Al Fatto quotidiano: «Si sentiva esiliato dalla politica, a Trastevere c’era la pizza Funari. I suoi anni da croupier, gli ruppero quattro dita»
Il Fatto quotidiano intervista Morena Zapparoli la vedova di Gianfranco Funari che a marzo avrebbe compiuto novant’anni.
Si sentiva esiliato dalla politica, tutta, sia di destra che di sinistra, “perché li ho massacrati”, ripeteva. Al suo funerale si è presentata tanta gente comune, pochi dello spettacolo o del giornalismo, giusto Piero Chiambretti; poi ricordo Marco Ferrando (ex parlamentare del Prc), il giudice Gian Carlo Caselli e Antonio Di Pietro.
Racconta che gli accaddero cose strane quando si candidò a sindaco di Milano. Era prima della loro relazione.
Un giorno trovò sulla scrivania di casa un mazzetto di lettere private tra lui e la sua amante; (pausa) insomma, missive amorose, quasi tutte scritte da lei, accompagnate da un biglietto inequivocabile: “Ti troviamo ovunque”. (Sorride) Il problema è che la signora in questione era la moglie di un ministro. Come minaccia gli inviarono anche una mazza da baseball e altri messaggi non rassicuranti.
Che ne pensava dell’imitazione dedicatagli da Corrado Guzzanti?
Gli piaceva, ne era orgoglioso, anche se aveva evidenziato quasi solo i lati più grotteschi; (sorride) alcuni erano reali, come la mortadella tagliata fina fina: far assaggiare la mortadella al politico ospite della trasmissione si era tramutato in un rito osannato dal pubblico ed esaltato dallo sponsor.
A casa la mangiava?
(Sorride) A Roma, a Trastevere, c’era un locale che serviva la pizza-Funari: bianca con la mortadella.
Parlava spesso dei suoi anni da croupier.
Gli anni da croupier in giro per il mondo, in particolare nel Sud-est asiatico: lì divenne uno degli uomini di fiducia di tal Mister Blanche, un gestore di casinò, un gangster, secondo lui intelligentissimo, che gli ha insegnato tutte le tecniche del mestiere; (cambia tono) una sera, come forma di ritorsione contro Gianfranco, i sicari gli hanno spezzato quattro dita della mano e Mister Blanche lo ha successivamente vendicato dando fuoco al grattacielo dei mandanti.