Roma è calda, caldissima: si discute della società, delle misure di sicurezza allo stadio. E si canta per una persona giudicata colpevole di omicidio.
Non solo a Napoli. Viene questo in mente, come prima cosa, leggendo i resoconti sull’amichevole che la Roma ha disputato ieri sera a Latina. I giallorossi di Spalletti hanno vinto 1-0, gol nel primo tempo del nuovo acquisto Fazio. Eppure, basta spostarsi poco più in là di quanto avviene in campo per distinguere bene l’avversione degli ultras nei confronti della società, della gestione americana. Secondo la Gazzetta, ma anche altri resoconti che è possibile leggere su internet, gli esponenti del tifo organizzato giallorosso avrebbero intonato dei cori contro il presidente Pallotta.
Non è la prima volta, ovviamente, che il presidente finisce nel mirino delle curve: un giretto veloce su internet e troviamo numerosi precedenti, contestazioni forti nei confronti della proprietà a stelle e strisce. In un pezzo su Adnkronos, risalente alla campagna in occasione dell’ultimo derby (tifosi della Sud a Testaccio e non all’Olimpico per seguire “da lontano” la squadra), si legge il contenuto di uno striscione preparato dagli ultras: «Pallotta Maiale». Un drappo comparso anche altre volte: Il Napolista, ad esempio, ne ha parlato qui. Roma e Napoli sembrano essere concordi su qualcosa: l’avversione (e gli insulti) nei confronti dei loro presidenti.
Nel pezzo della Gazzetta, piccolo riferimento anche a dei «cori di sostegno a Daniele De Santis». Su questi non c’è bisogno di esprimersi. Resta però il fatto che la piazza giallorossa, esattamente come quella napoletana, sia in subbuglio nonostante due qualificazioni dirette alla Champions e un preliminare raggiunto. Nella Capitale, poi, infuria anche il dibattito sul nuovo sistema di riconoscimento installato allo Stadio Olimpico, che attraverso testimonianze fotografiche permetterà di risalire all’identità di eventuali tifosi facinorosi. Come dire: la pentola delle minoranze che contestano e basta bolle, un po’ dappertutto. Evidentemente, i risultati sportivi non bastano più.