Allenare la Roma è la sua sfida più difficile, eccitante e vitale. Ha cambiato stile, perfezionato il suo talento per l’ironia e la comunicazione

Oggi è il compleanno di Josè Mourinho. Giancarlo Dotto gli dedica un articolo sul Corriere dello Sport. È arrivato a Roma all’età giusta e al momento giusto, dice. Tra lui e i romanisti il feeling è scattato subito.
“Molti hanno sentenziato che Josè fosse venuto nella capitale come i pensionati vanno a Miami, a rosolare le chiappe grinzose al sole e a vivere di ricordi. Mou dimostra tutti i giorni che lui è a Roma, nella Roma, all’apice della sua storia, dentro la sfida più difficile, eccitante e vitale della sua biografia. Ce la farà a vincere questa sfida? Questo è un altro discorso. Non lo sa nemmeno lui. Josè ha vissuto abbastanza a lungo per capire che le cose hanno un inizio e una fine ma che, questa della Roma, è una storia tutta da scrivere”.
Mourinho è cambiato.
“La tremenda bellezza di avere quasi sessant’anni è che te ne fotti dei giudizi del mondo. Mou è sempre stato una spanna sopra, ma, in passato, gli eccessi di reazione mascheravano e dunque confessavano una sofferenza. Avesse subito in passato dagli arbitri quello che ha subito in questi mesi alla Roma, altro che manette. Avrebbe rischiato la squalifica a vita. Qui da noi ha perfezionato il suo talento per l’ironia, che a Roma chiamano “coglionella”. Roma lo ha reso più morbido, non per questo più arrendevole. Ha imparato, per sua stessa ammissione, il piacere di ascoltare il rumore degli amici”.
L’unico momento in cui la sua storia romanista ha vacillato un po’ è stata quando ha usato toni brutali contro i giocatori, ma a Roma “è diventato ancora più bravo nella comunicazione, il che sembrava impossibile”.
È riuscito a portare la comunicazione dove vuole.
“Roma sembra la sua prima vera integrazione emotiva con un ambiente urbano che non sia quello delle sue origini. Sei vecchio solo non quando te lo dicono gli altri, ma quando cominci a dirtelo tu allo specchio. Mou, il romanista, si dice altro”.