Nel suo blog sul Napolista, lo psicologo dello sport Aldo Zerbini analizza il caso Higuain e la continua riluttanza dei tifosi ad accettare la realtà.
Epicentro delle attuali tensioni di mercato italiano e anche europeo è diventato il dilemma del cannoniere argentino: restare in azzurro con le prospettive del Napoli o andare alla Juventus avendo altri obiettivi. Il caso ripropone il dualismo, mai superato, che ha impegnato fior di filosofi, tra cuore e ragione, tra passioni e interessi materiali. I tifosi napoletani, già per loro indole, fanno ovviamente prevalere e largamente i moti del cuore e non sentono altre ragioni. La squadra rappresenta la bandiera più elevata della città. L’idolo delle folle, come accaduto molte volte nella storia del calcio e in ogni parte del mondo, ha tradito ancora la fede dei suoi aficionados. Anche l’ultimo sogno, quello di riprendersi lo scudetto dopo tanti anni, viene infranto. E i tifosi si sentono smarriti e pieni di rabbia di fronte ad una perdita di identità collettiva, costruita a lungo e con grande pazienza, attorno ad un calciatore vissuto come un simbolo di riscatto della napoletanità. Svanisce, o si ridimensiona di molto, la speranza di vivere le gioie di una stagione agonistica vincente, la prossima, che possa nel contempo lenire le tante sofferenze esistenziali dovute alla crisi totale della società italiana.
Rassegnarsi a questa infamità per i tifosi non è proprio facile anzi è inaccettabile perché nel loro intimo dominano i motivi del cuore, quelli non razionali. Una forma di innamoramento che non ammette dubbi. Eppure essi dovrebbero essere consapevoli ormai da tempo, per esperienza, che il tifo è fuori dalla ragione del denaro. I calciatori, diciamo di livello, da un po’ che sono diventati impresa che guarda innanzitutto ai propri profitti e che riservano ai legami affettivi soltanto qualche sporadico “abbraccio” e nulla più. E gli abbracci, o i tanti selfie, nel calcio hanno dimostrato, salvo pochissime eccezioni, tutta la loro fugacità e ambivalenza, dato che all’istante esso può comunicare sia un arrivo, uno stare insieme che un addio…
Allora un pizzico di realismo non guasterebbe l’equilibrio psicologico del tifoso in generale al quale spetta di ridistribuire le sue passioni non più esclusivamente centrate sul pallone ma anche in altri settori della propria vita. Così prepararsi a immaginare un nuovo sogno fatto con altri protagonisti anche perché ciò che resterà imperituro sarà lo spirito del gioco che solamente gli afflati del cuore potranno mantenere in vita, al San Paolo, nella città di Napoli come altrove.