokyo al trionfo all’Europeo.

Evidentemente, dice, l’Italia doveva uscire ai quarti:

«Doveva andare così. Per irrobustirci, crescere, capire come rialzarci per andare a prenderci l’Europa. Oggi mi sento più grande, più adulta. E sono comunque fiera di noi ragazze: certo uscire ai quarti ai Giochi non se lo augurava nessuno, potevamo fare di più, ma non tutto è stato negativo».

Racconta che dopo il fallimento delle Olimpiadi è tornata a Manchester, dalla sua famiglia.

«Mi sono chiusa per una settimana nella mia stanza, staccando tutto. Non ho risposto né a messaggi né a telefonate. Ho visto le mie serie tv, ho seguito la finale maschile tra Francia e Russia (quella femminile l’ho rimbalzata, non ne volevo sapere niente), ho mangiato tonnellate di platano fritto, il mio comfort food, ho parlato con i miei e con mia sorella Angela, che mi conosce come le sue tasche e già a Tokyo mi aveva bombardato di messaggi: stai piangendo, vero? Sono tornata piccola e mi sono fatta coccolare da mamma. Le sue parole sono state un balsamo: non sentirti una schifezza, Paola, sono comunque orgogliosa di te. E io lì, stecchita sul divano, completamente numb, intorpidita. Però mi è servito».

Poi, all’Europeo, si è trovata con le compagne nello spogliatoio.

«All’Europeo ci siamo ritrovate faccia a faccia in spogliatoio. Okay, ci siamo dette, facciamolo per noi. Dircelo ad alta voce ci ha fatto bene, il primo clic è scattato lì».

L’esperienza le ha insegnato qualcosa, dice.

«Ho capito che non dipende tutto da me, che non posso fare tutto io. Quello che so fare meglio nel volley è attaccare: il compito che do a me stessa, cioè, è risolvere tutte le situazioni. Ma non può sempre funzionare: sono l’ingranaggio di una squadra, non sono Wonder Woman. Ecco perché sono convinta che Tokyo sia stata una batosta utile per crescere».

Sulla polemica nata dall’utilizzo dei social:

«L’ho trovata irrispettosa: come se fossimo una scolaresca in gita e non delle professioniste con la maglia dell’Italia. Mi è venuto da ridere. So perfettamente dividere, nel club e in Nazionale, il tempo libero dal lavoro. Ma le pare che sbaglio una schiacciata perché ho postato una foto dal villaggio olimpico? Volevo condividere quel momento, punto. A maggior ragione in un’edizione dei Giochi a porte chiuse. Davvero non capisco qual è il nesso tra i social e i risultati».

E’ pronta a rituffarsi nel triennio che porta a Parigi 2024?

«Onestamente ho creduto di non esserlo. Sono tornata a Conegliano fisicamente a posto ma mentalmente stanca. Una stagione sempre a giocare, senza vacanze, pesa. L’altro giorno, durante l’allenamento, ho avuto un attacco di panico. Non il primo, non l’ultimo».

Lo racconta:

«L’ansia che sale, la tachicardia, il respiro che si fa difficile. Io, poi, non mostro niente: mi tengo tutto dentro. Monica De Gennaro, il nostro libero, è una ragazza molto sensibile: si è accorta di quello che mi stava succedendo, ha stoppato l’allenamento. Siediti, mi ha detto, torna in spogliatoio. Ma io mi conosco: se mi fermo vedo tutto nero ed è peggio. Sono momenti che arrivano e se ne vanno, sono lunatica, non ho un carattere facile. Mi sveglio depressa e poi divento super solare, o viceversa. Cristina Chirichella mi chiama Sunshine!».

E conclude:

«La pallavolo è la mia vita, lo sarà a lungo. Se mi sento solo pallavolista e va male, però, lo vivo come un fallimento. Invece io sono molto di più di una giocatrice di volley: ho altri hobby e passioni, ho amore da dare, farò altri piercing (ne ho tre) e tatuaggi (13), condurrò una puntata delle “Iene”in tv, peri miei 23 anniregalerò a Noir un altro cagnolino, sarà bianco e lo chiamerò Ice. Sono il volley, ma non solo. Ogni tanto lo devo ricordare a me stessa».

 

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