ilNapolista

Tarantino, Boskov lo chiamava Tarantella: «Maradona mi intimoriva»

L’ex calciatore che ha disarmato il folle di Assago. Arrivò a Napoli giovanissimo, i suoi ricordi di Diego e di Napoli-Fiorentina 3-2

Tarantino, Boskov lo chiamava Tarantella: «Maradona mi intimoriva»

Taglialatela ha ricordato che Boskov lo chiamava Tarantella. Anche nelle interviste.  Massimo Tarantino, classe 71 al Napoli dal 1989 al al 1996, oggi protagonista per aver disarmato il folle che nel centro commerciale di Assago salvando, tra gli altri, il difensore del Monza Pablo Mari’.

«Ma chi è ‘sto Tarantino?» – avranno pensato i più giovani.

È stato un arcigno laterale difensivo. Oltre che al Napoli ha giocato al Monza, al Bologna, al Como, alla Triestina. Arrivò anche all’Inter, la sua squadra del cuore, dove però, intervento dopo intervento a causa di un problema serio al tendine d’Achille, non riuscì mai ad esordire. È lì che si rifugiò nella musica, l’altra compagna della sua vita oltre al pallone.

In un’intervista “Storie di calcio“, Tarantino raccontò qualche tempo fa della sua passione per il rock ‘n roll, della sua sala d’incisione nella casa di Binasco e dell’amicizia con Mario Riso, batterista dei Movida. Ma poi parlò soprattutto di Diego Armando Maradona, come capita a tanti di quelli che hanno avuto la fortuna di giocarci. A Napoli Tarantella, appena maggiorenne, riuscì a vivere l’ultima fase della militanza partenopea di Diego. «Per me – disse sempre a Storie di Calcio – era una figura carismatica: non faceva differenze, la sua grande umanità era un punto d’appoggio per tutti. Per me, ragazzo di Sicilia, Napoli era una realtà fuori dal normale. Ora è diverso, i ragazzi sono scafati, ma allora guardavamo con timore gli anziani. Una volta dovevo chiedere una cosa a Maradona: mandai avanti Francini».

Tarantino si riferiva alla stagione 89-90, prima di Napoli-Fiorentina 3 a 2. Non si sapeva se Maradona sarebbe tornato dal Paranà.

«Tornò alla vigilia della partita con la Fiorentina e partì dalla panchina, accanto a me. Quella domenica non la scorderò mai. Salivo le scale che portavano sul prato del San Paolo dietro di lui. Quando siamo entrati in campo ci ha accolti un incredibile boato. Un’emozione unica percorreva lo stadio. Non l’ho mai più avvertita. Avevo la pelle d’oca».

Di Maradona Tarantino ha parlato anche al Guerin Sportivo, un anno e mezzo fa. Lui che oltre a Diego ha giocato con Ronaldo il Fenomeno.

«Sono stato fortunato ad aver avuto la possibilità di giocare insieme a tantissimi calciatori straordinari. Quello che mi ha impressionato di più è stato Maradona. Allenarsi insieme a Maradona è unico: puoi ammirare tutti i giorni qualcosa che è impossibile da replicare, uno spettacolo costante. L’altro che mi ha emozionato vedere da vicino è stato Ronaldo. Lui, come Maradona, anche se con caratteristiche diverse, era imprevedibile. Ogni volta che prendeva il pallone non sapevi mai cosa sarebbe potuto accadere»

Al Guerin Sportivo, nella stessa intervista, disse pure della sua nuova vita, dei suo progetti. «Mi piacerebbe cercare di capire qual è in Italia la difficoltà più grande che hanno i nostri giovani per essere competitivi rispetto ai quelli europei; cosa possiamo fare per rendergli il percorso migliore. Perché in Italia non abbiamo carenza di talenti, ma non li coltiviamo nel modo giusto. I talenti c’erano 50 anni fa e nascono adesso. I nostri settori giovanili sono pieni di talento, soltanto che non riusciamo ad offrirgli un percorso adeguato. Non c’è carenza di talento, ma di percorso formativo e di sviluppo».

L’ultima cosa che s’aspettava – il buon Tarantino – sarà stata proprio quella di tornare sulle prime pagine dei giornali per essersi reso utile nell’evitare un omicidio.

ilnapolista © riproduzione riservata