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L’Arabia Saudita ha sconfitto Messi, ma nel frattempo se l’era già comprato

The Athletic spiega i conflitti di interesse dell’argentino, pagato oltre 25 milioni di sterline dai sauditi per promuovere il turismo

L’Arabia Saudita ha sconfitto Messi, ma nel frattempo se l’era già comprato
Argentina's forward #10 Lionel Messi reacts during the Qatar 2022 World Cup Group C football match between Argentina and Saudi Arabia at the Lusail Stadium in Lusail, north of Doha on November 22, 2022. (Photo by Antonin THUILLIER / AFP)

Non è stata solo una partita. L’Arabia Saudita ha sconfitto Messi, ne ha inguaiato il cammino verso la gloria Mondiale, ma prima lo aveva già “comprato”. I rapporti d’affari tra la stella argentina e lo Stato governato dal principe ereditario Mohammed bin Salman sono al centro di un caso, piuttosto intrecciato, di interessi in conflitto. Che affronta in un lunghissimo articolo The Athletic.

In ballo, oltre alla credibilità del giocatore e di un sacco di soldi, c’è la candidatura per il Mondiale del 2030, per il quale al momento c’è solo un’offerta ufficiale, quella congiunta di Spagna, Portogallo e Ucraina, Ma ne arriveranno altre due: quella sudamericana, composta da Argentina, Uruguay, Paraguay e Cile; e quella di Arabia Saudita, Egitto e Grecia.

Il problema è che Messi è considerato un promotore del Mondiale sudamericano ma anche di quello in Arabia Saudita. Da un lato l’appartenenza, dall’altro i quattrini. Un mare di quattrini. A maggio Messi ha firmato un lucroso accordo per promuovere il turismo in Arabia Saudita che punta moltissimo su quel Mondiale. La durata e i termini ufficiali dell’accordo di Messi non sono stati resi noti. Ma il Telegraph ha svelato che Cristiano Ronaldo aveva rifiutato un’offerta di oltre 5 milioni di sterline all’anno per lo stesso ruolo di testimonial. Secondo varie fonti di The Athletic il contratto di Messi vale cinque volte tanto. Una cosa “ancora più credibile se consideriamo il tipo di cifre che le agenzie saudite hanno riversato nel LIV Golf Tour, ad esempio, dove Tiger Woods ha rifiutato tra i 700 e gli 800 milioni di dollari per unirsi al movimento separatista” del golf.

I sauditi hanno promosso per la prima volta l’argentino come loro ambasciatore del turismo per il paese durante un viaggio a Jeddah, una località turistica sul Mar Rosso, a maggio. Il sito Visit Saudi ha ora una pagina solo su Messi. Lo staff ha rifiutato di commentare la disponibilità di Messi a incassare un grosso assegno da uno stato che è stato collegato ad abusi dei diritti umani tra cui l’assassinio del giornalista dissidente del Washington Post Jamal Khashoggi, così come repressioni contro attivisti per i diritti delle donne, persone LGBT e coloro che si pronunciano contro il governo di Mohammed bin Salman (MBS).

In effetti l’azienda Messi è così radicata ovunque che di conflitti di interesse ce ne sono a iosa. Nel 2021, l’Unicef ha riferito che più di 10.000 bambini erano stati uccisi dai sauditi nel conflitto nello Yemen. Messi è sia un ambasciatore dell’Arabia Saudita sia un “Ambasciatore di buona volontà” per l’Unicef dal 2010.

Ma poi Messi guadagna oltre 30 milioni di euro netti l’anno per giocare al Paris Saint-Germain, club di proprietà di un fondo legato allo stato del Qatar, accusato di violazioni dei diritti umani. E che fino a pochissimo tempo fa era “nemico” proprio dell’Arabia Saudita. Si potrebbe dire che Messi è sovranazionale.

Messi ha firmato di recente un accordo da 20 milioni di dollari per promuovere Socios, è anche un volto del gioco Sorare, e ha accordi di sponsorizzazione con Adidas, Pepsi, Budweiser, Ooredoo, Pro Evolution Soccer, Louis Vuitton, la società israeliana Orcam, l’Expo di Dubai 2020, il Cirque du Soleil e l’azienda lattiero-casearia cinese Mengniu. A maggio, Forbes ha stimato che Messi avesse guadagnato più di 120 milioni di dollari durante l’anno scorso.

Khashoggi, il giornalista dissidente brutalmente assassinato a Istanbul nel 2018, è considerata una “macchia” per l’immagine saudita. Secondo un rapporto dell’intelligence statunitense, bin Salman è ritenuto responsabile dell’approvazione dell’operazione. In un’intervista a Newsweek registrata prima della sua morte ma pubblicata solo dopo, Khashoggi affermava che il principe “non ha consiglieri politici ad eccezione di Turki al-Sheikh e Saud al-Qahtani”. “Sono delinquenti. La gente li teme. Turki al-Sheikh è responsabile dello sport, e si dice che abbia a disposizione qualche miliardo da spendere per lo sport e per tenere occupati i giovani”. E’ l’uomo che ha lanciato l’operazione Messi. E’ un’ex guardia di sicurezza del principe che ha fatto carriera per amicizia, fino ad arrivare a dirigere la Commissione sportiva saudita. Messi gli augurato pubblicamente buon compleanno per il suo 40esimo, e in precedenza era stato ospite nella sua casa di Riyadh con altri giocatori argentini.

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