ilNapolista

Napoli, perché non giochi felice ed elimini le gerarchie?

I sudori freddi di Pescara. Koulibaly pensa a Londra, Albiol a Londra. Consoliamoci: l’anno scorso perdemmo.

Napoli, perché non giochi felice ed elimini le gerarchie?

Sudori estivi, sudori freddi, sregolatezze alimentari, bulimie a strisce e anoressie azzurre, fantasmi gialli e rossi, dragoni a strisce rosse e nere, tigri nere e blu… ce n’è per tutti i gusti: il caro estinto, il traditore, il settantuno dopo il trentasei, cento sigarette e litri di sudore. Il mister suda, capelli corvini, i ragazzi sudano, l’Adriatico è umido, gli avversari corrono anche se non paiono irresistibili.

KK pensa a Londra, Raul alle mensole della villa a Valencia, e nessuno pensa a Benali, che fino all’ultimo ho creduto si chiamasse Ben Alì, ex dittatore tunisino, in impeto di vendetta contro la primavera napoletana (età media 23 anni), e soprattutto la linea a quattro è sbandata e lo si poteva apprezzare già a Berlino, graziata dagli scadenti tedeschi ben oltre i suoi meriti. Ghoulam ha evidentemente bisogno di qualcuno che lo mandi affanculo per restare concentrato, Insigne idem, Callejon corre ma al centro trova spettri che si aggirano per il campo, e non sono ahimè quelli marxiani ma quelli lunari di Gabbiadini, che ormai vive con i bagagli fatti alla sera e disfatti alla mattina. Non si sottrae al gioco di squadra il centrocampo tutto, che dorme placido mentre gli anonimi e ripeto, per niente trascendentali “delfinotti”, si sbattono, tutti uguali, tutti tarchiati, pelati, uno con gli slippini bianchi che pare Zingaretti, e producono il risultato di due a zero.

Due.

A zero.

È come quando elabori un lutto e casualmente , proprio quando decidi di uscire di casa e prendere una boccata d’aria, incontri solo persone che ti ricordano del defunto non sapendo che è andato via per sempre.

E ogni cento metri devi raccontare tutto daccapo, ricostruendo cause e situazioni, rivivendo ogni sette minuti lo stesso dolore.

La squadra si muove a memoria ma gioca in dieci.

Io non capisco perché ogni volta si debba ricominciare da zero, ogni volta col morto fresco in casa, che si chiami coso o che si chiami cosetto, ogni anno un traditore da maledire, un pappone da odiare, una squadra da ricostruire.

Perfino Hamsik perde la pazienza e chiede il cambio.

Mertens segna due gol e guarda in cagnesco il mister.

Che ti succede Napoli nostro?

Perché non giochiamo felici della nostra gioventù? Dei bei polacchi alti forti e aitanti?

Ma soprattutto, perché ancora gerarchie? È tempo di crescere, tutti. Dateci gli undici migliori e non quelli “in cima alla gerarchia”.

Forse un problema di 90 minuti nelle gambe, non so, sono solo un tifoso, non scatto nemmeno dal divano al bagno, forse una metodologia che però sinceramente andava bene con il Paròn Rocco, ma ho avuto l’impressione che i tre subentrati ne avessero di più, nella testa e nelle gambe. Una bella ripresa, un orribile primo tempo.

Mi sento abbastanza ottimista, ma a questo punto la società deve scoprirsi: vogliamo questo gruppo per quattro anni con questo allenatore. Vogliamo crescere ma costruire la vittoria attraverso una squadra. Basta nomi? Allora smettiamola di vendere per fare cassa. Perché alla fine il problema è questo. Si dice che Napoli non sia una piazza di passaggio, e allora lo dimostri la società. Fare un mercato “verde” va bene, ma allora alleniamoli per 4 anni senza cedere alle prime sirene. Spero che ora chi chiedeva 4 milioni capisca che per 4 milioni si deve tirare almeno 8 volte in porta e chi si valuta 60 milioni non può farsi scappare Caprari.

Caprari.

Quindi non so che succederà, ma adesso basta. Teniamoli cinque anni e ragioniamo sul serio per vincere. Senza nomi. Senza divi. Sono sicuro che la squadra crescerà, ma temo che in Europa acchiapperemo buone mazzate se non aumentano i ritmi.

Però l’anno scorso di questi tempi tutti volevano la testa del mister, e quindi mi pare un buon progresso aver debuttato con un pari anziché con una sconfitta.

Quindi, ora arriva il fresco, sudiamo di meno, ragioniamo, lisciamo l’erba, e andiamo via con la fidanzata (o fidanzato) giovane conosciuta alle esequie, senza pensare all’amata moglie (o marito) defunta e seppellita, che ameremo sempre, ma che ricordiamo anche per le sue lune storte, forse le sue incostanze che cercavamo di colmare. La vita è una, e il campionato è lungo. Forza Napoli.

ilnapolista © riproduzione riservata