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“’A paranza do tramuntan”, a Tramonti Isidoro Caso tiene viva la tradizione della Tammurriata

Ogni venerdì, nella sua cantina-museo del Borgo di Corsano, dove sono esposti gli strumenti musicali contadini accanto ai salumi di casa, l’antico ballo rivive magicamente

“’A paranza do tramuntan”, a Tramonti Isidoro Caso tiene viva la tradizione della Tammurriata

La tradizione della Tammurriata sopravvive anche nell’antica Tramonti – provincia di Salerno – nel borgo di Corsano per merito de “’A paranza do tramuntan” guidata da Isidoro Caso che nella sua cantina-museo – dove sono esposti gli strumenti musicali contadini accanto ai salumi di casa – ricorda con un approccio narrativo la genesi di questa particolare forma di balli su tamburo (tammorra).

Mentre ti spiega l’origine cilentana dei semi di grano di un viscuotto locale, Caso, parte dall’antica origine romana e medievale di questa forma d’arte che è soprattutto un modo che avevano i contadini per stare bene assieme e che in Costiera amalfitana assume anche una forma di difesa comune avverso le scorrerie saracene. Dopo una pasta e fagioli con le cotiche che farebbe risuscitare anche i morti, Caso, passa alla dimostrazione pratica proponendo anche una tarantella di Pagani che si suona con le sole castagnette, la tammorra e con il contributo esterno di un triccheballacche. Completano il trio i danzatori: la napoletana Dora Galiero originaria de la Sanità ed il locale Raffaele Venosi.

“La tammurriata è una cosa che s’hanna inventata i contadini per stare in grazia di Dio, nun è nient’ di eccezionale!”, questa la definizione che Caso dà della Tammuriata dell’agro nocerino – “la regina delle tammurriate”, che segue alla tarantella – definizione che forse farebbe storcere il naso a molti antropologi. Vagno, Avvocata, Pagani, Pimonte, Lettere, questi i luoghi fisici dove la tammurriata sopravvive – “paese che vai tammurriata che trovi”.

L’origine romana degli strumenti di questa danza popolare popolare è certificata dal ritrovamento di un antico tamburo in un mosaico degli Scavi di Pompei – “’o stesso tamburo e 42 centimetri comm’ ‘ a chisto che ‘e cimbali e con un doppio flauto di canna” -: quindi già nel 79 d.C. questi strumenti costituivano la base di un divertimento contadino.

“La nostra tammurriata è una danza di che nasce sul suolo: quando i contadini di Tramonti, Scala, Ravello – da tutti i punti dei Monti Lattari – scendevano al mare per difendersi dalle incursioni dei saraceni: il ritmo era un tam tam che annunciava i briganti…, ed è l’unica tammurriata che si può suonare con cento tamburi assieme perché ha una sua struttura similare. Era un ritmo tribale che serviva a scacciare gli invasori. Ecco perché ancora oggi il lunedì dopo la Pentecoste tutti gli abitanti della Costiera amalfitana salgono al Santuario dell’Avvocata per ricordare quei tempi di coesione e difesa con una danza che nasceva come sfida e diventava sfottò e che ora costituisce una tammurriata storica. Il nostro santo protettore è San Vincenzo Ferreri, ‘O munacone – molto miracoloso – che noi non festeggiamo solo il 5 di aprile ma anche e soprattutto il lunedì in Albis, ma è nei giorni dell’Avvocata “che si pumpea”.

Ogni venerdì nell’antico Borgo di Corsano a Tramonti la tammurriata tramontina rivive per merito di Caso, della Galiero e di Venosi. Domani – il 1 di aprile – ci sarà anche Gerardo Amarante, un’icona della musica popolare.

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