Il tecnico è ripetutamente osannato nonostante l’inizio sia piuttosto infelice. È la dimostrazione che la narrazione calcistica prescinde dai fatti
Gli inglesi del Brighton con Graham Potter in panchina avevano disputato sei gare di Premier League (più una in Coppa di Lega), ottenendo quattro vittorie (più una in Coppa di Lega), un pareggio e una sconfitta, avevano realizzato undici reti (più tre in Coppa di Lega) e ne avevano subite cinque (tutte in campionato); con De Zerbi, invece, hanno finora totalizzato due sconfitte e un pareggio (quello per 3-3 nella gara d’esordio a Liverpool con i Reds) in tre gare, ha messo a segno tre reti (tutte realizzate nella prima gara) e ne ha subite sei. In soldoni, con Potter il Brighton viaggiava in campionato ad una media di 2,166 punti a partita, con De Zerbi la media è scesa a 0,666; con Potter gli inglesi hanno avuto una media realizzativa di 1,833 reti a partita, con De Zerbi di 1 mentre per quanto riguarda le reti subite con Potter la media era 0,833 reti a partita, con De Zerbi la stessa è di 2.
Ovviamente tre gare con il nuovo allenatore sono troppo poche per fare un confronto e stilare un bilancio (tantomeno si può escludere con certezza che il calo avuto dal Brighton nelle ultime tre partite sarebbe stato scongiurato se fosse rimasto Potter in panchina…) ma gli estremi per dire che l’esperienza inglese del tecnico italiano non è iniziata nel migliore dei modi ci sono tutti.
Eppure secondo tantissimi “competenti di pallone” nostrani (Cassano in testa), coloro per cui la percentuale di possesso palla e il numero di passaggi consecutivi contano più dei punti fatti e dei gol segnati (sic!), nonché l’intera redazione di Sportitalia, De Zerbi (lo stesso che all’indomani della finale di Champions League persa dal Manchester City di Guardiola contro il Chelsea di Tuchel disse testualmente “meglio perdere una finale di Champions con Guardiola in panchina che vincerla con un altro allenatore!”…) è uno dei migliori allenatori italiani della storia, un predestinato, un dono della Provvidenza.
Guardiola è sine ullo dubio un grandissimo allenatore, uno dei più bravi in assoluto e sarà celebrato per sempre come tale, ma i suoi “seguaci-tifosi-ammiratori” sono peggio delle piaghe d’Egitto.