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Gravina e il caso D’Onofrio: «Ho chiesto chiarimenti a Trentalange sulle modalità di selezione»

Lo riporta la Gazzetta. Il presidente Figc: «la sua nomina è di esclusiva pertinenza del comitato nazionale su proposta del presidente Aia»

Gravina e il caso D’Onofrio: «Ho chiesto chiarimenti a Trentalange sulle modalità di selezione»
Mg Londra (Inghilterra) 01/06/2022 - Finalissima 2022 / Italia-Argentina / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Gabriele Gravina

Il presidente della Figc Gabriele Gravina interviene sul caso D’Onofrio il procuratore capo degli arbitri arrestato per droga. Fu nominato procuratore capo degli arbitri mentre era ai domiciliari.

Scrive la Gazzetta:

L’arresto dell’ormai ex procuratore capo dell’Associazione arbitri Rosario D’Onofrio, premiato a luglio dall‘Aia e oggi accusato di associazione a delinquere nell’indagine che giovedì ha portato a 42 ordini di custodia cautelare (26 in carcere, tra cui lui) per traffico internazionale di droga, è un tale scossone per l’intero sistema calcistico che è impossibile pensare non abbia conseguenze importanti. Lo ha lasciato intendere anche il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina, che ieri ha così commentato la notizia: «Sono sconcertato. Una cosa è certa, la Figc assumerà tutte le decisioni necessarie a tutela della reputazione del mondo del calcio e della stessa classe arbitrale».

«Ho subito chiesto riscontro al presidente Trentalange sulle modalità di selezione del procuratore, in quanto la sua nomina è di esclusiva pertinenza del comitato nazionale su proposta del presidente Aia», ha detto ancora Gravina. In particolare la Figc vuole capire come sia stata possibile la nomina di marzo 2021 visto che, da quanto risulta dagli atti dell’indagine (il procuratore Chinè li ha già chiesti), D’Onofrio fosse stato arrestato già nel 2020 (condanna a 2 anni e 8 mesi, 4 in carcere).

Come ha scritto oggi il Corriere della Sera:

Quarantadue anni, ex ufficiale medico dell’esercito poi sospeso quando s’è scoperto che non aveva la laurea in medicina, casa nel Milanese, questo D’Onofrio era entrato in Aia nel 2013 sotto la lunga presidenza di Marcello Nicchi. Primo incarico: giudice sportivo. «Un funzionario serio, applicato, puntuale, preciso, apprezzatissimo» assicura chi lavorava con lui, incredulo. Tanto che nel marzo del 2021 arriva addirittura la promozione, e che promozione: il neo presidente Alfredo Trentalange lo nomina capo dell’ufficio indagini degli arbitri.

A luglio, gli avevano consegnato il premio Concetto Lo Bello come «dirigente nazionale particolarmente distintosi»: un dettaglio che non fa altro che acuire l’imbarazzo del mondo arbitrale, che si ritiene parte lesa e starebbe valutando azioni legali. Il danno d’immagine è enorme. Ripararlo non sarà semplice.

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