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Giallini, una Jeep senza porte e un on the road all’italiana: “La mia ombra è la tua” funziona

L’incontro-scontro tra due generazioni. La regia di Cappuccio, la mano di Edoardo Nesi. Da vedere anche se nei cinema non c’è più nessuno

Giallini, una Jeep senza porte e un on the road all’italiana: “La mia ombra è la tua” funziona

“Io non ho una casa solo un’ombra. Ma tutte le volte che avrai bisogno di ombra, la mia ombra è tua (Malcolm Lowry “Sotto il vulcano”)”.  Comincia con questo esergo il film “La mia ombra è la tua” del regista Eugenio Cappuccio – tratto dall’ultimo atteso libro (delle preziose edizioni de La nave di Teseo) di quel fuoriclasse della nostra letteratura che risponde al nome di Edoardo Nesi, che ne cura anche la sceneggiatura con lo stesso Cappuccio e Laura Paolucci.

Firenze – giorni nostri; ma prima della pandemia -: c’è Emiliano De Vito (Giuseppe Maggio) un venticinquenne laureato a pieni voti in Lettere antiche che è il classico sfigato con la macchinetta dei denti e con Allegra (Anna Manuelli), la ragazza, che lo lascia. Il suo prof della tesi gli affida però un’ancora di salvezza: dovrà fare da balia-spia a Vittorio Vezzosi (Marco Giallini) uno scrittore cinquantenne, che fa il verso a Salinger, chiuso nella sua villa isolata fuori Firenze con il suo badante Mamadou (Sidy Diop), che dopo il suo primo grande bestseller – “I lupi dentro” – non ha più prodotto alcunché. I due sono distanti in tutto: Emiliano – che Vezzosi ribattezza Zapata – è il classico ragazzo incazzato verso la generazione Boomer cui addebita la sua situazione attuale e le peggiori nefandezze. In più Zapata è un anaffettivo che non sa cosa fare della propria vita e che ha problemi con la morte del padre. Vezzosi – di converso – è un uomo bloccato nella sua interiorità, con crisi di panico e con un complesso che gli impedisce di avere a che fare con la burocrazia.

In vista di un intervento di Vezzosi a Milano ad una fiera vintage – invitato dalla sua prima ragazza (Milena, Isabella Ferrari) per cui ha scritto “I lupi dentro” – i due saranno i compagni diversi di un on the road scalcagnato all’italiana, Firenze-Bologna-Milano, vissuto su una Jeep del 1979 priva di parabrezza e di porte.

“La mia ombra è tua” è un film dove funziona tutto: dalle musiche (Vincenzo Lucarelli), alla fotografia (Valerio Evangelista) e soprattutto ci conforta nell’idea che quando ci sono i testi giusti noi italiani sappiamo fare quella commedia che strizza l’occhio alla tragedia. Un Giallini in grande spolvero – con la sua migliore recitazione, molto fisica e dinoccolata – si porta dietro il 29enne Giuseppe Maggio, che dimostra di saperci stare (lo avevamo già notato in “4 metà”). Un film da vedere andando al cinema – perché è ora nelle sale – e godere anche dell’area condizionata e di sale purtroppo sempre più vuote.

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