Il primo napoletano ad allenare il Napoli.Faceva allenare i suoi ragazzi con i walkman e le cuffie, ad ognuno una canzone diversa.
A due passi dal mare quello sanguigno di Mergellina. Sale, guerra, speranze e pallone. Pane e pallone da sempre. Gianni Di Marzio lo ha ingoiato, lo ha insegnato, lo ha mostrato, lo ha commentato. In ogni fase, in ogni pezzo di stoffa che si può cucire su un abito del calcio italiano. L’ha potuto fare come solo può fare e ci riesce chi ha fatto la gavetta. Quella vera. Quella seria. Quella di chi nasce e sa che c’è solo un modo per riuscirci: Imparare e saper insegnare quello che si è appreso.
Da Pianura, dai campi di terreno tra le campagne fino al Napoli. Da Brindisi a Catanzaro. Ha attraversato l’Italia in lungo e in largo, ha plasmato giovani, anziani, campioni. Il primo ad essere internazionale. Un misto di accenti, milioni di occhi, di piedi, di palleggi, allenamenti Lui vedeva un talento quando altri ci vedevano, forse, un calciatore. Maradona è la storia più masticata, l’orgoglio più autentico.
Allenatore, rivoluzionario, Zona, pressing, corsa, ritmo. Faceva allenare i suoi ragazzi con i walkman e le cuffie ma ad ognuno una canzone diversa. Un idealista ma anche uno pratico, le partite vanno vinte ma bisogna comprendere che in campo ci va una squadra che ha ben chiara un’identità: il posto in cui vive.
Un calcio poetizzato e forse, scoperto, solo dopo. Osservatore, dirigente, opinionista. Innamorato del suo gioco e per questo ne parlava sempre avendo una luce negli occhi diversa. Ad ogni richiesta di intervista lasciava intendere felicità in quello sguardo, entusiasmo tangibile, competenza talmente alta da renderti conto che davanti non avevi un database di notizie ma chi quel database ha contribuito a costruirlo.
Gianni Di Marzio è una pagina di storia del calcio italiano. Il primo napoletano ad allenare il Napoli, osteggiato da Lauro poiché lo credeva comunista ma amato dai tifosi quando si presentò dicendo “Va in panchina uno degli ottantamila”. Napoli è Napoli anche quando scegli di vivere in Veneto, Napoli è Napoli anche quando chiami implorando di prendere un ragazzino che cambierà la storia della città, dell’Argentina, del mondo intero calcistico. Quel mare carnale, quello che porta il suo sapore da Piedigrotta a Posillipo, e scava la sabbia fino ad inzupparla di possibilità, Gianni ha visto il calcio moderno quarant’anni prima degli altri e in quell’ultima chiacchierata mi salutò dicendo “Mi faccia avere il libro che sta scrivendo, ci tengo” perché l’umilità è il pregio di chi, da solo si è fatto amare ed è diventato un rivoluzionario naturalmente, senza nemmeno accorgersene.