Quando Leonardo Bonucci ha segnato con tutta la calma del mondo il rigore della qualificazione alla finale di Coppa Italia, il tifoso medio di altre squadre coinvolte nella lotta per lo scudetto deve essersi fatto questa domanda, più o meno: «ma se questi riescono a sfangarla pure nel match che giocano peggio da un decennio a questa parte, che speranze ci sono per il resto delle partite?». Giusto, comprensibile, condivisibile.
Eppure, però, Inter-Juventus 6-5 dcr, per dirla come gli almanacchi, ha detto e suggerito davvero qualcosa di diverso rispetto al solito. Ovvero: anche la Juventus ha delle seconde linee che, fatalmente, non sono all’altezza dei titolari. Le due squadre dei bianconeri sono un falso mito, così come in realtà lo sono ovunque. Certo, ogni cosa va contestualizzata e letta insieme alle contingenze: 3-0 all’andata, qualificazione teoricamente in ghiacciaia, Inter quindi tendenzialmente in disarmo e la possibilità-necessità, per Allegri, di far rifiatare qualcuno con un po’ di turnover. Tutto vero, tutto bello e accettabile.
Però se poi la squadra di Mancini inizia subito a disegnare quella che è, senza dubbio alcuno, la sua miglior prestazione dell’anno, ecco che le scelte del tecnico bianconero diventano, all’improvviso, avventate e semplicemente sbagliate. Ecco che la difesa a quattro vista pure contro il Napoli diventa una tazzina di porcellana tenuta insieme giusto giusto con l’attack, ecco che il centrocampo inizia a soffrire il pressing asfissiante di Medel e le qualità in impostazione di Marcelo Brozovic. Ecco che l’attacco latita, completamente soggiogato da una terza linea nerazzurra raffazzonata e improvvisata, leggi D’Ambrosio centrale, a causa di squalifiche e defezioni varie.
Ecco che, soprattutto, i confronti interni iniziano a essere un po’ difficoltosi se si parla di qualità assoluta: Rugani non può valere ancora Barzagli, Asamoah e Lemina non valgono Pogba, Hernanes non vale Marchisio e Sturaro non vale Khedira. Cambi questi quattro, insieme, e tutti ne risentono. Perché pure Cuadrado non avrà più le spalle coperte sulla sua fascia, mentre dall’altra parte Alex Sandro giocherà pure una partita niente male (bellissimo e correttissimo il duello tra secondo tempo e 120esimo con Biabiany), ma comunque non assicura l’equilibrio mentale e tattico di Patrice Evra. E poi i due attaccanti, probabilmente gli unici veri esponenti di quella seconda squadra alla pari. Morata e Zaza sarebbero titolari ovunque, in Serie A, meno che nel Napoli perché c’è Higuain. Nello scacchiere di Allegri, vengono dietro Mandzukic e Dybala, ma in realtà cambia qualcosa più a livello di caratteristiche che di bravura in valore assoluto. Lo specchio delle difficoltà della Juve-2 sono proprio loro, tanto devastanti quando entrano in corsa nella squadra “titolare” quanto spauriti, ieri, in una serata di assoluto dominio nerazzurro. Tanto da fallire, entrambi, le poche occasioni capitate dopo gli errori individuali dei difensori di Mancini.
E poi c’è la questione atteggiamento, che ovviamente fa sempre la differenza quando si analizzano cose in cui sono coinvolti gli esseri umani. L’Inter di ieri sera è entrata in campo senza niente da perdere, ha giocato con la sfrontatezza di chi sa che può e deve fare solo l’impresa, e che neanche l’impresa, alla fine, possa bastare. Appunto. La Juventus, invece, è entrata certa di aver già vinto e per questo distratta, poco concentrata e poco cattiva. Se giochi così, fai ancora più fatica a dimostrare che la tua seconda squadra è all’altezza della prima. O che esiste davvero, che è più o meno la stessa cosa.
Chi scrive, con queste considerazioni, non vuole assolutamente sostenere che allora sì, magari il Napoli ha la stessa qualità nelle alternative della Juventus. Non esiste, la differenza è palese nonostante il match di San Siro e nonostante tutto. Però, come dire: Marchisio sì o no, Pogba sì o no, Khedira sì o no, non è la stessa cosa. La seconda squadra della Juventus esisterà pure ed è più forte di quella del Napoli e della Roma e della Fiorentina, ma non è assolutamente paragonabile alla prima squadra della Juventus stessa. Le riserve non valgono i titolari, semplicemente. Com’è giusto che sia e com’è sempre stato, dovunque, in tutti i tempi. Perché se al Barça togli uno dei suoi tre attaccanti, deve giocare Munir. E, vi assicuro, con Munir al posto di Neymar la situazione cambia di molto. La Juventus ha lo stesso morbo del Napoli, uguale identico a quello di tutte le squadre del mondo. Semplicemente perché non è un morbo: è tutto normale e sarà sempre così. Il turnover, a volte, è una necessità. Però può fare anche male.
Te ne accorgi quando Leonardo Bonucci ha segnato con tutta la calma del mondo il rigore della qualificazione alla finale di Coppa Italia e poi non ha fatto il gesto di sciacquarsi la bocca. Se la papera non galleggia benissimo, vuol dire che l’acqua è poca. Pure alla Juventus.