Sul CorSport mette a confronto i due tecnici che domani si confronteranno in campionato. “Allegri è un allenatore, Mourinho molto altro”
Domani Juve e Roma si affronteranno allo Stadium. Sul Corriere dello Sport Giancarlo Dotto dedica una pagina ai due tecnici: Allegri e Mourinho. Due che non si sono mai tanto amati. Due che, scrive Dotto, sono lontanissimi tra loro, imparagonabili, soprattutto sul piano del pragmatismo.
“Da questo punto di vista, Mourinho e Allegri sono distanti anni luce. Talmente distanti da essere incomparabili. Allegri è un allenatore, un discreto gestore di risorse. Furbo, duttile, realista. José Mourinho è ben altro. Molto altro. Troppo diversa la scala di grandezza”.
Continua:
“Mourinho è un alchimista che usa la parola per trasformare il ferro in oro. Un seduttore naturale”.
In due mesi a Roma ha trasformato “giocatori spenti, insicuri, ondivaghi, più votati alla buona condotta che alla guerra, in emuli di Lancillotto”, ha trasformato “tifosi derelitti e apatici in una comunità che brucia di passione”.
“Chiamatelo allenatore, allora, ma solo se è l’unica parola che vi resta. Esagerando, ma non troppo, Mourinho sta facendo a Roma quello che Draghi sta facendo in Italia: una prova schiacciante di leadership. Perderà a Torino? Non importa. Saprà come raccontare la sconfitta e ripartire”.
Allegri è diverso.
“è una testa scaltra, sa mettere insieme i pezzi, non avendo un pensiero forte e nemmeno una personalità debordante, non si fa confondere da fumisterie che non gli appartengono. Gli va dato merito. Va al sodo. Come comunicatore non è un granché, carisma al lumicino, se lo provocate o lo fate incazzare va in corto, fa tilt. Fate incazzare Mourinho e avrete il miglior Mourinho, lo invitate a nozze. Allegri, per funzionare, ha bisogno di un Agnelli che sborsa, di dirigenti che lo assecondano, di giocatori che si prestano. Mourinho ha bisogno soltanto di se stesso”.
Quando Mou è in sintonia con se stesso, tutto il resto viene naturale e dirigenti, calciatori e tifosi sono disposti a buttarsi nelle fiamme per lui.
Tra i due, oggi, l’antipatico non è più Mou, ma Max.