Era l’ultimo totem da abbattere nel controverso rapporto tra Aurelio De Laurentiis e la napoletanità. La pizza. A chiamarlo in causa è Maurizio Cortese, noto gourmet napoletano, sodale per lungo tempo di Stefano Bonilli – il principe della critica gastronomica -, che all’Hotel Parker’s ha presentato il suo libro “Tre meno meno – Diario di un gourmet napoletano”. Una piacevole serata tra cibo e pallone – le due autentiche passioni di Cortese – presentata da Donatella Bernabò Silorata, i giornalisti del Mattino Luciano Pignatatro e Francesco De Luca, Livia Iaccarino “la signora Don Alfonso”, con due ospiti d’eccezione: Vinicio e appunto De Laurentiis. Oltre a una serie di chef e imprenditori della gastronomia campana.
L’intervento del presidente ovviamente non è passato inosservato. Ha ricordato come la gastronomia fosse di casa dai De Laurentiis. Un nonno ha fondato il pastificio di lusso De Laurentiis, un altro era cuoco. Sin dagli anni Ottanta avrebbe voluto aprire un laboratorio gastronomico sul modello Eataly ma poi i piani furono sconvolti dalla prematura scomparsa di suo cugino. Lo zio Dino, allora, per dimenticare il dolore, per un paio di anni si dedicò alla ristorazione per poi tornare al cinema.
De Laurentiis comunque raccoglie la provocazione di Cortese sul duello tra pizza napoletana e pizza romana. Ed esordisce – davanti a mostri sacri come Enzo Coccia, Gino Sorbillo e Alfredo Forgione – dicendo che la «pizza napoletana non è buona». Lo dice a metà tra il serio e il faceto. Definisce la pizza uno street food. «Ha un grande successo perché costa poco, adesso sbagliando la si vuoe trasformare in un piatto ricco». Si definisce un grande fan della pizza acqua e farina di Aurora a Capri. Prende bonariamente in giro la pizza di Sorbillo: «Non la puoi mangiare con le mani, come si dovrebbe, perché cola da tutte le parti». Sempre in bilico sul crinale dell’ironia, poi De Laurentiis elogia i tre imprenditori della pizza definendoli «tre geni che hanno elevato uno street food a un piatto importante nel mondo. Eravamo falcidiati da Pizza Hut e da tutte queste stupidate. Abbiamo concesso che in Germania facessero il San Marzano falso, e in America una pizza che cresce nella pancia. Ma io ci tengo alla pizza, al punto che stiamo realizzando un documentario sulla pizza con Luca Verdone, il fratello di Carlo, e Domenico De Masi. Per far sapere a tutti che la pizza è un patrimonio di Napoli. E ha concluso con un appello per l’alimentazione: la gente non sa mangiare, pensa solo a risparmiare. Io dico mangiate il 50% e spendete il 200%».
Ha parlato anche di calcio, ovviamente. Dopo aver lanciato una stoccata gastronomica ai francesi: «Facevano quelle salse di merda per coprire la putrefazione delle carni che non riuscivano a conservare perché allora non c’erano i frigoriferi».
Alla vigilia di Napoli-Genoa, ha detto: «Conosco gli equilibri fragili dell’umanità. Alla vigilia non possiamo mai parlare del calcio Napoli. Mi ha fatto piacere il collegamento tra il Napoli di Vinicio e quello di Sarri, due squadre che riescono a divertire. Purtroppo mi acciorgo che in tanti non sono informati su quel che avviene nel Napoli. Dalle domande dell’uomo della strada, capisco che si sanno poche cose. Illunedì sera le tv napoletane dicono le più grandi stronzate. Ma questa storia finirà: da giugno avrete la vera televisione del Napoli che farò io».
Prosegue De Laurentiis: «La gente non sa che quetso fesso, o non fesso, ha rinunciato a 95 milioni durante il mercato estivo. E mi riferisco a tutte le offerte che ho ricevuto, tra cui quella di 30 milioni della Juventus per Hamsik. Qualcuno ha persino bussato per Higuain, perciò ho messo quella clausola, poi se c’è qualcuno disposto a pagarla, vedremo; la madre degli stupidi è sempre incinta. Non ho messo in vendita nessuno perché avendo un nuovo allenatore non potevo permettermi di fare una squadra. Gli ingredienti per fare una buona ricetta c’erano tutti. Il Napoli fa quello che può. I nostri 120 milioni di fatturato contro i 380 della Juve, era complicato far rimanere i calciatori che siamo riusciti a far rimanere. Io sono un teorico dei bilanci. Non ho mai rimesso una lira nel cinema. E trovo scorretto rimettere soldi nel calcio, perché vorrebbe dire che le cose non funzionano. Adesso vedo che anche altri sono venuti sulle mie idee. Rummenigge a Agnelli parlano di campionato europeo, come dicevo io. Tutte contro tutte, non per estrazione e per fortuna. Così ridurremo anche le squadre dei campionati nazionali. Che bello parlare di campionato delle cinque nazioni: Inghilterra, Francia, Spagna, Germania, Italia. Un torneo da dieci miliardi di fatturato e a quel punto non ce ne sarà più per nessuno».
De Laurentiis ha ricordato di aver scelto Sarri «perché legge, perché è di sinistra e perché ha lavorato in altri settori come quello dei cambi. Anche io giocavo con i cambi, devi avere una mente elastica, devi prendere decisioni al volo».
Il padrone di casa Maurizio Cortese ha elogiato la sua cantina: «Meglio di un tre stelle Michelin». E il presidente lo ha definito un tifoso molto rispettoso. «Non gli ho mai chiesto nulla del Napoli e chi è tifoso può capire quanta sofferenza mi costi».
Grandi applausi a Vinicio che ha ricordato la riunione alla tre di notte al Ciocco, riunione che poi diede il via allo spettacolare Napoli che sfiorò lo scudetto.