Al CorSport: «Mi aspettavo chiarezza, potevano dirmi “non servi più Hysaj è più forte”. Non mi hanno detto neanche un grazie. Ho lottato contro un’infezione alla caviglia»

Sul Corriere dello Sport una lunga intervista all’ex capitano della Lazio, Senad Lulic. Arrivato a Roma nel 2011, è andato via in malo modo un anno fa. Da allora è rimasto sempre in silenzio, ma adesso va a ruota libera.
«Gli ultimi due anni a Roma non sono stati facili».
Nel febbraio 2020 ebbe un infortunio alla caviglia sinistra. Chiarisce:
«Non è stato un infortunio. E’ stato un incidente. Tanta gente non lo sa o fa finta. Per fortuna mi è successo a 35 anni. Avevo offerte, ma se avessi continuato avrei avuto bisogno di qualcuno che mi seguisse da mattina a sera. Ai primi di gennaio 2020 mi faceva male la caviglia, a Brescia avevo preso un colpo. Ho continuato a giocare con i dolori, non c’erano tanti cambi. Tutti mi dicevano che sarebbe passato tutto, che la caviglia era solo infiammata. Alla fine mi sono riposato un anno. Dopo le infiltrazioni mi è venuta un’infezione alla caviglia, colpa di un batterio, lo stafilococco. Mi sono dovuto operare tre volte, una a Roma, due in Svizzera. Dopo il primo intervento continuavo ad avere dolori. Ho fatto le valigie, sono andato in Svizzera».
Continua:
«Il batterio mi ha smangiato i tessuti, i muscoli. Mi hanno spiegato che in casi estremi può essere a rischio la caviglia, possono essere attaccati gli organi, si possono creare infezioni nel sangue. Per fortuna è andata bene. Pensavo fosse una cazzata, non realizzavo che fosse un problema così grave».
La Lazio lo ha scaricato, dice.
«Non avevo aspettative però mi aspettavo chiarezza. Pensavo che ci saremmo seduti per chiarire cosa fare. Ho provato rabbia, amarezza. Giochi l’ultima col Sassuolo e non sai cosa succederà, se resti o no. A marzo o aprile mi avrebbero potuto dire “Senad, vogliamo ringiovanire”. Non ci sarebbero stati problemi. E’ mancata chiarezza. Avrei continuato volentieri, 5 minuti dopo 10 anni potevano trovarsi. Invece sono partito per le vacanze e in vacanza sono rimasto».
Seppe che la Lazio non lo voleva più da una telefonata di Tare.
«Il 30 giugno mi ha detto che non avremmo continuato insieme, che avrebbero preso un altro».
È stato Sarri a non volerla?
«Penso che la mia partenza fosse decisa. Nel calcio si dà la colpa agli altri. Alla fine è passata che fu Sarri a non volermi, ma non penso c’entri».
Perché non l’avrebbero più voluta?
«Non lo so. Potevano dirmi “Hysaj è più forte, non ci servi più”. Hanno ringiovanito, sì. Poi è arrivato Pedro nella squadra più vecchia della A».
I tifosi biancocelesti chiedono una festa per poterlo salutare degnamente.
«Non ti puoi autoinvitare a un matrimonio. Non posso chiamare io la Lazio e dire “fate una partita per me per favore”. Se non è successo finora non penso succeda, è tardi. C’era la scusa della pandemia, va bene così. Semplicemente bastava un grazie. I 60.000 dell’Olimpico li ho a prescindere quando vengo a Roma. Ho visto le premiazioni dell’ultima partita e questo mi ha fatto male ancora di più. Mi è dispiaciuto anche per Luiz Felipe, unico non premiato. Poveraccio, piangeva. Non dev’essere stata una cosa bella neppure per i tifosi. Non bisogna essere incazzati o permalosi se qualcuno va via. Guardi la Juve con Dybala o Romagnoli al Milan. Serve rispetto, a volte manca».
Lulic ha resistito a tutto:
«E alla fine ho preso un bel calcio in c… Neanche un grazie. E’ questo che mi dà fastidio. Ho giocato con dolori ovunque. La gente lo vede».