Indispensabile anche per Spalletti. È un esterno completo. Con un repertorio enorme. Fa filtro, legge prima le giocate degli avversari, ha una gamba importante, ha perfino il fiuto per il gol
990 minuti in 11 partite. Lo stakanovista azzurro anche quest’anno e anche per Spalletti ha un nome e un cognome: Giovanni Di Lorenzo.
Non che non fosse prevedibile. Era chiaro, a inizio anno, che Di Lorenzo oltre al terzino destro titolare dovesse fare il tappabuchi. Vuoi per la sua duttilità, vuoi perché i (pochi) limiti della rosa del Napoli sono tutti concentrati sugli esterni difensivi. Però è così.
Un lavoro duro ma qualcuno deve pur farlo. Di Lorenzo non l’ha mai disdegnato: l’ha fatto per Ancelotti, l’ha fatto per Gattuso, l’ha fatto per Mancini all’Europeo (quando dopo l’infortunio di Spinazzola ha dovuto fare una buona manciata di minuti a sinistra) e lo fa oggi per Lucianone senza troppe storie.
A destra, a sinistra, al centro in una difesa a tre e largo in un centrocampo a quattro. Sempre con la stessa applicazione. Corre, lotta, non pare conoscer fatica. E va detto che finisce raramente col demeritare.
Il grande step, però, Di Lorenzo dà l’impressione di averlo fatto per davvero quando viene impiegato nel suo ruolo naturale. Che ad oggi interpreta con un’autorevolezza nuova, quasi impensabile al suo arrivo. E che gli vale l’indiscussa titolarità anche nella Nazionale campione d’Europa: un vanto riservato a pochi nella storia del calcio italiano, che zitto zitto il terzino di Garfagnana s’è portato a casa a ventott’anni dopo tantissima gavetta.
Ma oltre alla gavetta c’è di più. Molto di più: quella di Di Lorenzo non è la semplice e oramai sentita e risentita storia fiabesca di un giovanotto che non s’è dato per vinto e che finalmente oggi si gode il meritato successo che ha strappato con le unghie e con i denti nonostante mezzi tecnici modesti. No, no e ancora no.
Oggi il 22 del Napoli è altro. Tutt’altro.
Di Lorenzo è un terzino completo, moderno. Con un repertorio enorme. Fa filtro, legge prima le giocate degli avversari, si inserisce in fase offensiva coi tempi giusti, ha fisicità, colpisce bene il pallone di testa, è bravo nell’ultimo passaggio, ha una gamba importante, ha perfino il fiuto per il gol che da giovane gli valse l’appellativo di Batigol. E certo, pure se prende qualche infilata (tipo quella di Shaw, che Cambiaso ha replicato in Serie A), ha comunque una solidità difensiva tale da poter fare all’occorrenza il centrale. Mica poco.
Insomma: Di Lorenzo, a ottobre 2021, non è (solo) una bella storia. Di Lorenzo è un gran giocatore, adatto a questo calcio. Perfetto per questi tempi.
E visto che quando viene utilizzato nel suo ruolo rischia di diventare perfino un valore aggiunto, il Napoli farebbe bene a colmare quanto prima le lacune che ha. Pure a gennaio, qualora ce ne fosse la possibilità. Spalletti ne sarebbe contento. E magari pure Di Lorenzo, che sarebbe costretto a qualche straordinario in meno.