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Willi Weber: «Schumacher era come un figlio. Sua moglie e Jean Todt mi hanno emarginato»

L’ex manager del pilota alla Gazzetta: «Ho provato centinaia di volte a chiamare Corinna, poi ho smesso, ma sono ancora arrabbiato»

Willi Weber: «Schumacher era come un figlio. Sua moglie e Jean Todt mi hanno emarginato»
An Milano 10/09/2012 - Fluid Art Movement / foto Andrea Ninni/Image Sport nella foto: Michael Schumacher

La Gazzetta dello Sport intervista Willi Weber. Ha 80 anni, è stato per una vita il manager di Michael Schumacher. Ha scritto un libro, “Benzina nel sangue”, in cui racconta la storia della sua amicizia.

Schumacher lo conobbe a Salisburgo:

«Allora avevo un team di Formula3, WTS, il più vincente. Tutti volevano correre con me, ma servivano un mucchio di soldi. Dopo la F.3 quel giorno c’era la gara di Formula Ford e vidi questo pilota. Fu uno shock. Mai visto nessuno così. Di solito i piloti si fanno portare dalla macchina, Michael le faceva fare quello che voleva! Pensai: ho bisogno di questo ragazzo. Nelle mie fantasie era come aver visto un principe, l’eroe di un’opera di Wagner. Ho fatto di tutto per averlo, ma naturalmente gli ho nascosto quasi tutto. E quando ha scoperto che l’avrei ingaggiato senza farlo pagare, ha cominciato a urlare di gioia, non ci credeva e ripeteva “Oh Gesù, oh Gesù!”. Lì è nato un rapporto indissolubile».

Weber ha rotto con la famiglia di Michael. Nel libro usa parole dure verso la moglie del pilota, Corinna. Tutto risale a dopo l’incidente di Schumacher.

«Quel giorno ero a un evento, ero nella hall di un hotel e mi squilla il cellulare. Un amico mi dice che Michael ha avuto un incidente sugli sci ma non pare grave. Poi mi dicono che lo stanno portando in ospedale a Grenoble, chiamo la moglie e non risponde, chiamo Jean Todt per chiedergli se è il caso che vada in ospedale. Mi dice di aspettare, è troppo presto, mi ripete. Chiamo il giorno dopo e nessuno risponde, faccio passare qualche giorno per non disturbare, cominciando però a capire che volevano tenermi fuori dalla questione. È stato un dolore enorme per me. Ho provato centinaia di volte a contattare Corinna, posso capire la situazione iniziale, ma poi da loro abbiamo sentito solo bugie. Per Michael ho fatto di tutto e ho sempre protetto la sua vita privata. Non mi aspettavo un comportamento simile da lei, sono ancora arrabbiato per come ha chiuso i rapporti».

Idem Todt.

«Lui è come Corinna».

Parla di Schumacher.

«Una persona brillante, diretta, un ragazzo caparbio. Direi questo. Fantastico! Un pilota venuto da un altro pianeta».

Se potesse parlargli oggi cosa gli direbbe?

«Che per lui ci sarò sempre, per aggiustare tutto. E gli direi: mi manchi. Ma a tre anni dall’incidente mi sono detto basta cercare la famiglia, non posso cambiare le cose. Per me era come un figlio, anche oggi mi fa male parlarne».

La scelta di portare Schumacher in Ferrari è stata la migliore della sua vita, dice.

«Andare in Ferrari è stata la cosa migliore che abbia fatto, portare Michael a Maranello la cosa più importante della mia vita. La Ferrari è il massimo, per chiunque. Persino Briatore, quando portai via Michael dalla Benetton, lo capì. Anche in questo aspetto credo di aver vissuto una F.1 diversa, migliore di oggi».

 

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