Alla fine Evra non scende in campo, e si rivede la coppia (scoppiata?) <strong>Ribery-Gourcouff</strong>, ma solo per poco. Lo psicodramma francese di cui abbiamo parlato un paio di giorni fa sempre sul Napolista (<a href="http://ilnapolista.it/?p=6801" target="_blank">http://ilnapolista.it/?p=6801</a>) continua per tutta la giornata di ieri, fino a che, in serata, Domenech ammette che ci sono alcuni giocatori che voglia di andare in campo proprio non ce l’hanno, ma che comunque si onorerà la maglia… le speranze non sono finite… siamo un gruppo e bla bla bla.
François, oggi, è tornato a darmi la parola e abbiamo scherzato un po’, anche perché qui ormai la maggior parte di quelli che conosco è conscia che il mondiale è finito al rigore di Blanco. E poi oggi c’è il Sudafrica, non proprio il Brasile – nonostante i colori e l’allenatore -, e almeno una vittoria permetterebbe ai galletti di tornare in patria diversamente dall’Anelka imbaccuccato in una felpa con cappuccio e coperto da grandi occhiali da sole, quasi a volersi nascondere… quasi (l’attaccante del Chelsea, comunque, è tornato in terra d’Albione senza fare fermate francesi).
I primi venti minuti li passo in strada, ma mi dicono che la Francia non stesse giocando proprio male, ma al rientro, non faccio neanche in tempo a cambiare lo status su facebook per <em>moquer </em>un po’ i francesi, che sento una tromba da stadio urlare. Sono i francesi qui attorno? No, gli italiani che esultano al gol del Sudafrica (ma c’è da dire, onde evitare accuse di guferia, che c’è vero tifo sudafricano da parte dell’amico che laggiù ci ha vissuto un po’ di tempo). Lloris fornisce l’ennesima papera agli statistici e il Sudafrica si ritrova incredibilmente in vantaggio. A quel punto è una discesa agli inferi di cui l’arbitro colombiano è novello Caronte. Mischia in area africana e Gourcouff ci dà di gomito. L’arbitro fischia. Fallo. Cartellino rosso per Cissé. Cissé? Sì l’arbitro sbaglia, ma non solo giocatore, secondo noi, bensì anche cartellino. Il giallo sarebbe stato sufficiente, ma si gioca in Sudafrica. Ad ogni modo il giocatore ad uscire è Gourcouff, almeno quello. La discesa, però, sembra senza fine e il secondo gol dei Bafana Bafana è una mazzata all’orgoglio francese. Negli spogliatoi dei Bleus immaginiamo il silenzio infernale.
Il rientro in campo non cambia di molto le cose, come neanche l’entrata di Titì Henry, anzi sono i sudafricani a prendere in pieno la traversa. Il pallino è sempre nei piedi sudafricani, che però hanno scarsa tecnica e si vede, ma ci mettono l’anima, perché il miracolo, non si sa mai, potrebbe essere dietro l’angolo.
I colleghi, ormai sfiduciati e spogliati di orgoglio patriottico, già fanno la conta dei sinonimi di “vergognoso” da usare nei propri pezzi, oltre a quelli che dovremo leggere domani. I telecronisti ormai puntano al minimo: “Chissà se riusciremo a segnare almeno un gol, che ci permetterà di tornare a casa almeno col minimo”, contenti loro. Nel frattempo un paio di buoni tiri dei Bafana, ma qualche stop di troppo sbagliato permette ai francesi di accorciare le distanze. Quasi esultano i telecronisti. <em>Allez-y allez-y le Bleus</em> (Andiamo, andiamo Bleus <em>ndr</em>), sì, andiamo… a Parigi però. Per la serie “Nota triste y final”, da Twitter apprendiamo del rifiuto di Domenech di stringere la mano a Parreira, giusto per dare un tocco di vergogna in più…
Epilogo. Ieri sera sono andato a vedere lo spettacolo di Saviano “La Bellezza e l’Inferno” , in cui si racconta la storia di Mama Africa <strong>Miriam Makeba</strong>. Ecco, penso: chissà cosa avrebbe pensato Mama Africa oggi. Non lo sapremo mai, ma siamo certi di una cosa, ovvero che alla faccia delle vuvuzela, un paese intero ballerà al ritmo di Pata Pata. Scommettiamo?
Di Francesco Raiola