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Gianni Vasino: «I telecronisti di oggi hanno tolto la poesia al calcio. Troppa partigianeria, troppe urla» 

A Il Giornale: «Se qualcuno di 90° minuto andava sopra le righe, Valenti il giorno dopo ci “faceva il mazzo“. Non sopportava la faziosità»

Gianni Vasino: «I telecronisti di oggi hanno tolto la poesia al calcio. Troppa partigianeria, troppe urla» 

Il Giornale intervista Gianni Vasino, uno dei volti simbolo di 90° minuto all’epoca di Valenti. Oggi ha 84 anni. Gli chiedono se secondo lui sono meglio i telecronisti di allora o quelli di oggi.

«I colleghi di oggi hanno tolto la poesia al calcio. Troppe annotazioni tecniche, troppe pagelle, troppa partigianeria, troppe urla».

A 90° la situazione era molto diversa.

«Se qualcuno di noi andava sopra le righe, Valenti il giorno dopo ci “faceva il mazzo“. Paolo era una persona gentile che ci lasciava la massima libertà. Però non sopportava la faziosità. Voleva che fossimo obiettivi e distaccati, pur senza cadere nella freddezza e nella banalità dei commenti».

Di Vasino è rimasto celebre il botta e risposta con Luigi Necco.

«Abboccai alla provocazione una sola volta. Il Napoli aveva vinto tre a zero e lui del collegamento dallo stadio San Paolo ci “salutò“ indicando tre con le dita; la volta che poi il Napoli perse al Meazza 4 zero, gli resi la pariglia facendogli ciao con le 4 dita».

Paolo Valenti come reagì?

«Con un sorriso. Raccomandò, come sempre, di “non esagerare“ ma credo che, sotto sotto, questi siparietti lo divertissero. Anche perché sapeva bene che erano graditi anche al pubblico».

Oggi, nei talk show sportivi, gli insulti e le volgarità si sprecano.

«Inconcepibile per la filosofia-Valenti. E anche per il mio modo di intendere il nostro mestiere. Certe regole di educazione e rispetto dovrebbero rimanere sempre valide».

Tra gli aneddoti che racconta, il ricordo di quando, nel 1988, quando il Milan vinse lo scudetto, si mise a correre insieme ai giocatori rossoneri durante il giro d’onore lungo la pista del campo.

«Dopo qualche metro, cominciai ad avere il fiatone. Inoltre quel “delinquente“ di Franco Baresi cercò anche di farmi cadere, facendomi lo sgambetto. Valenti, prima della partita decisiva contro il Como, mi aveva detto: “Gianni, in caso di vittoria del Milan, inventati qualcosa“. Mi venne l’idea di mettermi a correre con i giocatori neoscudettati, ma quando Paolo mi vide che stavo diventando paonazzo, ordinò dallo studio: “Fermati Gianni, va benissimo così“».

 

 

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