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Analisi sul mercato del Napoli: l’impreparazione al post-Higuain, le strategie per oggi e per domani

Lettura critica di questa sessione di trasferimenti. Il progetto è stato stravolto solo dal meteorite dell’addio del Pipita. Il resto è giusto, ancorché perfettibile.

Analisi sul mercato del Napoli: l’impreparazione al post-Higuain, le strategie per oggi e per domani

I conti della tasca, i conti del campo. Il mercato del Napoli si è diviso in due parti fondamentali, finora. Da una parte la storia tutta economica della clausola rescissoria di Higuain, una roba che ha ben poco di sportivo. E che, secondo chi scrive, rappresenta(va) l’unico modo che ha una società per tutelarsi un po’, e pure non del tutto, dai ricatti di un calcio ormai agente-centrico, nel senso di procuratori pronti a destabilizzare una squadra, un ambiente, un progetto. Il Napoli è uscito stordito da questa vicenda, per ingenua (non se lo aspettava, colpevolmente) quanto comprensibile impreparazione (esiste uno solo di voi che credeva in una Juventus disposta, seppure in grado, a pagare l’intera clausola? Uno solo che ragioni criticamente, però, e non per criticare. Sono due cose diverse) all’addio del Pipita. E dopo, solo dopo, ha iniziato a macinare mercato. Al di là di Tonelli, annunciato a fine campionato (e su cui il discorso è avvolto nel mistero), il secondo acquisto annunciato (Giaccherini) è venuto solo a tragedia-Higuain già avvenuta o quasi, o almeno metabolizzata. Chi crede fosse già tardi, non ha molta coscienza del mercato dei club italiani che non siano la Juventus: anche gli altri sono stati fermi, dato che l’Inter (ad esempio) ha annunciato Candreva una settimana fa dopo due (ottimi) colpi a parametro zero, Banega ed Erkin. Solo dopo avremmo e abbiamo saputo che la Juventus si è mossa (giustamente, applausi) per tempo con e grazie ai soldi di Pogba. Loro, probabilmente, se l’aspettavano. Anche se, ora, leggiamo che pure a Torino collezionano rifiuti: Matic e Witsel hanno detto di no, il Psg fa resistenza per Matuidi. Succede.

Chiariti tutti questi presupposti, è il momento di parlare dei conti del campo. Di quello che è successo dopo, a portafoglio pieno e con una squadra da rinforzare. Ebbene: i già citati Tonelli e Giaccherini, più Milik e Zielinski. Nell’ottica di un mercato senza la cessione di Higuain, sfidiamo chiunque a definire deficitaria questa campagna. Certo, la realtà dice che il Pipita è della Juventus e che il Napoli doveva e deve considerarlo. Però, dice pure che il Napoli ha potenziato un settore numericamente poco più che risicato (il pacchetto dei centrali difensivi), ha coperto due ruoli che non avevano interpreti (il vice-Hamsik e il vice-Callejon) e ha comprato uno dei centravanti più promettenti d’Europa. Non lo scriviamo noi, noi siamo di parte e quindi lo lasciamo dire alla Gazzetta. Che ovviamente parlava così quando il polacco era (?) nel mirino della Juventus.

Detto questo, una chiosa per i criticoni. Il Napoli che «non ha un progetto» è lo stesso club che «imbastisce trattative lunghissime, infinite»? Sì, forse. Si dice così. Eppure Milik è arrivato una settimana dopo l’addio ufficiale di Higuain. La sensazione, che – attenzione – non scagiona il Napoli su quella che per noi è la verità (l’impreparazione all’addio dell’argentino), è che il colpo-Milik fosse già in canna da un po’. Solo dopo la certezza di Higuain alla Juventus si è accelerato, senza tirare sul prezzo (32 milioni, tantini) e considerando poi di investire quella cifra insieme a un altro attaccante, quell’Icardi che con Higuain azzurro non sarebbe mai stato cercato. Probabilmente, l’idea primordiale era quella di pagarsi il polacco con i soldi della cessione, a quel punto inevitabile, di Gabbiadini. Queste sono solo sensazioni di chi scrive, che sottolineano però come il progetto-Napoli fosse esistente e concreto. Il Napoli, dal punto di vista del mercato, ha la sola colpa di non aver creduto possibile un addio di Higuain. E di aver reagito a cose fatte, quindi un po’ tardi. Ma non troppo tardi, quella è un’altra cosa. 

Perché mancano venti giorni alla fine del mercato, e la direzione che il Napoli ha (ri)preso dopo lo sbandamento è quella giusta. Zielinski è un colpaccio, e se davvero fosse “accompagnato” dall’arrivo probabile di Rog, definirebbe una nuova era per il centrocampo azzurro. Ovvero, i tre titolari dello scorso anno (situazione difficilmente migliorabile se non con un top player dall’ingaggio altissimo) più due mezzali giovani e futuribili. Con Diawara, al posto o anche accanto a Valdifiori, pure il trio delle alternative sarebbe perfetto. Spingiamo per il guineano del Bologna, è un invito e un’esortazione. Infine, c’è anche la possibilità, in ultimissima istanza, di schierare in mediana Emanuele Giaccherini. Che sarà utilizzato come vice-Callejon, ma che agli Europei ha fatto (benissimo) proprio l’interno di centrocampo.

Cosa manca, ancora? Un portiere e un terzino, possibilmente ambidestro. L’idea Sportiello, ieri caldissima e oggi un po’ più fredda, era e resta quella perfetta. L’interesse c’è, esiste e l’affare potrebbe concludersi. Ma è vero pure che il Napoli sta decidendo in questi giorni cosa fare, pure in relazione alla situazione di una lista Figc che richiede obbligatoriamente la presenza di calciatori cresciuti nel vivaio. Come Gigi Sepe. Chi scrive non sarebbe felicissimo di presentarsi alla prossima stagione con i soli Reina e Sepe, soprattutto dopo aver assaporato la possibilità di avere il portiere dell’Atalanta. Però è una possibilità concreta, a questo punto.

Per il capitolo terzini e difesa in generale, c’è da fare attenzione a Maksimovic. Che, l’hanno scritto in pochi, ha una caratteristica importante: gioca da centrale, sì, ma è anche in gradi di disimpegnarsi come terzino di fascia. In un’interpretazione meno offensiva rispetto a quella di Hysaj, certo, ma le referenze ci sono. Prenderlo come aggiunta per il presente (la Coppa d’Africa a gennaio, maledetta, e i dubbi su Tonelli) e per un futuro senza Albiol e Koulibaly potrebbe essere vista pure come una concessione di una terza alternativa per il ruolo di terzino destro (prima di Maggio, magari). Una roba da grande squadra, comunque: Maksimovic sarebbe il quinto centrale di alto livello. Chi scrive, magari, investirebbe la stessa somma su De Sciglio fidandosi di Chiriches come quarto centrale, ma quella sul milanista sembra una boutade. Magari un sondaggio c’è anche stato, ma dopo un Europeo giocato benissimo, è difficile pensare a un Milan che possa cedere così facilmente il suo terzino. Che è finito anche in orbita Juventus, e che quindi sembra aspettare i bianconeri e Allegri. Vedremo come si muoverà il Napoli.

Infine, l’attaccante. Situazione spinosa. Il Napoli continua a provarci per Icardi, che chi scrive andrebbe a prendere di corsa, magari “ripagandoselo” in parte attraverso una cessione o l’inserimento (come contropartita) di Manolo Gabbiadini. Che è bravissimo, ma che c’entra (ancora) poco col modus giocandi di Maurizio Sarri. C’è una suggestione Cavani, destinata a rimanere tale.

La partita vera si gioca e si giocherà qui, per tutti. Per De Laurentiis, disposto a spendere tantissimo per un nueve. Un po’ per sostituire Higuain con un grande nome e un po’ per “calmare” la piazza. La stessa piazza che invoca adesso “grandi acquisti di grandi nomi a centrocampo e in difesa piuttosto che buttare i soldi per uno come Icardi”.

A questa stessa gente, chi scrive porrebbe una domanda: se la Juventus non avesse pagato la clausola per Higuain (e il Napoli avesse comprato comunque Tonelli, Giaccherini e Zielinski, non Milik), il progetto Napoli sarebbe comunque inesistente? Tra l’impreparazione a un meteorite che cade (cit.) e l’assenza di un progetto tecnico reale c’è una bella differenza, e questa domanda è pertinente pure se al limite dell’assurdo. Rispondete, apriamo il dibattito. Criticamente, non per criticare. Sono due cose diverse.

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