Difende i 38 scudetti, compresi i due revocati. Dimentica di dire che lui fece ciao ciao alla Juventus e si accasò proprio all’Inter dove giocò tre stagioni

Zlatan Ibrahimovic è evidentemente convinto che le persone siano idiote. Nel libro «Adrenalina. My Untold stories», l’autobiografia scritta col giornalista Luigi Garlando, parla anche di Calciopoli. Lui è stato alla Juve, dal 2004 al 2006, ha vinto quegli scudetti poi revocati. Ibra difende il numero di scudetti vinti dalla Juventus: per lui non sono 36, come dice la giustizia sportiva, ma 38.
“Quando entro allo Stadium di Torino e vedo il numero 38 accanto allo scudetto tricolore, io non penso a un errore, penso che quello sia il numero esatto e che quella sia la vera giustizia: noi abbiamo vinto quei due scudetti perché noi eravamo la migliore squadra d’Italia e poi ce li hanno tolti”.
Non so se sia stato manipolato il sistema in qualche modo, dice, ma non gli interessa saperlo.
“so che nessuno ha manipolato le mie corse in campo, i miei gol, la mia fatica in allenamento, le mie ferite, i miei infortuni. E nessuno ha manipolato il sudore e il talento dei miei compagni. Dopo settanta-ottanta partite, vince solo chi è più forte: è la giustizia del campo quella che conta nello sport. Perciò continuerò a sentire miei i due scudetti che ci hanno tolto. Come è stato possibile darne uno dei due a qualcun altro? E come hanno fatto gli altri ad accettarlo? Se squalifichi quello che ha vinto e dai a me la sua medaglia, io non la voglio. Anzi, mi offendi se me la dai. Se io vado in giro con quella medaglia al collo e dico «Ho vinto!», è indegno”.
Quel che Ibrahimovic evidentemente dimentica, è che lui abbandonò la nave Juventus che stava andando alla deriva (in Serie B) e andò proprio all’Inter il club indegno di cui lui parla. E con l’Inter giocò tre stagioni. Evidentemente, all’epoca non lo riteneva così indegno.
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