Gli spostamenti tattici dell’attaccante ex Sassuolo contro lo Spezia confermano che l’allenatore non smette di sperimentare. E fa bene
Il gol di Raspadori
L’analisi tattica di Napoli-Spezia parte dalla fine. Deve partire dalla fine. Perché nell’azione Lobotka-Lozano-Raspadori, e in mezzo c’è anche un tocco sbucciato di Gaetano, mostra quello che sarebbe servito alla squadra di Spalletti per vincere. O meglio: per vincere prima, in maniera meno avventurosa. Di conseguenza, questa azione evidenzia anche cosa è mancato per una larghissima parte del match – sicuramente nel primo tempo. E allora rivediamolo, questo gol:
Una bella azione
Come fatto per tutta la partita, lo Spezia aspetta la costruzione del Napoli restando col blocco difensivo basso, ma allo stesso tempo prova a sporcare la prima linea di passaggio seguendo il ricevitore. Lobotka, però, riesce a staccarsi un attimo dal suo marcatore, in questo caso Ellertson, e così può controllare il pallone e decidere che cosa farne. È qui che inizia il gol: lo slovacco alza il ritmo del gioco spostandosi il pallone sul destro e aprendo subito verso Lozano, che garantisce ampiezza sulla fascia destra. Il messicano, tra l’altro, è uno contro uno perché Di Lorenzo sta abbastanza alto, e quindi Gyasi deve tenerlo d’occhio.
Il pallone gira velocemente in area, Lozano è bravissimo a stopparlo senza rallentare troppo, resta uno contro uno e si apre lo spazio per il cross basso; nel frattempo gli altri giocatori del Napoli applicano perfettamente i dettami del 4-3-3 in quella situazione di gioco: il centravanti Simeone va a riempire l’area al centro; la mezzala di parte, Gaetano, si inserisce per ricevere il cross basso; l’esterno offensivo sinistro, Raspadori, stringe al centro per chiudere l’azione.
Come abbiamo detto, in questo gol c’è tutto: il cambio di passo di Lobotka e la sua qualità nell’aprire il campo; la posizione ambiziosa di Di Lorenzo che toglie un uomo a Lozano; la ricezione perfetta del messicano, che velocizza ancora di più la manovra; tre giocatori in area pronti a trasformare tutto questo in gol. Infine, un dettaglio non trascurabile: il terzo di questi giocatori, quello decisivo, è Raspadori largo a sinistra. Rimasto in campo al posto di Kvaratskhelia. In pochi l’avrebbero pensato. In pochissimi l’avrebbero fatto. Magari anche il georgiano avrebbe segnato questo gol, ma è evidente che Spalletti, in quella zona di campo, aveva bisogno proprio di un giocatore come Raspadori. Di uno stoccatore.
Il primo tempo
Da qui, a cascata, è facile individuare cosa sia mancato, al Napoli di Spalletti, per risolvere il rebus-Spezia in maniera meno thrilling. Senza dover arrivare a un passo dai minuti di recupero della ripresa. La squadra azzurra ha iniziato la gara giocando in maniera lenta e quindi prevedibile, praticamente senza calciatori in grado di alzare il ritmo in qualsiasi modo, che fosse in costruzione oppure con un inserimento/lancio nello spazio, o ancora con una progressione palla al piede.
Tutto, ovviamente, è legato alle scelte iniziali di Spalletti e all’atteggiamento dello Spezia. Il tecnico del Napoli ha optato per l’ormai consolidato 4-3-3 fluido, con Elmas a mo’ di cuneo tra il ruolo di mezzala e quello di sottopunta, mentre invece Ndombélé e Anguissa restavano qualche metro più indietro. In avanti, Kvaratskhelia e Politano ai lati di Raspadori, schierato per la prima volta nello slot di prima punta. Lo Spezia ha risposto con un sistema che si può leggere come un 4-4-1-1 per blocchi bassi, con baricentro posto a 43 metri e l’ordine di compattarsi tutti nella propria metà campo.
Il Napoli che costruisce gioco con il 4-3-3 classico
Come detto in prcedenza, le scelte di formazione di Spalletti hanno determinato una quasi totale sterilità del Napoli in fase di possesso. Per alcuni motivi facilmente individuabili: Ndombélé, idealmente pivote nelle fasi in cui gli azzurri si disponevano col 4-3-3 in fase offensiva, non è ancora fisicamente in grado di mostrare la parte migliore del suo repertorio tecnico, ovvero gli strappi palla al piede che tagliano le linee avversarie come i passaggi di Lobotka; l’assenza di un riferimento in verticale, di una punta in grado di aprire spazi attaccando la profondità e quindi anche di svuotare un po’ il centro del campo. Per capire cosa intendiamo, basta guardare il frame appena sopra, in cui si vede Raspadori che corre all’indietro per andare a legare i reparti e giocare il pallone, e poi il campetto di tutti i palloni giocati nel primo tempo dall’ex Sassuolo:
La mappa di un centravanti diverso da Osimhen
Raspadori, che pensa e si muove in questo modo, ha finito per imbottigliarsi nelle pieghe già piuttosto strette dello Spezia. Ha giocato un buon numero di palloni (27 nel primo tempo, quattro in più rispetto a Ndombélé), ma praticamente nessuno in area di rigore. Per ovviare a questo problema, a un certo punto Spalletti ha accentuato la propensione del Napoli al rovesciamento del triangolo di centrocampo. In pratica ha sollecitato Elmas a muoversi in verticale alle spalle dell’ex attaccante del Sassuolo. La mancanza di rifornimenti da parte dei centrocampisti, però, ha reso sterile anche questo piccolo ma sostanziale cambiamento.
Un momento in cui la squadra di Spalletti ha rovesciato il triangolo di centrocampo, con Elmas in zona centrale davanti al doble pivote composto da Anguissa e Ndombélé
E allora il Napoli del primo tempo, dal punto di vista offensivo, è stata una squadra completamente dipendente da Kvicha Kvaratskhelia. Sono i numeri a dirlo: sempre circoscrivendo il dato ai primi 45′ di gioco, l’esterno georgiano ha messo insieme 5 dribbling tentati, 3 passaggi chiave e 4 conclusioni tentate. Un contributo creativo notevole, solo espresso in un contesto meno semplice rispetto a quello di altre partite. Per un motivo semplice: Kvara ha bisogno di campo per poter risultare davvero devastante. Come detto anche dopo la partita di Firenze, parliamo di un calciatore in grado di costruire grosse occasioni da gol in qualsiasi momento, ma è inevitabile che si esprima meglio quando ha (più) spazio da prendersi, da attaccare con la sua tecnica in velocità.
Lo stesso Spalletti, nel postpartita, ha spiegato che «Gotti ha fatto in modo che Kvara venisse sempre raddoppiato». Ecco, si tratta di una scelta che limiterebbe chiunque. Nel caso dell’esterno georgiano e quindi del Napoli, è servito per rendere meno nitide e pericolose le occasioni costruite comunque da quella parte, a sinistra. Anche perché sulla fascia opposta Politano ha vissuto lo stesso identico problema: servito costantemente in posizione larghissima, è stato troppo prevedibile nel suo gioco a rientrare sul sinistro. La difesa dello Spezia, per dirla in maniera gentile, l’ha contenuto senza fare molto più dell’ordinaria amministrazione. Anche perché si tratta di un giocatore meno esplosivo rispetto a Kvararskhelia,
Cambiare, corrodere lo Spezia, vincere la partita
In questa situazione di stasi per non dire stallo, era inevitabile che Spalletti modificasse qualcosa nell’intervallo. Il tecnico del Napoli ha fatto una scelta che ha cambiato il sistema di gioco senza cambiarlo davvero, inserendo Lobotka al posto di Ndombélé. In questo modo ha offerto un punto di riferimento in più alle marcature preventive dello Spezia – lo slovacco ha giocato 48 palloni, più del doppio rispetto a Ndombélé – ma ha anche dato maggiori cambi di ritmo e quindi maggiori possibilità all’impostazione bassa.
Con l’ingresso di Lobotka, e poi di Lozano e Zielinski, il Napoli ha consolidato il suo ritorno al 4-3-3 classico, solo con caratteristiche diverse: Lozano garantiva maggiore ampiezza a destra e lasciava spazio a Di Lorenzo per le sovrapposizioni interne; dall’altra parte, invece, Mário Rui e Kvaratskhelia si muovevano in maniera esattamente contraria, il georgiano scalava al centro e il portoghese si muoveva di più sull’esterno, con il supporto di Zielinski.
L’ultimo cambiamento di Spalletti, quello più inatteso, ha determinato un assetto nuovo per il Napoli: gli ingressi di Gaetano e poi di Simeone hanno disegnato un 4-3-3 spurio per non dire asimmetrico, con Raspadori esterno sinistro d’attacco solo nominale, infatti l’ex Sassuolo agiva molto vicino al Cholito mentre a destra Lozano continuava a giocare molto largo.
In alto, si vede chiaramente come Raspadori tenga una posizione decisamente più stretta, praticamente accanto a Simeone, mentre il Napoli gioca il pallone sulla destra; sopra, invece, le posizioni medie del secondo tempo della squadra di Spalletti: anche le rilevazioni statistiche evidenziano che Raspadori ha giocato praticamente da seconda punta.
A quel punto, complice anche l’inevitabile stanchezza dello Spezia, lo scenario della partita è cambiato. Lo ha spiegato anche Spalletti nelle interviste postgara: piuttosto che continuare ad attaccare solo ed esclusivamente con una costruzione insistita, il Napoli ha sperimentato anche altre strade. Prima tra tutte il taglio di Simeone alle spalle della difesa avversaria per aprire spazio ai compagni – un movimento alla Osimhen e non alla Raspadori. Inoltre, la presenza di un attaccante puro a sinistra ha spostato inevitabilmente dall’altra parte l’asse offensiva degli azzurri. Merito anche di un ottimo Lozano, sempre pronto a garantire uno scarico in ampiezza ma anche in profondità sulla sua fascia, oppure intelligente a lasciare campo libero per le avanzate di Di Lorenzo. Come in questo caso:
Giocare a destra, concludere a sinistra
In questa azione si materializza ciò che Spalletti aveva in mente quando ha disegnato il 4-3-3 che poi ha chiuso la partita: movimento veloce del pallone per vie interne, verso Raspadori, e poi apertura verso destra; spinta dell’esterno e cross basso al centro mentre Simeone e Gaetano vanno a riempire l’area di rigore. Vi ricorda qualcosa?
Siamo tornati esattamente al punto di partenza. Al gol di Raspadori, nato da un’azione molto simile a quella che abbiamo visto nel video appena sopra. Il Napoli è come se ci fosse arrivato corrodendo via via la difesa dello Spezia, cercando soluzioni sempre diverse per provare a forzare il sistema difensivo di Gotti. Certo, in quest’opera la squadra di Spalletti è stata aiutata dall’assoluta inconsistenza offensiva degli avversari: se il Lecce, pochi giorni fa, aveva mostrato una certa vivacità offensiva – soprattutto nel primo tempo – ieri Meret e i suoi compagni hanno corso solamente due pericoli veri. Vale a dire: n tiro di Gyasi nel primo tempo e il tocco di Kiwior salvato da Rrahmani dopo il pasticcio Mário Rui-Meret. Tutte le altre conclusioni tentate dallo Spezia – 10 in totale – sono arrivate tutte in maniera confusa o comunque non pulita: insomma, la difesa del Napoli è stata efficace benché poco sollecitata.
Conclusioni
Il fatto che il Napoli sia riuscito a vincere questo tipo di partita è sicuramente importante. Secondo chi scrive, però, il processo che ha portato a questo successo è ancora più importante. Massimiliano Gallo ne ha scritto raccontandolo dal punto di vista mentale, ma anche le scelte tattiche di Spalletti denotano un cambiamento. Una crescita. Sua e del Napoli. Perché il tecnico toscano ha sperimentato nel primo tempo e poi ha continuato a farlo nella ripresa, varando un sistema nuovo con uomini nuovi: Raspadori esterno sinistro ma anche seconda punta accanto a Simeone; Gaetano mezzala di inserimento con Zielinski accanto a Lobotka; Lozano come fonte creativa sulla destra.
Sono tutte cose che sono venute in mente al tecnico del Napoli nel corso di una gara nata difficile e diventata ancora più difficile. Per merito degli avversari, per demeriti propri. Proprio da questa capacità di attingere a piene mani dall’organico, di fare un turn over verticale – ovvero giocatore per giocatore, ruolo su ruolo – ma anche orizzontale, ovvero utilizzando giocatori diversi in ruoli diversi, passano le reali ambizioni del Napoli.
Il fatto che lo Spezia sia stato battuto senza Osimhen, in questo senso, è un segnale importante. Il fatto che sia successo nove giorni dopo una gara ugualmente scorbutica e finita in pareggio, ovviamente parliamo di Napoli-Lecce, è un segnale ancora più importante. Ma la cosa più significativa è che la rete decisiva sia arrivata con Raspadori schierato a sinistra: una soluzione che non avevamo mai visto. Che ha reso il Napoli ancora più imprevedibile. Esattamente quello che serviva a questa squadra, per battere lo Spezia e per mettersi alle spalle un passato fin troppo statico, dal punto di vista tattico.