Higuain e Dybala, Dybala e Higuain. I due attaccanti argentini, la retorica del “ritmo di tango”, ovviamente i loro gol, decisivi per le due squadre. E se invece fosse un altro duello a decidere la partita? Magari quello tra due centrocampisti, diciamo pure Marek Hamsik e Paul Pogba? Una volta messa via dalla testa la suggestiva immagine del duello tra il Pipita e la Joya, fate un rewind sulle sfide incrociate Napoli-Juventus degli ultimi anni e trovate i calciatori più determinanti, più decisivi, finanche più presenti nel tabellino dei matcatori. Si, sono proprio loro, Paul e Marek, Hamsik e Pogba: 5 gol in 17 match contro i bianconeri per lo slovacco, 3 in 7 sfide ai partenopei per il centrocampista juventino. Un creativo di Youtube ha messo insieme quelli dell’ex Manchester United in questa clip. Una roba che va (ri)vista e ammirata al di là di fedi e colori. Perché purtroppo, contro di noi, il francese non ha segnato mai gol brutti.
E poi c’è una questione di ruolo, esplicabile in termini matematici con la solita formula della proporzione: Hamsik sta al Napoli come Pogba sta alla Juventus. Stesso ruolo, più o meno la stessa concezione moderna di centrocampista: impiego totale, a tutto campo, in mansioni di contenimento, impostazione, inserimento. Le caratteristiche, però, sono diverse, diciamo anche opposte. Ecco che allora il confronto, pure a pochi metri di distanza nei due reparti mediani, diventa interessante e pure bello da vedere. Pogba è un esteta corazzato in un’armatura fisica spaventosa, il feticismo della bella giocata, della veronica nel controllo o della prodezza balistica; Hamsik è invece (diventato) un uomo di centrocampo tout court, un lavoratore di palloni forse meno fisico e anche meno aggraziato del francese, ma dall’incedere elegante, sempre a testa alta, dotato di una tecnica invidiabile e dai perfetti tempi di inserimento in area. Ancora oggi, ancora adesso, che da mezzala senza briglie sul collo, o trequartista mancato se non per Mazzarri, si è evoluto in centrocampista: un ruolo che a sua volta è un mondo condensato in una sola parola che però, nel calcio, vuol dire tutto e saper fare tutto, con e senza il pallone.
Chiedersi o chiedere o provare a dire chi sia più forte, oltre a essere un delitto di leso pallone, è anche un esercizio sterile, inutile. Due i motivi. Uno: per le caratteristiche diverse, e di questo ne abbiamo già parlato. Due: chiedetelo a Massimiliano Allegri che dopo averlo sognato pure di giorno dopo lo scudetto col Milan del 2011, aveva di nuovo chiesto alla sua società di venire a Napoli a prendersi Hamsik. Roba di questa estate, confessata da tutti a tutti dopo la chiusura dei trasferimenti. Probabilmente, nella testa dell’allenatore livornese, Hamsik sarebbe stato perfetto nei 3 o nell’1 del suo 4-3-1-2, in rossonero come a Torino. Quattro anni e mezzo fa Pogba schiumava ancora rabbia a Manchester e sarebbe arrivato alla Juventus poco dopo a parametro zero (!); l’estate scorsa, il francese era già uno dei centri di gravità della Juventus, la stella splendente che restava alla Juventus nonostante le sirene del mercato ed ereditava da Carlitos Tévez la maglia numero dieci. Allegri avrebbe avuto molto piacere a non fare confronti tra i due, a non porsi la domanda senza senso di chi fosse il più forte. Avrebbe preferito provare a farli coesistere.
Sotto, Napoli-Juventus 2-1, stagione 2008/2009. Il primo gol di Hamsik alla Juventus.
I numeri stagionali, i famosi Big Data, dicono molto dell’importanza che Pogba e Hamsik hanno negli scacchieri di Allegri e Sarri. Sono cifre simili: 5 gol per entrambi (3 di destro e 2 di sinistro per Hamsik, 4 di destro e uno di sinistro per Pogba), una pass accuracy praticamente uguale (85% per Pogba, 87% per Hamsik) e la stessa lunghezza media dei passaggi, 17 metri. C’è però una statistica che fa riflettere anche sulle differenze “generali” tra Juventus e Napoli, quella delle occasioni create: 56 per Hamsik in 24 partite, 33 per Pogba in 22 presenze. Parliamo sia di key passes, ovvero passaggi chiave per lo sviluppo della manovra offensiva, sia di assist in senso stretto (6 per lo slovacco, 5 per il francese). Quindi, come dire: c’è una differenza di importanza, così come di impostazione generale: se Pogba resta un grande giocatore che, in qualche modo, si accende a intermittenza, Hamsik è un martello continuo ed è fondamentale per il Napoli. C’è anche l’altra faccia della medaglia, però: perché se Pogba non disegna prestazioni come quella di Verona contro il Chievo, addirittura abbagliante, la Juventus può battere strade alternative di gioco, passando magari per gli esterni senza veicolare centralmente, sul francese, il suo gioco offensivo. Ovvio che questo possa accadere anche nel Napoli, ma è innegabile che un Hamsik in condizioni non brillanti finirebbe col rallentare tutta la squadra. L’abbiamo scritto qui sul Napolista analizzando la partita contro la Sampdoria e contro il Carpi: lo slovacco è il vero ago della bilancia di questo Napoli. Lui gestisce la catena di sinistra, quella più utilizzata: è il filtro per passare da Ghoulam a Insigne, per dare respiro alla manovra di Sarri. Se Pogba è un bellissimo lusso, un calciatore estemporaneo che offre un appoggio, e che appoggio, alla manovra di Allegri, Hamsik è decisivo sempre. Nel bene e nel male.
Sotto, Juventus-Napoli 2-3. Doppietta di Hamsik, ultima vittoria in casa dei bianconeri.
Differenze, similitudini, affinità. L’ultimo dato, se possibile, è la conferma definitiva di quanto appena descritto sopra, della differenza di “peso” all’interno del meccanismo di gioco di Napoli e Juventus. Sembra un dato strano ed estraneo, ma è invece non solo calzante, ma indicativo come pochi altri. Numero dei dribbling a partita: Pogba 2.9, parente a 3, e Hamsik appena uno. Lo direbbe anche il numero sulle spalle, se fossimo negli anni Ottanta. Oggi, lo si dice guardando il campo: Pogba è un solista moderno inserito in un contesto che funziona, una sorta di “Dieci” dei Duemiladieci. Estemporaneità, picchi di gran calcio, genialità. Stop fantasiosi, il dribbling mozzafiato, magari il bel tiro da fuori. Hamsik, invece, è “dentro” il gioco. Sempre, comunque, anche a patto di perdere qualcosa in avanti. Il fatto che poi perda poco, perché ha comunque realizzato sei gol, dice tanto sulle qualità di un calciatore che Sarri, senza colpo ferire, ha paragonato addirittura a un mostro sacro come Gerrard. E che sembrava perduto, dopo anni di equivoci tattici, e con Mazzarri e con Benitez. Ora, invece, si gioca da pari a pari lo scontro con uno come Pogba, considerato non a torto uno dei più grandi talenti del calcio mondiale. Anzi, lo fa con una certezza in più: la squadra seconda in classifica, forse, può anche fare a meno di Pogba. La squadra prima in classifica non può assolutamente rinunciare ad Hamsik. Vi pare poco?