Voli, biglietti, alloggio e soldi in cambio di tifosi-influencer da tutto il mondo. Centinaia di adesioni. Ma non si può criticare il Paese, e bisogna segnalare chi lo fa
Voli gratuiti per la Coppa del Mondo. Biglietti gratuiti per le partite. Alloggi gratis e anche un po’ di soldi da spendere. Basta tifare per il Qatar, e fare un po’… le spie di regime. E’ l’offerta, sancita da un regolare contratto, che il Paese che ospita il Mondiale invernale tra mille polemiche ha lanciato, ottenendo anche un certo successo di adesioni. Lo racconta il New York Times.
I tifosi selezionati con cura “dovranno cantare ciò che gli viene detto di cantare, non criticare mai il Qatar e, cosa più controversa, segnalare post sui social media pubblicati da altri tifosi troppo critici”. L’invito è stato rivolto a settembre ai tifosi delle 32 nazionali che si giocheranno il Mondiale. Sono già centinaia quelli che hanno accettato, e si sono già recati in Qatar per lussuose visite pre-Mondiali, anche quelle ovviamente pagate dagli organizzatori.
L’offerta nasce – spiega il Nyt – da un programma di coinvolgimento dei tifosi avviato nel 2020, ed è la prima volta che una nazione ospitante paga gruppi di tifosi di tutte le nazioni in competizione per partecipare alla Coppa del Mondo. Ma non è la prima volta che il Qatar lavora per riempire gli stadi di voci amiche; nel 2019, i lavoratori migranti e gli scolari furono arruolati per riempire i posti vuoti ai campionati mondiali di atletica leggera a Doha.
I tifosi “stipendiati” – fino a 50 da ogni Paese – dovranno esibirsi in una cerimonia prima che il Qatar apra il torneo contro l’Ecuador il 20 novembre. E ovviamente i rappresentanti del comitato organizzatore hanno cercato di sdrammatizzare i requisiti espliciti e impliciti nell’offerta: “Non c’è alcun obbligo di promuovere o fare nulla”, ha detto in un’intervista Ahsan Mansoor, il direttore del coinvolgimento dei tifosi per la Coppa del Mondo.
Secondo documenti e contratti esaminati dal New York Times i partecipanti sono avvertiti che, sebbene non venga loro chiesto di essere un “portavoce” per il Qatar, “ovviamente non sarebbe appropriato denigrare” il Paese o il torneo.
Una clausola del codice di condotta chiede loro di “segnalare eventuali commenti offensivi, degradanti o ingiuriosi” agli organizzatori fatti da altri. Ove possibile, dice il codice, dovrebbero fornire anche gli screenshot.
Il programma per portare in Qatar tifosi-ambasciatori è nato nel 2020, quando il Comitato Supremo ha contattato le federazioni nazionali di tutto il mondo e ha chiesto di essere messo in contatto con i principali gruppi di tifosi per comprendere meglio le esigenze dei visitatori. “Il Qatar – spiega il New York Times – non ha alcuna tradizione nell’ospitare grandi eventi sportivi e molto poca in termini di cultura nazionale dei tifosi, ed era alle prese con un compito complesso: come creare un’esperienza che fosse autentica per i tifosi in visita, ma anche che si adattasse alle norme culturali del Qatar, una nazione musulmana conservatrice”.