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Orietta Berti: «Brass mi voleva nei suoi film. Chiamava e mia madre diceva: “C’è quello dei film sporchi”»

A La Stampa: «Mi dissero che con quello che avrei guadagnato avrei potuto comprare 4 appartamenti, ma avrei messo in ridicolo Osvaldo»

Orietta Berti: «Brass mi voleva nei suoi film. Chiamava e mia madre diceva: “C’è quello dei film sporchi”»

La Stampa intervista Orietta Berti. Al momento è in tv come opinionista al Grande Fratello Vip. Proprio in quella sede, ha raccontato di quando si è suicidato Tenco lasciando quel biglietto di protesta contro la giuria di Sanremo che mandava in finale “Io tu e le rose”.

«Ho sofferto molto, per fortuna mi hanno aiutata. La canzone aveva venduto un milione e mezzo di copie, ma ho avuto una sensazione di isolamento. La tv aveva solo due reti, fino al ’68 non ci sono potuta tornare e tutti mi evitavano. Altra fortuna, il pubblico non mi ha mai mollata, ero giovane e alle prime armi… pensi ci fossero stati i social».

Orietta Berti racconta di quando Playboy la voleva nuda in copertina e lei disse di no.

«Non solo per il pensiero che mia suocera mi avrebbe portato via mio marito. 55 anni fa, anche mia mamma era una marescialla. Mi dissero al tempo che con i soldi che avrei guadagnato avrei potuto comprare 4 appartamenti, ma intanto avrei messo nel ridicolo Osvaldo. In quel periodo facevano film un po’ spinti, con attrici come Edwige Fenech. Un giorno mi chiamò Tinto Brass, rispose mia mamma: “C’è quello che fa tutti quei film sporchi”. Invece lui disse: “Non la faccio spogliare, deve fare la maggiore”. Tante altre volte mi ha chiamata: “Ho una parte per lei”. Avrei invece volentieri comprato un titolo nobiliare, andai dal marchese Manodori di Reggio Emilia con Osvaldo, sapevo che vendeva il titolo. E comprammo invece due quadri del Seicento che sono ancora nel salone. Lo sa che Serena Dandini è duchessa? Me lo ha detto lei».

Rivendica di essere una donna normale.

«Io sono una donna normale, e faccio questo lavoro da diva. Non ne ho mai avuto l’atteggiamento, però mi vesto da Nicolò Cerioni che veste i Måneskin, Achille Lauro, Jovanotti. Mi vesto da diva, ma sono normale. Faccio notare che da 40 anni mi produco da sola, dischi e concerti. Se non mi vedete qui è perché canto all’estero. Ammiro tantissimo Mina e cercavo di imitarla: ma Giorgio Calabrese, il suo autore che mi scoprì, mi disse: “Non devi imitare nessuno, hai una bella voce, usala come sei”. Mi ha mandata a un’etichetta internazionale, la Philips. Bisogna essere intelligenti a decidere, con Osvaldo abbiamo sempre cercato di capire da quelli che ne sanno più di noi. È anche bello vivere nella normalità, pensi a quelli che debbono inventare tutto e poi non entrano nel personaggio che si sono creati».

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