Come fece Diego che disse: «O ci incontriamo di pomeriggio o niente». Serve uno che abbia la sua personalità. Questione di leadership
Per vincere di nuovo lo scudetto, al Napoli serve uno in grado di dire no a Vladimir Putin. Napoli Milan è stata una battaglia necessaria per la guerra che porta allo scudetto. Una battaglia persa, naturalmente. Dalle nostre parti si parla di “cuciture”: gli azzurri vengono sempre meno lì, nei momenti importanti. Che c’entra Putin col pallone e col il triangolo verde, bianco e rosso? C’entra, c’entra. Spopola sui social, oltre al gabbiano e alla sua ex compagna, la notizia di Diego Armando Maradona che, all’epoca dei mondiali in Russia, mandò a monte l’incontro con il premier sovietico (chiamandolo “premier” lo si è trattato coi guanti).
La notizia, in breve, è questa: Maradona, al termine della competizione, fu invitato dai delegati della federazione russa ad incontrare Putin alle 9 del mattino del giorno dopo. Diego rispose, più o meno: “O si fa di pomeriggio o niente, non mi alzo nemmeno per mia madre, a quell’ora”. L’incontro non si tenne, manco a parlarne. Maradona era Maradona, al cospetto di chiunque su questo pianeta (e forse non solo). Questione di leadership.
D’altro canto, il Pibe de Oro ha fatto attendere anche Papa Francesco: accadde in una “partita del cuore”, all’Olimpico. Il Pontefice arrivò nello spogliatoio dove il suo connazionale di stava preparando e Diego lo salutò con il più semplice dei “Ciao, Francesco”, come avrebbe fatto con un qualsiasi compagno della scuola elementare. Una personalità davvero fuori dal comune, El Diez. Ma gli aneddoti maradoniani sono migliaia, soprattutto nella nostra città e quello appena ricordato a proposito del no al capo di stato sovietico può sembrare superfluo, inutile, ridondante, forse anche folcloristico. Invece è più importante di quello che appare. Per vincere il campionato, il Napoli deve essere più forte di tutto e di tutti. Solo col più grande calciatore di tutti i tempi c’è riuscito. Uno capace di dire no a Putin.