Intervista al CorSport: «Non auguro a nessuno ciò che è successo a me. Farò l’allenatore: ho ancora tanti amici e i miei consigli valgono qualcosa»
Il Corriere dello Sport intervista Beppe Signori. Il 1 giugno 2011 fu arrestato perché accusato di essere a capo di un’associazione a delinquere finalizzata a truccare partite di calcio. Ha sempre sottolineato che contro di lui non ci fosse alcuna prova, ma che era semplicemente una preda appetibile a chiunque. Dopo una battaglia durata dieci anni, grazie alla rinuncia alla prescrizione, nel 2021 è stato assolto con formula piena e poi ha avuto la grazia dalla Figc. La sua storia, compresa quella calcistica, è raccontata in un film che dura 87 minuti, “Fuorigioco – Una storia di vita e di sport”, che sarà trasmesso domenica alle 21.15 su Sky Documentaries.
Nel docufilm compaiono molti volti noti dello sport e dello spettacolo: Zeman, Zoff, Guidolin, Pagliuca, Rambaudi, Baiano, Casiraghi e Di Vaio, Ivan Zazzaroni, gli attori Insegno e Abatantuono, il cantautore Mingardi oltre ai familiari di Signori.
Dice di essere pronto a tornare in campo da allenatore. Ma di non aver ricevuto alcuna offerta.
«Nessuna, ma è normale: sono stato fuori dieci anni e ho passato quello che ho passato. Non mi posso scervellare: vedrete che al momento giusto una proposta arriverà. Magari da un settore giovanile. Sono aperto a tutto. In questo mondo ho tanti amici. Tanti sono rimasti sempre al mio fianco. Da Sinisa Mihajlovic a quelli che hanno parlato nel docu-film, ma ce ne sono anche altri».
E a chi non le crede neppure adesso, cosa vuole dire?
«Sinceramente me ne importa poco. Per essere assolto ho rinunciato a patteggiare prima e alla prescrizione poi. Da questa vicenda sono uscito pulito. È bene ribadirlo e che tutti lo capiscano. Ho chiesto esplicitamente che non fosse il semplice racconto dei miei gol perché quello che ho fatto in campo lo sanno tutti. Volevo che la gente si rendesse conto di cosa ho provato in questi dieci anni, della vicenda giudiziaria nella quale può finire un innocente. Al tempo stesso però in questa storia c’è un messaggio di speranza: ci si può difendere dalle false accuse e uscirne puliti. Adesso guardo avanti con fiducia, ottimismo e, se mi consente una battuta: scommetto su Signori».
Continua:
«Ora posso scherzarci su, ma non auguro a nessuno ciò che è successo a me. Ho avuto la fortuna di poterla raccontare perché mi chiamo Beppe Signori. Altri, chissà…».