Al CorSera: «Ho sofferto la sua assenza, anche se veniva a trovarmi a New York una o due volte l’anno. Però mi scriveva spesso, in italiano».
Sul Corriere della Sera un’intervista a Vittoria Gassman, secondogenita di Vittorio. Racconta il suo rapporto con il padre, che il prossimo 1 settembre avrebbe compiuto 100 anni. Vittoria è figlia di Vittorio Gassman e dell’attrice americana Shelley Winters, scomparsa nel 2006.
«La litigata più furibonda con mio padre fu quando venni a trovarlo a Roma alla metà degli anni Sessanta. Ero adolescente e indossavo un paio di blue jeans. Lui aveva idee vecchie e non poteva accettare che non indossassi una gonna normale… Ma io ero ribelle».
I suoi genitori divorziarono subito dopo la sua nascita.
«Un matrimonio-lampo. Avevo circa un anno e mezzo quando si lasciarono e rimasi negli Stati Uniti con mamma che soffrì molto quando poi seppe della nascita del terzo figlio, Alessandro, avuto dall’attrice Juliette Mayniel».
Vittorio Gassman è stato un padre assente?
«Ovvio e ne ho sofferto, anche se lui veniva a trovarmi a New York una o due volte l’anno. Però mi scriveva spesso e voleva che imparassi l’italiano, le sue lunghe lettere erano in questa lingua: per me noiosissimo leggerle».
Cosa facevate quando veniva a trovarla?
«Una tappa fissa era mangiare al Plaza, negli anni successivi mi portava in un cinema dove proiettavano film stranieri, tra cui i suoi. Siccome poi si esibiva con delle letture al Consolato italiano, mi portava con sé. Quando iniziai a frequentare l’università a Boston, mi fece un grande regalo: si fermò una settimana
per seguire i miei studi, assistendo alle lezioni».
Lui affermò che lei aveva sofferto per la sua assenza e ancor di più per la presenza di sua madre. È così?
«Amavo molto mamma, ma era una donna infelice e non era facile vivere con lei».
Il primo e l’ultimo ricordo?
«Il primo riguarda il mio compleanno. Mamma mi preparava una grande torta-gelato e, se papà non poteva esserci proprio quel giorno, ne mettevo in freezer una fetta che doveva mangiare anche se veniva da noi molti mesi dopo. L’ultimo ricordo è una bella vacanza a Sabaudia con lui, Diletta e con i miei figli. Era sofferente nel respiro: fumava come un demonio, soffriva di enfisema. Eppure, quando era nato Alessandro, aveva promesso: non fumerò fino a quando compirà 16 anni. Appena compiuti, ricominciò a fumare».