POSTA NAPOLISTA – Ha preferito togliere Modrić e altri big per avere un po’ di gamba. Come ha scritto nel Leader calmo, «è sempre l’interpretazione a dare valore al sistema»
Il peso della storia e il desiderio di vittoria sono ancora una volta gli attori principali nel teatro del Bernabeu: il Real Madrid guidato da Carlo Ancelotti batte il Manchester City di Pep Guardiola 3 a 1 in una partita intensa, dura e sempre in bilico, un degno prolungamento dello spettacolo dell’andata (4 a 3 per il City).
Ancelotti ha vinto la partita nel finale mettendo in campo forze fresche: il rigore di Benzema nei primi minuti del primo tempo supplementare è l’atto finale che ha suggellato una decina di minuti di grande intensità del Real. Un intreccio di audacia e sapienza tattica: Ancelotti ha preferito togliere Modrić (sic!), e altri cosiddetti big, per avere un po’ di gamba, un atto audace, secondo alcuni, ma immediatamente ripagato da un micidiale 1-2 che ha distrutto il City in termini di fiducia e autostima. Il salvataggio sulla linea di Mendy, all’87esimo minuto, ha dato il la allo spettacolo madridista: la squadra, in uno stadio in delirio, ha cercato ed ottenuto una vittoria insperata, mostrando ancora una volta l’imprevedibilità e la bellezza del calcio.
Carlo Ancelotti ha dato prova ancora una volta di essere un bravo timoniere, bravo perché capace – per citare il filosofo Seneca – di «continuare a navigare anche con la vela ridotta a brandelli». Il Real è in finale (giocherà per la vittoria n. 14) dopo una partita che conferma quanto sostenuto dal leader calmo qualche tempo fa: non esiste «il sistema più o meno efficace. È sempre l’interpretazione a dare valore al sistema».
Cari saluti,
Giovanni Covino
Sitoweb: bricioledifilosofia.com