Lo scioccante rapporto sugli incidenti a Wembley per la finale degli Europei: “Solo per caso non ci è scappato il morto”
Un comportamento criminale senza precedenti a Wembley, combinato con “l’incapacità collettiva di prevedere il rischio” delle autorità ha trasformato la finale degli Europei in “una zona di guerra”. Lo ha stabilito un’indagine indipendente di quattro mesi firmata da Louise Casey sui disordini che “solo per caso non provocarono feriti gravi e morti”. C’è scritto nero su bianco in un rapporto di 129 pagine che esplora come “il nostro più grande evento di calcio degli ultimi 55 anni” sia diventato “una fonte di vergogna nazionale”.
C’è un po’ di tutto nel rapporto. Si racconta persino di un bambino su sedia a rotelle strappato al padre e usato per entrare allo stadio da uno mascherato da steward.
Duemila tifosi senza biglietto hanno preso d’assalto Wembley quel giorno, in 17 diversi punti di ingresso. Altri 6.000 stavano aspettavano che si aprissero le porte al fischio finale. Tra fiumi di alcol e droga. Il rapporto, durissimo, la definisce una “tempesta perfetta”: “C’è stata un’incapacità collettiva di prevedere il rischio”.
Il rapporto, pubblicato oggi, è un atto d’accusa che non risparmia nessuno, dal governo alla polizia locale.
I dettagli dell’inchiesta sono inquietanti. “In modo preoccupante, i tifosi senza biglietto hanno preso di mira i disabili in modo predatorio, vicino ai tornelli”, si legge. “Un fan senza biglietto ha cercato di fingersi steward, ha strappato un bambino disabile al padre, per usarlo per farsi strada attraverso un cancello d’ingresso. Ha preso la sedia a rotelle e l’ha spinta verso la porta”, usandola come un ariete.
Un intervistato ha affermato che era “come una zona di guerra, non ho mai visto niente di simile. Vandalismo, teppisti, vetri rotti, persone ubriache, polizia assente”. Un altro ha aggiunto: “Ho visto bottiglie e lattine lanciate contro le persone, bambini rannicchiati dietro i genitori per nascondersi, alberi strappati e lanciati, gente che si arrampicava sui tetti e lanciava oggetti sulla folla”
Ovviamente nel mezzo del caos, il personale è stato costretto a interrompere i controlli Covid per circa 40 minuti. Casey scrive che è “difficile non concludere che gli eventi dell’11 luglio, sebbene chiaramente spaventosi, avrebbero potuto facilmente essere molto peggiori, portando a lesioni gravi o addirittura mortali”.
Se vuoi essere sempre aggiornato seguici su Google News