La squadra è ancora incompleta, ma i due polacchi fanno si presentano bene e fanno subito gioco. In senso letterale e di utilità nel contesto tattico.
Il 46esimo di Hertha Berlino-Napoli potrebbe essere stato l’inizio del futuro. O l’ultimo momento del passato, che è più o meno la stessa cosa ma vuol dire tutt’altro. Sono entrati Zielinski e Milik, vale a dire i due nuovi acquisti che possono giocare nel Napoli, che il Napoli può far giocare. Gli altri due sono fermi per infortunio, ma in ogni caso non possiedono il valore narrativo dei due ragazzi polacchi: Piotr e Arkadiusz, a parte i nomi semi-teologici, sono giovani e sono probabilmente forti.
Sulla prima cosa non si può controbattere, sulla seconda iniziamo ad avere qualche conferma. L’abbiamo avuta da questa amichevole di metà agosto, giocata mentre il campionato si approssima e il mercato è ancora vivo, ed è ancora fonte di problemi e preoccupazioni. Loro, che di questa entità dell’ansia sono l’espressione (potenzialmente) migliore, hanno fatto vedere buone cose. E le hanno fatto vedere anche se parliamo di un quasi esordio per entrambi, che sono passati su Napoli-Monaco come delle comete. Giusto un attimo.
Non può farci che piacere, soprattutto per il centravanti. Ci perdoni, Zielinski, ma di lui già sapevamo. Sapevamo, attraverso i media (quindi non c’è certezza matematica, assoluta), quanto Sarri lo avesse chiesto fin dal primo giorno di mercato come integrazione per il suo centrocampo. Quanto potesse ben interpretare il ruolo di mezzala tecnica, offensiva ma anche di corsa. Come potesse aumentare il tasso tecnico già alto di un centrocampo in difficoltà ritmica come quello del Napoli del primo tempo di oggi, con un Allan a zero e un Hamsik comunque presente ma non ispiratissimo e un Valdifiori non sempre bravo ad appoggiare compagni non proprio “immediati” nell’offrirgli un corridoio di passaggio. Sapevamo tutto, più o meno, e oggi non è che abbia fatto chissà quali magie. Del resto, Fabrizio D’Esposito ha scritto cose così nelle pagelle pubblicate giusto un’ora fa: «Ci voleva poco a fare meglio di Allan, ma il talento polacco con un intero tempo a disposizione aderisce con convinzione al modulo sarrita. E soprattutto, rispetto ad Allan, ragiona di più». Tutto giusto, e tutto bene. Zielinski non è una sorpresa, ma è una buona cosa che prima non esisteva. Un vice-Hamsik, un secondo centrocampista bravo a giocare il pallone. Benvenuto.
Milik, quindi. Usiamo anche qui le parole di D’Esposito per farvi capire meglio: «L’intesa con Mertens promette bene». Questa è la sorpresa, l’integrazione. La buona corrispondenza immediata con un contesto tattico. L’aderenza a principi di gioco che non erano i suoi, ma di Higuain. Che Arkadiusz ha elaborato a modo suo, e se vi sembra facile basta guardare quanto ha sofferto Gabbiadini per capire che tanto facile non è. Non per tutti. Questioni di caratteristiche, di gamba, di “movimentismo”: un neologismo che utilizziamo per far capire cosa ci è piaciuto di questo Milik subito a suo agio in azzurro (nero). La cosa che ci ha fatto più piacere oltre a un livello di conoscenza con i compagni che leggi nel gol su palla da dietro e nell’assist, sempre su palla da dietro. Due gol che, al netto della conclusione un po’ sporca (quella di Milik sulla sua realizzazione), descrivono situazioni che devono per forza essere state provate, state volute. E che l’ex centravanti dell’Ajax pare aver interiorizzato.
Parliamo di un’amichevole, non ci montiamo la testa. Il mercato del Napoli è ancora incompleto, mancano due-tre pedine. Però, da oggi abbiamo un po’ di certezza in più che quello che è arrivato finora è funzionale. Da “funzionale” a buono ci passano i giudizi personali di ognuno di noi. L’oggettività è che oggi sono entrati Zielinski e Milik e il Napoli ha segnato tre gol. Non male. È tatticamente affascinante, in prospettiva, l’idea Hamsik-Zielinski: per Alfonso Fasano, autore della cronaca della partita, è «un trio di piedi buoni, per cercare di far ripartire l’azione attraverso tre teste offensive». Una cosa che l’anno scorso non era possibile. Dal 46esimo di Hertha Berlino-Napoli, sì. L’inizio del futuro. La fine del passato è invece il 99 al posto del 9. Per il momento, lo dobbiamo dire, non è che questa operazione ci sia piaciuta e convenuta così tanto. Oggi, forse, possiamo posare la carabina da combattimento e imbracciare una doppietta. La speranza è arrivare a occupare le mani con gli applausi, senza armi. C’è tanta strada da fare. Abbiamo cominciato.