Dal Corriere del Mezzogiorno. La singolarità di una città che riscopre l’orgoglio identitario a corrente alternata e in cui la metro ogni 12 minuti è una conquista
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De Laurentiis, il tennis e la metropolitana
C’è la Napoli che celebra con giubilo il passaggio della frequenza della metropolitana da 14 a 12 minuti (salvo complicazioni s’intende, dovessero venirci le vertigini). C’è la Napoli che si erge a difesa della dis-organizzazione di un torneo di tennis le cui inefficienze hanno fatto il giro del mondo. E guarda caso esponenti di questa categoria sono allo stesso tempo orgogliosi alfieri dell’opposizione a un’azienda che ormai da dodici anni è leader italiana nel proprio settore e portabandiera della Napoli che funziona e raggiunge risultati. Stiamo parlando ovviamente dell’azienda Calcio Napoli presieduta da Aurelio De Laurentiis che ahinoi pare non sia appassionato di tennis. Se dobbiamo difendere gli organizzatori del torneo di Napoli, allora per Aurelio proponiamo una statua gigante modello Saddam in piazza del Plebiscito.
La squadra dell’azienda fiore all’occhiello della città è al momento prima in classifica in Serie A, prima nel girone di Champions davanti a Liverpool e Ajax. E da circa due settimane è destinataria di elogi persino eccessivi anche perché stridono con i de profundis che media e ambiente hanno intonato instancabilmente per tutta l’estate.
Neanche a farlo apposta domenica il Napoli sfiderà la Roma di Friedkin il presidente statunitense che pochi mesi fa era portato dai tifosi azzurri come esempio di uomo capace di rivitalizzare l’entusiasmo della piazza. A differenza del “romano” (che sarebbe De Laurentiis). Passaggio chiave del malumore della piazza napoletana è stato l’ingaggio di Paulo Dybala presentato in pompa magna al Colosseo quadrato. I Friedkin (padre e figlio) avevano precedentemente portato a Roma Mourinho (che qui sarebbe stato massacrato) e concluso la stagione con la vittoria della Conference League (a Napoli l’Europa League è definita una coppetta, non osiamo immaginare la Conference). L’imprenditore americano ha chiuso una campagna acquisti all’antica: imbottita di parametri zero. Ottimi calciatori, alcuni un po’ anziani, per una stagione “o la va, o la spacca”. Se lo possono permettere poiché il fenomeno vero lo hanno in panchina: il portoghese insensibile ai richiami del calcio contemporaneo tutto possesso palla ed expected goals.
Ma il club che ha stravolto il calciomercato, ha creato potenziali 200 milioni di plusvalenze e allo stesso tempo notevolmente rafforzato la squadra, è stato il Napoli di De Laurentiis e Giuntoli. Decisamente più innovatori dell’imprenditore a stelle e strisce. Un esempio di straordinaria efficienza aziendale. Il Napoli ha dimostrato di avere più competenze e più conoscenze degli altri. Ora fa sorridere la lunga teoria di persone che Kvaratskhelia lo avevano scoperto già: chi tre anni fa, chi il giorno dell’esame di licenza media, chi addirittura lo aveva opzionato dopo aver visionato l’ecografia quando era nel grembo della madre. Conoscenza è potere. E il Napoli ne sapeva più degli altri. Ha investito perché non è mai stato nella condizione “o la va o la spacca”. Il Napoli va da quindici anni. Nonostante un trattamento mediatico nazionale che si ostina a meravigliarsi come se ci trovassimo davanti a una neopromossa, mentre colossi d’argilla come Juventus e Inter mostrano con evidenza crepe persistenti e pericolose.
Roma-Napoli, ovviamente, non è partita dal risultato scontato. Il Napoli è più forte, è più tecnico. Ma nello sport non sempre basta per vincere. Fin qui la squadra di Spalletti ha superato tutti gli esami. Anche l’allenatore – inizialmente guardingo, fin troppo, sulle capacità dei nuovi arrivati – si è dovuto ricredere di fronte alla personalità dei calciatori. L’esperienza è un fattore spesso sopravvalutato. Roma-Napoli non è più il derby del Sud. È la sfida del calcio del Centro-Sud all’impero calcistico del Nord. E tra i due club il ruolo di locomotiva dell’innovazione è per distacco assegnato al Napoli di De Laurentiis. È una partita importante, non decisiva. Anche se sappiamo bene che alla prima sconfitta riaprirà l’autostrada della contestazione costretta da inizio stagione a chiudere per assoluta mancanza di automobili.
(tratto dal Corriere del Mezzogiorno del 21 ottobre)