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Mentre scrivo ho quattro anni, una cosa del genere mi capitò con il gol di Diawara al Chievo

Più di una volta ho avuto la tentazione di spegnere, specie quando Mario Rui si è trasformato in Gresko e con un retro passaggio simile a un defibrillatore ha rischiato di perdermi

Mentre scrivo ho quattro anni, una cosa del genere mi capitò con il gol di Diawara al Chievo
Il mio Lazio-Napoli 1-2
  • Chi vi scrive in questo momento ha quattro anni.
  • Poteva finire 0-1 e ora potevamo discutere tranquillamente della spiaggia che Insigne è riuscito finalmente a togliersi dalle scarpe; fare disquisizioni tecnico-tattiche e imbastire un’analisi sulle scelte di Spalletti; ma soprattutto ci sarebbe stato un coro unanime sulla necessità di tenere i piedi per terra e di non lasciarsi trasportare dalle facili esaltazioni con tric trac e botte a muro per un primo posto che oggi vale quanto un inutile titolo d’inverno.
  • Invece ieri mi sono ritrovato sul pavimento del salone come se ci fosse stata una ipotetica piscina a gesticolare senza senso e ridere come un perfetto deficiente. Anna, che segue il calcio allo stesso modo del sottoscritto quando c’è in tv il Grande Fratello, appena rientrata a casa, mi ha osservato in quella posizione supina con una espressione tra lo stupore e la vergogna. Vergogna per me ovviamente. E i miei due bambini, attirati dalle urla di felicità, hanno abbandonato i cartoni animati e si sono guardarti stupiti. Martina, 7 anni, mi ha detto: papà, a cosa stai giocando? Sembra divertente. E Gigi, 5 anni: papà, ma sei tu?
  • Non ho la capacità di spiegare, di chiedermi i motivi di una vittoria del genere, di sviscerare gli argomenti in maniera fredda e analitica. Ora non ci riesco.
  • Ancora stamattina, non appena penso a quella curva dalla lunetta che va a morire a un millimetro dal palo, mi vengono i brividi, ho le palpitazioni.
  • Le aspettative c’erano ma, a differenza delle precedenti, le ho vissute con il freno a mano tirato. Le delusioni del pareggio in casa con l’Inter, e soprattutto il pareggio che puzzava di sconfitta in terra sarda, dopo che tutte le pretendenti avevano fallito, ancora provocava (e provoca) bruciori.
  • Anche stavolta gli anticipi avevano preparato il classico banchetto che attendeva solo di essere consumato. La già stra-nota occasionissima. Ma noi, è altrettanto noto, nel corso degli anni, ci siamo più volte laureati in occasioni perse.
  • La partita ha presentato poi un miscuglio di sensazioni che rendono, quando si hanno esiti del genere, questo sport impareggiabile.
  • Un primo tempo tristissimo. Ancor di più se sei costretto a guardarlo sul pc, con le cuffie, visto che in casa la televisione è monopolizzata da Topolino o da Ladybug, specie se il giorno dopo non c’è scuola.
  • Un primo tempo tristissimo, dicevamo, in cui la Lazio avrebbe certamente meritato il gol più del Napoli. E un inizio ripresa con ancora Ospina protagonista grazie a un paio di interventi che hanno fatto dimenticare la cappellata di Cagliari.
  • Da uno stato catatonico, con l’ingresso di Elmas, si è passati ad una improvvisa scarica elettrica che fino a quel momento si era vista poco. Complici uno Zielinski completamente svuotato e un Fabian ancora alla ricerca del primo passaggio giusto.
  • Proprio da una di queste scariche macedoni, è nato il gol di Insigne. Improvviso. Improvviso perché non ci speravo più. Un tiro forte, a giro, ma non la solita fotocopia, che si è insaccato nell’angolo alla sinistra del portiere.
  • È stato talmente improvviso che istintivamente ho dato una manata su una risma di fogli che avevo nei pressi del mobiletto vicino a me, facendoli schizzare per tutta la camera. Nel trambusto ho perso le cuffie ed è finita a terra, frantumandosi in miliardi di pezzettini microscopici, una tazzina del caffè.
  • Anna, passando, mi ha cazziato senza parlare. Solo con le pupille. Poi ha aggiunto umiliandomi: io scendo un attimo. Vado alla lavanderia automatica. Dai un occhio ai bambini. O devo chiedere a loro di dare un occhio a te?
  • In completa euforia, ho visto due rigori per falli di mano che però l’arbitro non ha voluto saperne di concedere.
  • Per la cronaca, uno è stato molto simile a quello fischiato a Barcellona per fallo di impronta digitale di JJ. Mi piacerebbe che coloro che mi hanno criticato, con disquisizioni che hanno sfiorato la sociologia, per aver detto che non si può fischiare un rigore del genere, oggi ci spiegassero dettagliatamente allo stesso modo quanto fosse netto. Grazie.
  • Il secondo non sono riuscito a carpirlo perché, dopo aver esultato come un ossesso inutilmente per una doppietta di Insigne che non ha avuto compimento a causa di un fuorigioco, non ho potuto vedere il replay. Martina si è infatti avvicinata e sussurrando, mi ha detto: papà, vieni, si è bloccato Disney Channel. “E no, proprio ora?”.
  • Nel mentre Politano è riuscito a non segnare pur essendo solo davanti al portiere e Ospina ha continuato nella sua performance.
  • L’ansia ha raggiunto livelli pazzeschi. Più di una volta ho avuto la tentazione di spegnere. Specie quando Mario Rui si è trasformato in Gresko e con un retro passaggio simile a un defibrillatore ha rischiato di perdermi.
  • Nel momento clou, quando davvero i minuti hanno iniziato a fermarsi, proprio quando ero in una sorta di paresi a causa dell’angoscia, Gigi si è avvicinato e sussurrando mi ha detto: papà, cacca. “E Noooooo”.
  • In quel momento ho stramaledetto la madre che era uscita “un attimo”, anche se in cuor mio volevo scapparmene, senza ammetterlo a me stesso. Poi, tornato dalla campagna di gabinetto, ancora in preda agli aromi, ho letto lì, in alto a sinistra sul pc “Laz-Nap 1-1”. Dramma.
  • Mi ha preso lo sconforto. Ho cominciato a balbettare e a dirmi che in fondo lo sapevo. Che era il solito dejavù. I campionati si decidono a febbraio/marzo e noi siamo i laureati in occasioni perse. Ogni qualvolta il Napoli deve svoltare, il Napoli tradisce. È sempre stato così. Dalla notte dei tempi. Non c’è niente da fare.
  • E via, paranoie senza fine: Insigne che sta a fare ancora qui? Sta pensando ai soldi canadesi? E Spalletti non ci sta capendo più niente, non azzecca una sostituzione. E le squadre di Spalletti calano a gennaio e febbraio. E non abbiamo gli uomini con personalità. E il modulo è sbagliato. E Kulì non è più lo stesso dopo la coppa d’Africa. E De Nicola se n’è andato a Dubai. E non abbiamo un settore giovanile. E il pappone lucra sulla nostra passione. E Ladybug non la sopporto più…
  • Mentre ero in preda ai soliti identici pensieri che ci accompagnano da anni e anni e anni, anche se con soggetti diversi, ecco che mi sono ritrovato a terra, urlante e festante. Con l’intera famiglia a chiedersi chi fosse quell’uomo di tre anni in pieno delirio nel salone di casa.
  • Sono certo che l’evolversi degli eventi mi abbia portato a questa infantile e meravigliosa reazione. Una cosa del genere mi capitò, con lo stesso impatto, al gol di Diawara al Chievo. L’avevo quasi rimosso.
  • Ora ci sarebbe da stare calmi e razionali, ma non è cosa mia. Anche perché qualcuno prima della partita aveva detto: “Siamo a un bivio: dobbiamo decidere se essere dimenticati velocemente o essere ricordati dai tifosi come eroi”.
  • Ecco, una partita del genere è esattamente il modo migliore per partire e dare un senso alla frase di Luciano.
  • Ma ora, vi chiedo e mi chiedo, nel miscuglio emotivo di un quattrenne, tra timore, gioia e speranza: siete eroi?
  • Forza Napoli Sempre
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