C’eravamo la sera della contestazione. A Zielinski cosa gli facevano, nello spogliatoio, fino all’anno scorso? Il vate Spalletti, Kvaraorgasmo, le lacrime di Simeone
Le pagelle di Napoli-Liverpool 4-1 a cura di Fabrizio d’Esposito e Ilaria Puglia.
MERET. La mirabolante notte che celebra la mattanza dei ciroromei-papponisti, Ilaria, è anche la notte di struggenti sliding doors: martedì sera Keylor Navas era in panca a Parigi e ieri sera in porta al DAM si è accomodato ancora il giovane Meret, completando la sua rinascita a mo’ di araba fenice. E che fenice. Una parata è decisiva, su quella maligna cabeza di Luis Diaz, all’ora di gioco. Prima e dopo è stato un susseguirsi di respinte e tiri bloccati senza timori e di un’intensa attività in fase d’impostazione. Viva Meret – 8
Costruisce dal basso senza timore, aspettando addirittura che gli attaccanti del Liverpool gli si facciano sotto per poi prendere il pallone con le mani, senza fretta, quasi a prenderli per il sedere. Attento su tutte le palle, fenomenale sul colpo di testa di Diaz, si arrabbia per il gol preso perché voleva tenere la porta immacolata. E le uscite, Fabrizio: vedere Meret uscire dai pali con quel piglio ripaga di tutte le volte che ci ha fatto tremare col pallone tra i piedi. E ancora: i compagni ieri si fidavano di lui. A parte uno spazzamento di Kim, infatti, (inevitabile) gli hanno sempre passato palla con convinzione e serenità e lui ha ripagato la fiducia con scrupolo e attenzione. Il petto a petto con Di Lorenzo per il salvataggio, nella fase finale della partita, indica che la strada intrapresa è quella giusta. Sono felice per questo ragazzo, felicissima. Ieri la sua partita è stata sontuosa – 10
DI LORENZO. Il Napule di Champions corre, pressa, gioca e fa sfracelli e là dietro si fa tanto lavoro oscuro per vigilare e contenere. E’ il caso anche dell’Euroappuntato capitano, che poi alla bisogna si distende e va a spingere. Bravo anche nei lanci. Una partita esemplare, come quella dei compagni, in cui l’errore sul gol dei Reds è peccato veniale, non mortale – 7,5
Era passato solo un minuto e lui già lanciava Osimhen verso la porta rossa. Sbaglia un solo stop, che purtroppo rimette in gioco il Liverpool che riesce a segnare, ma per il resto è stato un vero capitano – 8
RRAHMANI. E veniamo ai due centrali, Ilaria, altro cavallo di battaglia del papponisti che potrebbero riciclarsi come casellanti sull’A16. Nella loro ignoranza apocalittica hanno pianto come rabbiose prefiche l’addio del Comandante KK come se non ci fosse un futuro. Invece il futuro è ora e qui e si chiama Rrahmani più Kim. Loro due, ha detto il vate Lucio in the sky (mai come ora), sono stati “mostruosi”. Appunto. Amir ha preso e chiuso tutto quello che poteva. Non solo: lui, il coreano e Meret hanno gestito la prima fase di costruzione in modo impeccabile, ferma restando la mia atavica idiosincrasia per l’ossessione ideologica di cominciare dal basso – 8
Un muro quasi impossibile da superare, tanta qualità nella ripartenza, una costruzione dal basso che diventa una delizia. Non gli davano due lire in mano, contro il Liverpool: ha dato una lezione a tutti – 10
KIM. A quasi venti minuti dalla fine fa un errore ed è subito notizia nell’ennesima partita da stakanovista che non sbaglia nulla. Con tutto l’amore e il rispetto per Kalidou, alzi la mano chi adesso non vorrebbe tenersi stretto stretto Kim Il Lung – 8
Commette un unico errore, al 67’. Koulibaly chi? – 9
OLIVERA. Stesso discorso fatto per l’Euroappuntato. Perdipiù all’uruguagio sfuggente tocca fare da badante all’egiziano riccioluto e supera la prova a voti pieni. Ed è abile e lesto quando si tratta di far girare la palla – 7,5
Scelto a sorpresa per sopperire ai problemi intestinali di Mario Rui, si fa trovare pronto e si gioca alla grande la sua occasione. Spinge bene, rischia poco, si inserisce perfettamente nel quadro – 8
MARIO RUI dal 74’. Senza voto
Senza voto
ANGUISSA. Stasera il centro è il luogo delle meraviglie. Una sorta di Zamboland dove il feroce ovunquismo è addolcito da veroniche talentuose e premiato finanche da un gol meritatissimo, senza dimenticare la sequenza fenomenale e verticale del quattro a zero: da Anguissa a Simeone infine a San Piotr – 8,5
Il centrocampo è il suo regno, lo occupa in lungo e in largo, sopra e sotto, fa esattamente tutto quello che desidera: ruba palla in modo impeccabile, penetra la difesa rossa come se fosse di burro, difende se occorre, pressa gli attaccanti del Liverpool senza un briciolo di paura. E segna. E quando butta quella palla in rete, i suoi occhi si illuminano di una gioia che è impossibile da descrivere (e pure i nostri) – 10
LOBOTKA. Ha fatto il Robotka pure al cospetto del Liverpool, laddove la geometria raggiunge un’armonia sinfonica, senza rinunciare al coraggio. Lobo-Robo ha sfidato a viso aperto i Reds, dribblandoli o rubandogli palla – 8
Commette un solo errore, all’85’, quando sbaglia il passaggio per Di Lorenzo. Fabrizio, ma resti affascinato anche tu dal movimento del corpo che fa per ripartire con la palla al piede quando costruisce l’azione a centrocampo? Che meraviglia! – 9
ZIELINSKI. Nell’intervallo San Piotr, bello richiamarlo così, ha detto una frase che conferma il nuovo dna del Napule, alieno da paure, ansie da prestazione e stress vari: “Sì, mi aspettavo questa partita perché abbiamo tanta qualità nella nostra rosa”. E stasera lui è uno dei Nomi della Rosa. Si guadagna un rigore, lo batte e segna spiazzando Alisson. Indi l’assist vincente per il due a zero di Zambo e infine il doppio colpo contro il povero Alisson: tiro, ribattuta e scavino per il quattro a zero. In tre gol su quattro c’è Zielinski – 9
Ma cosa gli facevano, nello spogliatoio, fino all’anno scorso, a Zielinski? Chi lo affossava o lo deprimeva tanto da trasformarlo in una opaca cometa zigzagante? Il rigore che batte è essenzialmente perfetto. Imperturbabile, maturo, deciso, stiloso, intelligente, condottiero. Lo Zielinski visto ieri sera è semplicemente meraviglioso. Hai ragione, in tre gol su quattro c’è un pezzettino di Piotr, il vero Piotr, quello che doveva solo prendere coscienza di essere e che spero non sparisca mai più – 10
ELMAS dal 74’. Si dimena con giudizio e allontana sovente la palla dall’area azzurra – 6
Senza voto
POLITANO. Lavoro oscuro e faticoso pure per Na-Politano, che passa quasi un’ora a pressare e tormentare i Reds – 7
Una gara di presenza e peso, persino un velo che lo fa brillare. Gestisce, difende, lancia i compagni verso la porta. Poi cala alla distanza, ma fa molto meglio lui che Lozano – 8
LOZANO dal 57’. Il bambolo omicida entra aggressivo e voglioso. Fa ripartire un paio di volte la squadra, indi in area va spesso al tiro, in qualche caso eccedendo nell’egoismo – 7
Egoista in almeno tre casi che avrebbero potuto trasformarsi in altrettanti gol – 6
OSIMHEN. Victor Victoria ritorna quello primigenio e sventra subito la partita, in meno di un minuto. Fuga. E palo, purtroppo. Indi si prende un rigore pure lui: come all’oratorio s’impossessa del pallone per batterlo e se lo fa parare (Non c’è un rigorista ufficiale?). Ma stasera non c’è tempo per i rimpianti. C’è solo da correre e all’uopo attaccare: al 27’ scippa un’altra pelota, entra in area e porge un servizio d’oro all’amico Che Kvara – 8
Sicuramente la miglior partita da inizio stagione, se non fosse stato per il capriccio con cui ha preso quel pallone e lo ha messo sul dischetto sottraendolo a compagni che forse sarebbero stati più pronti di lui. Per la prima volta, però, non fa l’egoista davanti alla porta e alza la testa a guardare la posizione dei compagni (come fa con Kvara). Vale moltissimo il fatto che abbia iniziato a farlo. Il rigore sbagliato, tra l’altro calciato veramente male, conta decisamente sul voto – 7
SIMEONE dal 41’. Una favola da raccontare ai bambini incantati dalla musichetta della Champions. Le sliding doors di Simeone sono crudeltà e magia. Victor Victoria si fa male, esce e viene sostituito dall’argentino, che dopo tre minuti segna e poi piange, baciando la coppa tatuata sul polso. Nel calcio i sogni si consumano in pochi secondi ma durano per sempre. Quello del Cholito, figlio della garra paterna, è un destino che si realizza nella grande storia di stanotte, Ilaria. E che rende il football il gioco più bello del mondo (per tornare sulla Terra: non dimentichiamo l’assist per il quattro a zero di San Piotr) – 8
Quando Spalletti lo accompagna verso il campo e verso l’esordio nella Champions che ha tatuata sul braccio, gli parla all’orecchio come un padre. Si vede che Simeone annuisce, che Spalletti lo trattiene, gli prende la mano, gliela stringe. Chissà cosa avrà detto al Cholito Lucianone, forse gli avrà dato fiducia, o se la sarà data da solo, lo avrà motivato con serenità, gli avrà detto di non avere paura, di godersi ogni istante, o semplicemente gli avrà detto “mi fido di te”. Certo è, Fabrizio, che Simeone ha coronato un sogno e che le sue lacrime hanno commosso tutti noi. Dopo il gol ha guardato per primo Kvara, che gli aveva servito il sogno sul piede e, dopo essere stramazzato al suolo in preda ai singhiozzi di felicità, sommerso dai compagni, e aver salutato il pubblico, ha guardato verso la panchina, quasi timoroso, come se credesse di aver festeggiato troppo. Ci avrà visto uno Spalletti orgoglioso: sarà stato il suo regalo doppio – 10
KVARATSKHELIA. Manca solamente il gol al Che Kvara, stanotte. Eppure ci va vicinissimo al 27’, quando calcia a botta sicura, venendo ahinoi ribattuto miracolosamente. Il resto è spettacolo: il georgiano è bello e concreto. Fa l’assist per il tiro di Zeta smanacciato da Milner, poi innesca il dialogo tra San Piotr e Zambo che conduce al due a zero, ma soprattutto fa il funambolo con doppio salto mortale al 44’: fa fuori due rossi a modo suo, aggirandoli ad alta velocità, e poi serve la palla della favola al Cholito – 8,5
Kvaraorgasmo. E non credo sia un appellativo porno. Questo non è un giocatore, questo è un essere straordinario capace di illuminare anche il buio più pesto. Fa cose che gli umani non concepiscono si possano fare, le fa sembrare così semplici che, dopo, quasi resti a bocca aperta a pensare: come ho potuto credere che non si potesse fare? Il terzo gol, quello di Simeone, è tutto suo: quella cosa che ha concepito e realizzato, che mi risulta impossibile da descrivere, è un’opera d’arte irripetibile. E il modo in cui ha evitato il fuorigioco dribblandosi tre o quattro giocatori rossi? È il miglior acquisto che abbiamo mai fatto, probabilmente, un mondo tutto da scoprire, compreso quello che ha in testa, perché sembra pure un po’ bizzarro, a volte, cosa che aumenta la sua bellezza. Non si può nemmeno paragonare a Insigne, per piacere, non scherziamo proprio – 10
ZERBIN dal 57’. Il giovane Zerbin va a presidiare la sinistra e morde tutto, pallone e avversari. Mostra personalità e attributi in una notte storica e all’86’ cerca anche lui il lieto fine personale con un tiro a giro parato da Alisson – 7
E che personalità, Fabrizio! – 8
SPALLETTI. Vate. Guru. Non può essere altrimenti, Ilaria. Questa notte santifica la sua filosofia in cui il duro lavoro (“domani c’è l’allenamento”) poggia su un equilibrio di testa, di tattica e di lucida follia (Zerbin in campo al 57’). C’è da sperare che il quattro a uno al Liverpool sia il viatico per risolvere una volte per tutte l’enigma Spalletti, allenatore fuoriclasse ma che ha vinto solo in Russia – 9
Quanto tempo avrà passato a preparare questa partita? Neppure la frattura della clavicola lo ha deconcentrato. Bravo lui e bravi quelli del suo staff che gli hanno dato una mano. Ho temuto che non arrivasse vivo alla fine del primo tempo. In realtà ho temuto per la vita di tutti i tifosi del Napoli sul pianeta Terra, visto quello che stavamo vedendo in campo. E il coraggio nelle scelte delle sostituzioni è da premiare assolutamente. Sarà uscito stremato da questa partita, che, credo, sarà irripetibile per come è stata bella. Sicuramente indimenticabile – 10
GIUNTOLI. Avevo deciso, Ilaria, di inserirlo nelle pagelle già prima della partita. E ora il risultato rende obbligatorio questo giudizio. Cristiano Giuntoli ha pronunciato infatti una frase visionaria e progettuale, che non sentivo dai tempi di Rafa Benitez: “Il popolino può non riconoscerti delle cose ma a noi non interessa”. Il riferimento, come scritto bene da Max Gallo, è alle contestazioni di questa estate. Io c’ero in piazza a Dimaro, quando la sera della presentazione della squadra s’invocava Ciro padre di Ciro Romeo e si alluccava “Vattene a Bari, Pappone vattene a Bari”. Ecco, non aver tenuto di quel becerume è stato l’atout decisivo della formidabile campagna acquisti condotta dal direttore sportivo del Napule. Ché la differenza tra il riformismo napolista e il populismo di pancia dell’A16 e di certa élite che rimpiange ancora il giocattolino del sarrismo (quello che in Europa si vantava delle mezz’ore più belle di sempre contro Real e City) sta nella postura. Un conto è criticare come abbiamo fatto DeLa e Giuntoli per il regicidio di Ancelotti, l’arrivo del sopravvalutato Gattuso e poi la maldestra ed estenuante gestione della bonifica dello spogliatoio. Un altro è scagliarsi contro la società in maniera preconcetta e buttare il fatidico criaturo con tutta l’acqua sporca. Emilio Sereni, che era comunista e non salviniano, scriveva nel 1938 che una parte del “lumpenproletariat” napoletano, la plebe lazzarona, era irrecuperabile e fonte di varie infezioni sociali. Il Napule, dunque, è stato rifondato ancora una volta in maniera efficace: DeLa ha cacciato i soldi e Giuntoli ha fatto il resto. E aggiungo che a me il diesse non era mai piaciuto sinora: Gattuso a parte, ho giudicato come un’onta non lavabile l’acquisto a suo tempo di Petagna. Ma adesso è giustissimo rendergli merito, soprattutto questa notte – 9
Altro che 9, Fabrizio. Giuntoli si becca il 10 pieno e pure la lode. Questo è il Napoli di Giuntoli, checché ne dica lui. E grazie – 10 e lode
ARBITRO DEL CERRO GRANDE (SPAGNA). Invidio gli spagnoli: un arbitro che distingue fallo e fallo, che sa quando lasciar correre oppure fischiare e assegna due rigori sacrosanti. In Italia copierei lui, non gli inglesi – 7