Juventus-Napoli ha (giustamente) catalizzato l’attenzione per una intera settimana di discussioni pallonare, e forse non solo una. Ora che è andata in archivio, ecco un nuovo anno zero da cui ripartire. In primis per capire quali possano essere i reali obiettivi di questo Napoli che giovedì (ore 19) affronterà il Villarreal per i sedicesimi di Europa League. La partita europea diventerà uno snodo fondamentale della stagione azzurra: intanto perché si potrà capire da subito la reazione post-Juve della truppa di Sarri, ma si potrà anche “pesare” l’approccio di squadra e allenatore alla prima partita europea “vera” dopo sei gare contro tre squadre decisamente inferiori. Le sei vittorie nel gironcino non sono certo arrivate per caso, il Napoli ha prima convinto e poi messo in cascina i tre punti per sei. Senza dimenticare il record di vittorie e di gol segnati e subiti. Va comunque ammesso che una buona percentuale dei successi azzurri, soprattutto quelli più rotondi, si fa risalire anche alla scarsa consistenza di avversari, come dire, non proprio trascendentali.
Ora la prospettiva cambia. C’è una corsa scudetto che è reale, l’ha detto pure la sconfitta onorevole dello Stadium, ma c’è anche questa Europa League che il Napoli gioca con la patente di favorita d’obbligo sia dopo la semifinale raggiunta nello scorso anno sia dopo il girone di cui sopra. Fare due pesi e due misure, nel senso di turnover “selvaggio”, come finora è stata abitudine di Sarri, adesso diventa più rischioso. Merito o colpa della forza dell’avversario (il Villarreal è quarto in Liga a cinque punti dal Real Madrid terzo in classifica) ma anche di un precedente poco rassicurante. La sfida con l’Inter in Coppa Italia, quella che resta ad oggi l’unica sconfitta casalinga stagionale, ci ha detto che questo Napoli cambia radicalmente pelle quando rinuncia ad alcuni calciatori e si ritrova a fronteggiare un avversario “serio”. Nell’analisi tattica di quella partita, sottolineammo come la pur idealmente giusta accoppiata Valdifiori-Gabbiadini (un must, finora, in Europa League) si fosse trovata in difficoltà contro una difesa registrata come quella di Mancini, con centrali duri e bravi nel gioco aereo. Buttare la croce addosso ai soli vice di Jorginho e Higuain è ovviamente ingeneroso. Napoli-Inter fu una partita particolare, in cui gli azzurri si ritrovarono sotto senza aver concesso nulla e Sarri fu costretto a cambi forzati causa infortunio. Fa poco testo, in questo senso. Però, la situazione cambia se la si guarda dal punto di vista della brillantezza offensiva: scrivemmo che Higuain, in 25 minuti, creò il triplo delle occasioni costruite da Gabbiadini nei primi 75’ di gioco. Parliamo del Pipita, per distacco il primo attaccante, se non calciatore assoluto, del campionato di Serie A. Come dire: ci mancherebbe altro. Però, la notte e la partita di Gabbiadini furono un po’ insolenti, abuliche in generale, forse anche a causa di una condizione fisica troppo deficitaria. Incise, ovviamente, un’Inter disegnata appositamente ed esclusivamente per neutralizzare il gioco del Napoli.
Gabbiadini-Higuain è un po’ la chiave di volta per capire e fare l’anteprima di questo Villarreal-Napoli. Gli spagnoli di Marcelino sono nettamente diversi dall’Inter: 4-4-2 come modulo di riferimento, esterni d’attacco reali e fantasiosi. Una squadra che gioca a due tocchi e raramente rinuncia a proporre gioco pur cercando di non perdere gli equilibri, così come sostenuto dal suo allenatore («Le piccole squadre non possono puntare solo a difendersi, altrimenti tutto si riduce a un discorso di individualità. Gli undici calciatori devono partecipare a entrambe le fasi, sempre»). I due centrali titolari sono Victor Ruiz (vecchia conoscenza del Napoli) e Musacchio, difensori affidabili ma non eccellenti come Murillo e Miranda. Una coppia che potrebbe permettere a Gabbiadini (quello vero) di sfruttare al massimo le sue qualità di inserimento secco o di tiro lontano dall’area. Come dire: potrebbe essere un’occasione, per Gabbiadini ma pure per lo stesso Sarri, perché sarebbe turnover ragionato e non solo una necessità per far riposare Higuain in vista del campionato.
Discorso analogo per l’altro dubbio, quello che più di ogni altro altera il modo di giocare del Napoli: Mirko Valdifiori. Un calciatore cresciuto molto rispetto al lento ragionatore delle prime partite a Napoli, ma un regista ancora troppo lontano dal modo di giocare di una squadra nata, cresciuta ed esplosa attorno ad un magistero diverso: quello di Jorginho. Il Napolista ne ha scritto dopo Napoli-Carpi, nell’analisi tattica. Anche in questo caso, però, gli avversari sembrano su misura per un rilancio in grande stile dell’ex Empoli: due soli centrali di centrocampo, quindi la possibilità di spazi non intasati in cui trovare i tempi della palla verticale e a scavalcare le linee, una giocata tipica del repertorio di Valdifiori. Una palla appetibile proprio per Gabbiadini, più di ogni altro. Villarreal-Napoli è un’occasione, quindi. Per offrire anche a calciatori con caratteristiche diverse rispetto ai titolari una vetrina importante per mettersi in mostra e creare dei dubbi in vista delle ultime tredici di campionato. Anche perché ci sono 90 minuti per rimediare agli eventuali errori del Madrigal, a patto che non siano troppo penalizzanti.
Il resto del turnover si può dire che faccia (ora) meno paura. Questo è un grande merito di Sarri: lentamente, ma con costanza, tutti i calciatori dell’organico sono stati inseriti nei meccanismi. Ecco che allora un Chiriches, uno Strinic, un Maggio o un David Lopez in luogo dei titolari sono diventati cambi meno clamorosi rispetto al passato. Anzi, non lo sono per niente. Figuriamoci un Mertens, praticamente un titolare aggiunto. Questi calciatori sono parte del progetto, sono funzionali pur se meno performanti dei “titolarissimi”. In attesa di Grassi, poi, che è destinato a ritornare in campo anche prima del previsto.
Il Napoli potrà dire la sua a Villarreal e su tutti i campi di Europa League concedendosi qualche lusso di turnover. Certo, cambiare cinque o sei elementi sarà più difficile che in passato, anche perché, l’abbiamo già detto, la qualità degli avversari è già salita e salirà ancora (in Europa League ci sono squadrette come Liverpool, Manchester United, Borussia Dortmund e Siviglia) in caso di passaggio del turno. Rispetto al 2013 (San Valentino di sangue al San Paolo contro il Viktoria Plzen, 0-3), il Napoli è cresciuto anche in questo senso. E quindi fare una scelta oggi, già oggi, tra campionato ed Europa League sarebbe sbagliato, soprattutto nei confronti di una rosa risicata ma che può gestire il doppio impegno. Anche con Valdifiori e Gabbiadini, due “lussi” della panchina che cambiano un po’ il modo di giocare che ha portato il Napoli a giocarsi lo scudetto ma che in molti invidiano a Maurizio Sarri.