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Simeone e Raspadori, una concorrenza senza invidie

La Gazzetta: il senso di squadra che Luciano Spalletti è riuscito a innescare nei propri ragazzi. La conferma dell’ottimo lavoro della società

Simeone e Raspadori, una concorrenza senza invidie
Ci Napoli 07/09/2022 - Champions League / Napoli-Liverpool / foto Carmelo Imbesi/Image Sport nella foto: Giovanni Simeone-Fabinho

Simeone e Raspadori, una concorrenza senza invidie. Ne scrive la Gazzetta.

Una sintonia che sta funzionando. All’indomani dell’infortunio d Victor Osimhen, la concorrenza per il posto di centravanti nel Napoli si è scatenata ma senza invidie, con un senso di squadra che Luciano Spalletti è riuscito a innescare nei propri ragazzi. Giacomo Raspadori e Giovanni Simeone hanno iniziato ad alternarsi lì davanti e hanno sempre garantito gol e soluzioni utili alla squadra.

Ciò che però più conta è che sta funzionando il progetto di profonda ristrutturazione operato dalla società nella scorsa estate. Perché con Raspadori e Simeone sono stati ingaggiati giocatori non solo “affamati” e vogliosi di affermarsi, ma anche con caratteristiche diverse che tutte ben si sposano al progetto di gioco portato avanti con Spalletti.

Simeone a La Nacion

Le parole di Simeone nella bellissima intervista a La Nacion:

Ogni minuto conta. È la qualità, più della quantità. L’ho imparato quando mio padre lasciò l’Argentina e andò in Spagna, e lo vedevo due settimane all’anno. Ed è lì che ho imparato la qualità del tempo. Ho avuto poco tempo con mio padre, e quei momenti li ho vissuto intensamente perché poi avrei potuto rivederlo anche dopo un anno. Da quel momento ho capito che la qualità era molto più importante della quantità. Se approfitti dei 5, 10, 15 minuti che un tecnico ti dà, sicuramente ti darà altre possibilità. Sono cresciuto così nel football.

È molto comune nei calciatori dare la colpa agli altri. Ho conosciuto tanti giocatori, me compreso, che preferiscono puntare il dito contro gli altri. È umano. Succede perché non ci fermiamo a pensare: “perché è successa una cosa del genere, cosa ho fatto per farlo accadere, ho fatto qualcosa di sbagliato?”. No. Preferiamo accampare delle scuse. Con una scusa il problema non è più tuo,  lo trasferisci. Se te ne liberi, non è più tuo. Ed è facile accusare l’allenatore di non farti giocare. Noi giocatori siamo pieni di alibi che poi sfociano in incontri di gruppo tossici, perché prima o poi si finisce per parlare male di qualcuno. Quei gruppi sono negativi. La squadra si divide in gruppetti. Nelle squadre che vincono, che sono poche, si vede invece una grande affinità tra tutti. Non è un caso. E sono pochi i gruppi del genere, perché il calcio è pieno di chi preferisce gli alibi.

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