Alla Gazzetta: «Ho un’azienda agricola, ma io dirigo, ci pensano i dipendenti. Scala voleva farmi correre, oggi nessuno dribbla, sembrano tutti soldatini»
La Gazzetta intervista Tino Asprilla stella del Parma anni Novanta.
Come se la passa, Tino?
«Alla grande. Ho un’azienda agricola, vendo canna da zucchero al governo colombiano. E attraverso una campagna pubblicitaria commercializzo preservativi. Sapete, il sesso per me è sempre stato importante…».
Con l’allenatore Scala ci furono polemiche.
«Io non stavo alle regole. Un giorno mi voleva far correre attorno ai bastioni della Cittadella e gli dissi che non ero mica Forrest Gump. Il calcio, per me, è sempre stato divertimento. Niente regole, niente schemi».
Il calcio di oggi le piace?
«Lo guardo, ma sembrano tutti soldatini agli ordini dell’allenatore. Se sgarrano, fuori. Ditemi uno che dribbla al giorno d’oggi… Mi piace Vinicius del Real Madrid: un po’ mi rivedo in lui».
Com’è la sua giornata-tipo?
«Sveglia a mezzogiorno. Colazione abbondante a base di frutta. Riposino pomeridiano. Doccia, cena e feste fino all’alba».
E lavorare?
«Ho tanti dipendenti, ci pensano loro. Io dirigo.
Le sue bravate hanno fatto storia: ricorda quella del gennaio 1995?
«Festeggiai il Capodanno sparando in aria quattro o cinque colpi di rivoltella, che cosa volete che sia dalle nostre parti? Solo che io ero un personaggio famoso, i poliziotti mi portarono in caserma, chiamarono i dirigenti del Parma che dovettero pagare la cauzione. E la domenica dovevo essere in campo perché c’era Parma-Juventus. Diciamo che non mi preparai al meglio».