Crystal Palace ed Everton in semifinale. Tra quarti e ottavi, invece, hanno giocato o giocheranno Hull City, Shrewsbury Town, Bournemouth, Watford. Più Arsenal e Manchester United, unici top team ancora in corsa.
Quest’anno noi italiani non possiamo lamentarci di come sia andata la Coppa Italia, con le belle favole di Spezia e Alessandria approdate fino ai quarti o a San Siro per la semifinale. La Fa Cup, però, è un’altra cosa. Un’altra pasta. E lo capisci, più che dai racconti di quella che è la competizione per club più antica del mondo – è nata addirittura nel 1872 –, da come la Coppa Italia abbia riacquistato (un minimo di) credibilità e appeal solo quando la formula è stata mutuata proprio dalla Coppa d’Inghilterra.
Gli scontri diretti secchi, infatti, sono la caratteristica peculiare della Fa Cup. Solo che, già rispetto all’Italia, esistono meno paletti nel sorteggio. Una formula più primitiva, ma al tempo stesso più evoluta. Tutti contro tutti, draw senza teste di serie e senza alcun crossover con altre competizioni, come si fa qui da noi. Una roba antisportiva, quella di riservare una corsia preferenziale alle migliori del campionato precedente, che in Inghilterra non esiste: basti pensare alla sfida tra Chelsea e Manchester City, prima e seconda in classifica nella premier 2014/2015, agli ottavi di finale di quest’anno. E che partita e che sorpresa, poi: quello che forse è il peggior Chelsea del decennio ha battuto i Citizens con un roboante 5-1. Anche il resto del format è assolutamente democratico: gioca in casa la prima squadra sorteggiata, indipendentemente dalla categoria di appartenenza. In caso di pareggio al 90esimo, replay a campi invertiti. E poi semifinali e finale a Wembley, con piccole o grandi città al seguito e il resto dell’Inghilterra attaccata alla tv. Roba da Fa Cup, appunto.
Incide certamente il prestigio storico, ma anche una gestione diversa del format e del prodotto mediale: la Fa Cup, nei suoi primi anni di vita, era considerata addirittura più importante del campionato. E questa concezione è in qualche modo rimasta radicata nello UK, tanto che, nel 2016, i tabloid ancora si indignano se Manuel Pellegrini fa turnover in vista di una sfida di coppa allo Stamford Bridge. E poi il suo Manchester City perde 5-1. D’altra parte, c’è anche un’attenzione diversa dei media. Ieri e oggi, giornate di quarti di finale, quello che è il campionato più importante e ricco del mondo è stato messo in secondo piano rispetto alla Coppa. Partite della Premier spostate, magari messe in mezzo a settimane-buca, pur di lasciare il week-end alla Fa Cup. Pensate se qualcuno lo proponesse per un quarto di finale di Coppa Italia. Ecco, appunto.
Certo, ci sono anche i contro: le squadre inglesi, che giocano pure la League Cup, sono sottoposti ogni anno a un vero tour de force. Basti pensare al numero di partite effettive: se un top club di Premier volesse tentare un’incredibile quadripletta, ovvero di vincere Premier, Champions, Fa Cup e League Cup, dovrebbe giocare la bellezza di 63 partite in un solo anno. Se al posto della Champions mettessimo l’Europa League, arriveremmo a 65 tonde tonde. Conto pari.
Per tutto questo, l’albo d’oro e delle squadre finaliste è pieno di vere e proprie esperienze wild: gli ultimi due trofei sono stati sollevati dall’Arsenal, ma quello del 2013 è stato vinto dal Wigan, club che oggi gioca addirittura in terza serie. I Gunners del 2014, invece, furono costretti a una super-rimonta dall’Hull City, che in un Wembley meraviglioso e colorato di nero-ambra (i colori delle Tigers) andarono in vantaggio di due gol. In realtà, l’elenco dei vincitori non è molto dissimile da quello degli altri paesi. Alla fine, pure qui e anche giustamente, sono quasi sempre i più forti a trionfare. Però ci sono le eccezioni: il Milwall finalista nel 2004, l’ultimo atto del 2008 tra Portsmouth e Cardiff City. Roba che si vede poco da altre parti, men che meno qui da noi. Dal 2003 a oggi, sono arrivate in finale solo Lazio, Milan, Roma, Inter, Sampdoria, Napoli, Fiorentina e Juventus. Otto squadre in tutto per 28 posti, con Samp e Fiorentina presenti una sola volta. I soliti noti, sempre e comunque. Altro che Fa Cup.