A “Calcio e neoliberismo”. «Nel momento in cui non riconosciamo l’importanza delle Nazionali favoriamo un ulteriore slittamento verso il privato»
Intervenuto al Mann al convegno “Calcio e neoliberismo”, il filosofo e scrittore Corrado Del Bo’ ha parlato delle trasformazioni del calcio all’epoca dell’economia neoliberale in relazione alla diversa affezione che i tifosi hanno verso la Nazionale. Chiaramente in particolare verso la Nazionale italiana.
«Prima la Nazionale la tifavano tutti, era un punto di convergenza. Oggi è vista come una scocciatura, quasi come un odio. Perché toglie i giocatori alle squadre di club, perché li espone agli infortuni. Oramai solo alcuni tifano la Nazionale, c’è chi la chiama “Lotitese” o “Gravinese”. In qualche modo, dipende proprio dall’impatto del neoliberismo sul calcio. Oggi al centro ci sono i club, che sono delle aziende: come potrebbe accettare Apple di prestare i propri dipendenti alla Nazionale dell’informatica?
Secondo Del Bo’, si tratta di una trasformazione per larghi tratti negativa.
«In realtà lo svilimento delle Nazionali determina una perdita che ha a che fare con la centralità del ruolo pubblico. Nel momento in cui ci concentriamo sulle squadre di club perdendo di vista l’importanza delle Nazionali favoriamo uno slittamento verso il privato»