Al CorSera: «Benigni e Troisi mi avevano conosciuta a una festa. Gli serviva una ragazza per un piccolo ruolo. Non sapevo fare niente e glielo dissi»

Sul Corriere della Sera una lunga intervista ad Amanda Sandrelli. 57 anni, è figlia di Stefania Sandrelli e del cantautore Gino Paoli. Quando è nata, il padre era sposato con un’altra donna, Anna Fabbri, che a sua volta aspettava un altro figlio, Giovanni, nato tre mesi prima di lei. Era il 1964. Per questo Amanda non ha avuto subito il cognome del padre.
«Sono stata la figlia del peccato e di padre ignoto fino all’età di 25 anni!».
Ciò nonostante, la moglie del padre la accolse come una mamma. Quando aveva 8 anni, infatti, andò a vivere a casa di Gino Paoli, a Milano.
«A casa di papà venni accolta con molto affetto da Anna, che aveva un carattere meraviglioso, è stata per me una seconda madre e abbiamo costruito un bellissimo rapporto. Certo, crescendo ci sono stati dei nodi da sciogliere, mi sono posta delle domande e sono andata in analisi per un decennio, tra i 23 e i 33 anni. È stato un percorso importante, mi piaceva andare dallo psicoanalista che non ti risolve i problemi, semmai te ne crea di nuovi e così almeno non compi sempre gli stessi errori».
Parla dei genitori.
«Due persone speciali, due statue gigantesche (…). Stefania e Gino sono stati ingombranti, importanti anche economicamente, ma io come loro sono sempre stata indipendente e per questo ho deciso presto di andare a vivere da sola, in una mia casa, in un posto solo mio. Il confronto con loro non mi ha mai preoccupato, non sono né gelosa, né competitiva e questa caratteristica mi ha aiutato anche quando, per esempio, mi chiedevano se invidiassi la bellezza di mia madre: per carità, ne sono stata assolutamente orgogliosa! La sua bellezza appartiene a me».
Sul rapporto con Gino e Stefania:
«Con mamma sono cresciuta, molto presente affettivamente, pur se sempre in giro per lavoro. Con papà il rapporto si è costruito più tardi: lui è veramente un artista, e il talento creativo non è facile da gestire, ha un costo, si paga, con tutti i pro e i relativi contro. Quando ero piccola, lo giudicavo piuttosto pesantino, alternava momenti di grande amorevolezza ad altri in cui non esistevo, non c’ero proprio nella sua mente… Tra l’una e l’altro, mi sentivo in bilico sul filo da acrobata, ho dovuto cercare un mio equilibrio precario, che per fortuna ho trovato e mi sono affrancata».
Non hanno mai influito sulle sue scelte professionali.
«Anzi, semmai era mamma a chiedermi consigli, suggerimenti, giudizi sul suo lavoro… un suo modo per farmi sentire importante. Il suo unico consiglio a me è stato il seguente, molto pratico: non bere il caffè prima di fare foto in primo piano, perché macchia i denti. Complimenti da papà? Molto rari, è sempre stato piuttosto orso di carattere, però adesso che è un po’ vecchietto è sicuramente più tenero».
Nel cinema, Amanda ha debuttato in «Non ci resta che piangere» con Benigni e Troisi.
«Solo perché mi avevano conosciuto, appena diciottenne, durante una festa a casa e gli serviva una ragazza per un piccolo ruolo. Non sapevo fare niente e glielo dissi tranquillamente, ma loro mi vollero sul set… accettai per divertirmi e per guadagnare un po’ di soldi».