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Maradona nel ’92: «Ferlaino non vuole più vincere. La Juve era il mio grande sogno»

Sul Guardian l’intervista del 92 ora in un libro: «Il Napoli mi ha amato in modo soffocante. Ferlaino ha rinnegato la promessa. Berlusconi sta uccidendo il calcio»

Maradona nel ’92: «Ferlaino non vuole più vincere. La Juve era il mio grande sogno»
archivio storico Image Sport / Napoli / nella foto: Diego Armando Maradona foto Imago/Image Sport

Il Guardian ripropone un estratto modificato di un’intervista di Bruno Bernardi a Maradona, pubblicata su La Stampa del settembre 1992. L’intervista è immediatamente successiva alla fine della squalifica di Diego e al suo passaggio al Siviglia di Bilardo. La chiacchierata con Bernardi è inserita nel libro “Diego Maradona: l’ultima intervista e altre conversazioni”.

Maradona: Quando ero disperato – per i consigli di Claudia Villafañe, Marcos Franchi e del medico – volevo tornare a giocare, anche a Napoli. Feci l’ultimo tentativo con le 21 condizioni che riguardavano più l’uomo che il denaro. Non dovevo neanche un dollaro a Ferlaino perché con il nuovo contratto avevo già giocato tre stagioni. Piuttosto, era il Napoli che mi doveva 7 milioni, una cifra che comprendeva anche l’anticipo per il 1992-93. Sarebbe bastata un po’ di buona volontà. Quando mi hanno telefonato Careca, Crippa e De Napoli mi hanno toccato nel profondo del cuore. A Napoli ho tanti amici, dentro e fuori dal calcio. Ed è solo colpa di Ferlaino se sono al Siviglia.

Bernardi: Ferlaino ti augurava un futuro da dirigente.

Maradona: Se mai lo diventerò, non collaborerò con Ferlaino. Lui ed io siamo troppo diversi.

Bernardi: Il Napoli ti ha dato tanto ma cosa ti ha tolto?

Maradona: Il Napoli mi ha amato in modo soffocante, senza mai un attimo di pace per farmi respirare. Speravo, e mi avevano promesso, che dopo due o tre anni sarebbe cambiato, invece la pressione è aumentata. Non biasimo i napoletani. Ho colto la promessa che Ferlaino mi ha fatto che se avessimo vinto la Coppa Uefa mi avrebbe licenziato con una stagione di anticipo. L’ha rinnegata. E fu allora che andai fuori di testa.

Maradona: la Juve era il mio grande sogno e sarei stato il giocatore che continua a parlare e urlare in campo, trascinando i compagni, il tipo di giocatore che mancava dai tempi di Roberto Bettega e Marco Tardelli, quando la Juve vinceva tutto. A Torino avrei collezionato titoli, sarei ancora in una città dove puoi camminare tranquillamente per via Roma senza essere molestato, come quando ero in Italia quei primi mesi, eppure a Napoli non potevo uscire dall’albergo. Roberto Baggio è un fuoriclasse, forse l’unico insieme a Claudio Caniggia che può diventare il mio erede, ma deve soffrire come sta facendo ancora per un paio d’anni in più per fare esperienza e maturità. La Juve è una società straordinaria e davanti all’Avvocato bisogna togliersi il cappello. È troppo forte, a chilometri di distanza da Berlusconi.

Bernardi : Adesso è il Milan che domina e si concede il lusso di mandare in tribuna Ruud Gullit.

Maradona: Assurdo. Ho molta rabbia nei confronti di Berlusconi: è un egoista che ha sei stranieri non tanto per rafforzare il Milan, ma per indebolire la concorrenza. Sta uccidendo il calcio. Capisco il potere di ciò che mi ha ferito così tanto, ma Gullit non merita un trattamento simile. E oltre a Ruud, il pubblico è penalizzato dall’essere privato di vedere un asso come l’olandese che gli dà tanta gioia. Se non serve, dovrebbero darlo al Siviglia.

Maradona: è una conseguenza delle richieste che il club di Lentini ha fatto al Torino. Lentini sembrava già della Juve e Berlusconi se lo è portato via con un contratto irrinunciabile. Mi risulta che Lentini guadagni anche più di me. Sicuramente è un grande attaccante ma non è un fenomeno.

Bernardi: Allora il Milan è inattaccabile?

Maradona: possono vincere ancora lo scudetto. La Juve resta però la nemesi del Milan e non può permettersi di pensare al futuro acquistando giovani; deve pensare a vincere subito e a rafforzarsi con giocatori ricchi di personalità. Per intenderci, il club ha bisogno di uno tipo Carlo Ancelotti che domini il campo e metta pressione psicologica sui compagni e sugli avversari. Le altre squadre non sono pronte per competere con il Milan. Non l’Inter, a cui manca un Lothar Matthäus dei tempi migliori per sperare di vincere la Coppa Uefa. Non il Napoli: Ferlaino non vuole più farne una squadra vincente. Né la Sampdoria che ha perso Gianluca Vialli. Non la Roma del mio amico Caniggia. Non il Toro che ha una buona rosa, ma non ha bisogno dello scudetto.

Bernardi: Ti manca la nostra Serie A?

Maradona: Molto. Ma ora sono in Spagna. Penso alla partita di domani del Siviglia contro il Bayern di Matthäus: vedrete un grande Maradona. Ho anche invitato il re Juan Carlos. E sto pensando al mio debutto nella Liga il 7 ottobre.

Bernardi: Non punti a USA 94?

Maradona: è presto e ho tanti dubbi. Per prima cosa devo riconquistare il mio posto in Nazionale per il Mondiale che sarebbe il mio ultimo e che potrebbe essere distorto dalle differenze di clima e di fuso orario. A Italia 90 siamo andati in finale perché Vicini non giocava con Pietro Vierchowod: se avesse giocato in difesa non avremmo mai pareggiato e raggiunto la finale ai rigori. E prego Dio che gli azzurri di Sacchi non raggiungano le vette del Milan, altrimenti diventeranno i più forti e non ci sarà niente per nessuno.

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