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Napoli, Murales Maradona. La gente dei Quartieri porta i santini

Napoli, Murales Maradona. La gente dei Quartieri porta i santini

Sono da poco passate le 16 e in via Emanuele De Deo inizia un pellegrinaggio spontaneo. Sotto al murales Maradona che ha appena recuperato il suo volto, la gente del quartiere inizia a riunirsi portando ognuno con sè qualche reliquia dell’epoca. 
C’è un ragazzo sulla moto che guarda insistentemente il suo cellulare. Sta cercando le differenze rispetto al viso originario di Maradona: ha sul telefonino una foto del cugino insieme ad altri ragazzini esultanti sotto al murales.

Arriva anche la signora Mena, che racconta: «Per noi Maradona era tutto. La buonanima di mio marito mi portava con lui allo stadio a vedere quel Napoli. Cantavamo “Maradona sì megl’ ‘e Pelè». Tira fuori un vero e proprio armamentario, compreso l’album dei calciatori dell’anno 1986/87.

  

  


Si avvicina un signore in motorino: tira fuori un santino dal portafogli. Anche qui, c’è Maradona.

    

Patrizio, detto “bacchettone”, racconta di aver aiutato Mario Filardi a piazzare l’impalcatura su cui arrampicarsi per fare il murales, insieme alle Teste Matte, e di aver dato una mano a dipingere. «Quando hanno tolto l’impalcatura ci stavo anche rimanendo – racconta – Mi stava cadendo tutto addosso. Ci abbiamo messo tre giorni e due notti: lavoravamo con i fari delle macchine accese per finire il murales».
Mentre parliamo con lui arrivano anche Ciro e Luciano, dei Lions. Ciro ha conservato lo speciale del Mattino dell’epoca con le foto della festa per lo scudetto e ce lo mostra: «Noi dei Lions potevamo solo stare sotto a guardare», ci spiega.  

  

Da un balcone si affaccia qualcuno che mostra un poster di Maradona. La celebrazione continua.

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