Nell’analisi tattica di Palermo-Napoli abbiamo magnificato la sua prestazione con questi passaggi qui: «Jorginho Frello è il calciatore che è cresciuto di più rispetto all’ultima stagione. Non ce ne siamo accorti solo ieri sera, solo che il suo Palermo-Napoli è stato qualcosa di sontuoso, di eccellente: 164 palloni giocati, un totale del 93% di pass accuracy e pure 2 palle recuperate. […] Ha confezionato due passaggi chiave e lo splendido assist in verticale che ha liberato Insigne solo davanti a Sorrentino».
Se questi numeri vi ricordano solo il CAP di Vigevano, forse avrete maggiore dimestichezza con le percentuali: perché Jorginho non è solo il calciatore che tocca più palloni in campionato, ma è pure quello che li gioca in maniera migliore. Il 91% delle sue giocate in appoggio, infatti, risultano utili. È il rapporto più alto dell’intero torneo, due punti percentuali sopra a quelli di Borja Valero, Roncaglia, Barzagli, Medel e Glik. L’unico confronto valido è quello con lo spagnolo della Fiorentina, perché gli altri svolgono altri compiti in campo oppure hanno caratteristiche diverse (Medel è l’unico altro centrocampista, ma è più che altro un interdittore): l’ex Villarreal si ferma all’89%, ma su 1666 tocchi. Come dire: Jorginho sbaglia meno degli altri avendo mille occasioni in più per commettere errori. E mille non è un’iperbole: è una cifra reale, arrotondata appena per difetto.
Un’altra parte importante del discorso su Jorginho è quella del «calciatore più cresciuto della stagione in corso». Rispetto a quella precedente, l’ex regista del Verona è un altro giocatore perché inserito in un contesto che gli è molto più congeniale. Dal gioco posizionale di Benitez all’intensità di Sarri, il passo non è così lungo come si possa pensare, anche perché, soprattutto nei movimenti sulle fasce, il Napoli di oggi vive dinamiche similari: le sovrapposizioni dei terzini sugli esterni offensivi, i triangoli con il centrocampista che viene in supporto sull’out. La differenza sostanziale tra i due schieramenti sta proprio nel ruolo di Jorginho che da una metà del doble pivote davanti alla difesa si è trasformato in volante. Un cambio fondamentale per un regista, soprattutto per uno bravissimo a gestire tempi e palloni sull’asse orizzontale: Jorginho, infatti, applica una regia diversa, ad esempio, di quella di Valdifiori, uomo verticale amante della palla lunga e tesa. L’ex gialloblu opera passaggi più elementari, magari pure ripetuti, ripetitivi e ravvicinati, ma fondamentali per applicare quello che è il dettame principale della squadra voluta, creata e pensata da Sarri: il movimento veloce del pallone. Tanto che, analizzando il dato della lunghezza media dei suoi passaggi, Jorginho vanta il terzo valore assoluto più basso della Serie A con i suoi 16 metri. Tra i primi, David Lopez con 14 metri; tra i secondi, Allan con 15.
Autocitazione all’interno dello stesso pezzo: «la squadra voluta, creata e pensata da Sarri». Aggiungerci alla fine “intorno a Jorginho” non sarebbe una bestemmia. E nemmeno una forzatura. Anzi. Il Napoli di oggi, splendido secondo in classifica, nasce nel giorno di Napoli-Bruges, prima partita da titolare in questa stagione di Jorginho come regista puro davanti alla difesa. Sarri ha cambiato sé stesso e il Napoli che aveva in mente, privilegiando lo sfruttamento della velocità e dell’ampiezza orizzontale più che la verticalità garantita dalla presenza di un trequartista puro e da due attaccanti sulla stessa linea. Pensare che l’abbia fatto proprio per valorizzare al massimo Jorginho non è un’utopia. Così come non lo è immaginarsi un Jorginho a suo agio negli allenamenti in un centrocampo a tre, addio al doble pivote, e quindi capace in poche sedute di mettere in difficoltà Sarri anche nei confronti del suo pupillo Valdifiori. Che, probabilmente, è l’unico di tutta questa storia ad uscire sconfitto, o quantomeno ridimensionato. Ci sarebbe qualche appunto da fare pure a Rafa Benitez, che con la sua insistenza ha in qualche modo contribuito a rendere più difficile l’affermazione di un calciatore che, a Verona, con due mediani di corsa accanto, era riuscito a esprimersi fino a livelli assoluti. Fino a entrare nel giro di nomi per la nazionale italiana. Lui, brasiliano di nascita ma cresciuto calcisticamente nel nostro paese, sarebbe eleggibile per gli Europei.
È stato convocato anche per una gara dell’Under 21, nel 2012, ma non è sceso in campo. Tra qualche mese ci sono gli Europei, e Antonio Conte, che ha fatto esordire Miro Valdifiori durante l’ultimo campionato, è moralmente obbligato a farci un pensierino. Come per Insigne, più che per Insigne. Perché in questo momento Jorginho non ha rivali nel suo ruolo, e potrebbe tranquillamente condividere il centrocampo con Marco Verratti, stella e protagonista designato dell’Italia del ct salentino. Stesso linguaggio di altissimo valore tecnico, ruoli complementari e la possibilità di elevare al massimo la qualità del reparto di mezzo. Come è già successo col Napoli, del resto: Conte faccia come Sarri e non sprechi quest’occasione. Ne trarrà giovamento, ci scommettiamo.