ilNapolista

Per la Gazzetta Abodi è un populista: non salva il calcio perché teme l’opinione pubblica

Il ministro preferisce “gettarsi tra le braccia della gente” piuttosto che aiutare il calcio in crisi. Del momento di difficoltà del calcio non interessa nessuno, il calcio è solo

Per la Gazzetta Abodi è un populista: non salva il calcio perché teme l’opinione pubblica
Italy's Sports and Youth Minister, Andrea Abodi poses prior to the new government's first Cabinet meeting on October 23, 2022 at Palazzo Chigi in Rome. - Far-right leader Giorgia Meloni was named Italian prime minister on October 21, 2022 after her party's historic election win, becoming the first woman to head a government in Italy. (Photo by Andreas SOLARO / AFP)

La Gazzetta dello Sport in difesa del mondo del calcio e contro il ministro dello Sport, Andrea Abodi. In un pezzo a firma di Stefano Agresti, la rosea definisce Abodi populista. Non salva il calcio perché teme la reazione dell’opinione pubblica.

“«L’opinione pubblica non capirebbe». L’ha spiegata così, Andrea Abodi, la decisione di opporsi all’emendamento che avrebbe consentito alle società di calcio di rateizzare in cinque anni, senza sanzioni, i 480 milioni di tasse rinviate a causa della pandemia. Una scelta quindi che, anziché ispirarsi alla soluzione dei problemi enormi che hanno di fronte i club dopo gli anni del Covid, pare farsi orientare principalmente dall’umore dei cittadini. Una
scelta che ha insomma il sapore del populismo. In fondo cosa c’è di più semplice che prendere una strada in discesa, fino a gettarsi tra le braccia della gente? E pazienza se un Ministro, compreso quello dello sport, dovrebbe ispirarsi a tutt’altri principi: per esempio sostenere il calcio di Serie A, che in quel mondo, dello sport appunto, non è certo irrilevante”.

E ancora:

“Il calcio versa in una emergenza gravissima, ha bisogno di aiuti concreti e immediati”.

La Gazzetta va oltre. Cita Scaroni, che nei giorni scorsi, in un’intervista al quotidiano sportivo, ha dichiarato «La Lega non vuole fare pena a nessuno, ma dovrebbe farla» e la definisce “un’espressione dura eppure azzeccata”. Il calcio “è in una crisi economica che è diventata adesso perfino una crisi di solitudine, perché pare non interessi nessuno“.

Nemmeno il governo e il ministro dello Sport. Il no al rateizzo delle tasse non pagate dai club è solo “l’ultimo schiaffo” al calcio. Ma così si trattano tutti allo stesso modo.

“Abbiamo già detto e ricordato che non stiamo parlando di un universo virtuoso: gli errori di molti, anche nella gestione economica, sono sotto gli occhi di tutti (anche di quelli dei magistrati). Ma la nostra Serie A non si fonda
tutta sulle plusvalenze fittizie. Non è fatta soltanto o soprattutto di artifici finanziari. È fatta di imprenditori che mettono o rimettono soldi. Che alimentano un settore con altri numeri che dovrebbero far riflettere”.

Ovvero il gettito garantito all’erario e l’impatto sul Pil.

“Perché tutto questo non viene riconosciuto? Perché si fa finta di non sapere che il calcio – dilettantistico, amatoriale, giovanile – e lo sport del nostro Paese si reggono con i soldi versati dalla Serie A. Tutti elementi che Abodi conosce benissimo. È arrivato il momento di dimostrarlo”.

 

 

ilnapolista © riproduzione riservata