Bologna, Siena, Genoa, Cesena, Milan e di nuovo Siena. Quattro anni fa, più o meno di questo periodo, il Napoli metteva in fila sei partite senza vittoria contro queste squadre. Due sconfitte (a Genova e nella seconda a Siena, in Coppa Italia) e quattro pareggi, cinque gol fatti e sette subiti. In mezzo, tra Genoa e Cesena, solo una gioia: Napoli-Inter 2-0, sempre in Coppa Italia con doppietta di Cavani. Poi venne Napoli-Chievo. Oggi, quattro anni dopo, il Napoli viene da cinque match senza successi (Juventus, Villarreal, Milan, Villarreal e Fiorentina), tre gol fatti e cinque subiti. E anche ora c’è Napoli-Chievo.
Il parallelo storico è impressionante tanto è, per l’appunto, parallelo. L’unica differenza, a parte la leggera discrepanza di date (domani è 5 marzo, nel 2013 Napoli-Chievo si giocò il 13 febbraio) è che quel Napoli, il terzo di Mazzarri, era qualificato agli ottavi di Champions League ma era molto lontano dalla vetta della classifica. Era la stagione 2011/2012: un inizio brillante, in campionato come in Europa (due vittorie iniziali contro Cesena e Milan, il pareggio al City of Manchester), sembra lanciare gli azzurri verso una grande annata. La sconfitta proprio col Chievo (il Chievo è ovunque) nel match dell’andata al Bentegodi ridimensiona subito la stagione del Napoli, bellissimo in Champions e meno concentrato in campionato. Se al San Paolo il Bayern è costretto al pareggio e cadono Manchester City e Villarreal, succede pure che si perda con Parma e Roma e si pareggi con Cesena e Bologna nel periodo più nero, subito dopo le feste di Natale.
Napoli-Chievo è un po’ la partita dell’atteso riscatto, della marcia che ricomincia dopo un po’ di grattate cercando di mettere la terza. Anche perché l’ultima, tra le sfide senza successo, è stata probabilmente la peggiore: Siena-Napoli, semifinale di andata di Coppa Italia, è finita 2-1 per i toscani. Nel gelo dell’Artemio Franchi, gli azzurri riescono a farsi battere da una squadra schierata praticamente senza giocatori titolari, con la giovane sensazione Destro neanche in panchina e gente come Farelli (attuale portiere di riserva del Latina), Belmonte (oggi al Perugia) e Pesoli (gioca nell’Aquila, in prestito dal Pescara) in campo dal primo minuto. Proprio quest’ultimo, difensore centrale, evita al Napoli una figuraccia probabilmente letale, addolcendo con uno sfortunato autogol il 2-0 maturato dopo i gol di Reginaldo e D’Agostino. Il 2-1 colto in Toscana sarà ribaltato al San Paolo da un altro autogol, stavolta di Vergassola, e da un colpo di testa di Cavani. Solo che questo, prima di Napoli-Chievo, nessuno può saperlo. Tanto che, al San Paolo, si presentano in pochi intimi: 23mila spettatori scarsi dimostrano che, per questa partita, non ci sono né grande attesa né tantomeno una fiducia reale, radicata. Il Napoli, invece, riparte di slancio. E nel modo più inaspettato possibile, col primo gol in azzurro di Miguel Angel Britos che svetta su un calcio d’angolo battuto da Lavezzi e fa secco Sorrentino. A otto minuti dall’intervallo, arriva pure il raddoppio di Cavani che si procura e trasforma un rigore. Dopo, è solo tempo di amministrazione e controllo. L’unico momento vivo è la sostituzione dell’89esimo minuto, con Edu Vargas che entra al posto di Cavani. Uno dei capitoli di un non-libro: “La fiducia secondo Walter Mazzarri”. Finisce 2-0. Alleluja.
Si parlerà di preparazione tarata sull’impegno di Champions League, Napoli-Chelsea, in programma otto giorni dopo. Sì, perché il Napoli risorge e vivrà al meglio la bellissima sfida con i Blues e il periodo immediatamente successivo: dopo Napoli-Chievo, Mazzarri e i suoi si fermeranno solo a Londra, dopo il 3-1 dell’andata. Nel frattempo, avranno messo insieme cinque vittorie consecutive in campionato. Sì, esatto. Proprio cinque. Non a caso.