Buon Palermo nel primo tempo. La novità del Napoli di Sarri. Il ruolo di Zielinski. La grande prestazione di Maggio e Insigne.
Sprazzi di vecchio Napoli al Barbera. Anzi, diciamola senza mantenere i piedi per terra: il Napoli del Barbera è stato quasi in toto il vecchio Napoli di Sarri. Che poi vecchio non è, perché risale a pochi mesi fa. Ed è tornato praticamente subito in questa stagione, pure senza Higuain: 9 gol fatti in 3 partite. Certo, non tutti gli avversari saranno come il Palermo che ha chiuso il match con 5 tiri verso la porta contro i 17 del Napoli. Però non buttiamo via la squadra rosanero. Non è stato un allenamento, è stato un test pure abbastanza probante. Soprattutto nel primo tempo, quando la squadra di De Zerbi è entrata in campo con la condizione giusta, le distanze giuste, la concentrazione giusta per mettere in difficoltà la fase offensiva degli azzurri. Lo leggi nei dati della prima frazione di gioco: palle intercettate (10-5 per il Palermo), palle spazzate via dalla difesa (13-3), tackle tentati (9-7) e palle perse (9-12).
De Zerbi, uno cui piace giocare a calcio (il suo vice Possanzini, nel postpartita, sembrava molto deluso perché i suoi calciatori non hanno avuto velleità offensive), ha subito impostato la squadra su ritmo e aggressività, primo step verso un gioco propositivo e bello a vedersi. Quando però la condizione fisica è ancora deficitaria e il tuo avversario è molto più forte, ti serve una partita intera giocata come il primo tempo. Impossibile, il 10 settembre. Così succede che gli stessi parametri del primo tempo, al 46esimo fino al fischio finale, si ridimensionino o addirittura diventino favorevoli al Napoli: palle intercettate (6-5 per il Palermo), spazzate (9-7 per il Palermo), tackle tentati (8-13 per il Napoli) e palle perse (14-8).
Nella ripresa, il tecnico palermitano ci ha messo del suo. Il cambio Embalo-Nestorovski ha letteralmente mandato in frantumi il dispositivo difensivo predisposto per bloccare il Napoli, in quanto ha costretto Diamanti ad agire come esterno. Ancora più sconsiderata la scelta di dirottarlo a destra. Un invito a nozze per Ghoulam e per la catena mancina del Napoli, il luogo da cui sono arrivati due dei tre gol della squadra di Sarri. Per quanto riguarda il primo, abbiamo isolato il frame dello splendido lancio di Zielinski.
Il Palermo perde completamente le misure: Zielinski viene a supportare Jorginho nella costruzione bassa, ma nel frattempo ci sono tre calciatori del Palermo che non hanno una funzione difensiva reale in quanto lasciano scappare Hamsik nel corridoio centrale e liberano Ghoulam sull’out. Il lancio del polacco è precisissimo, Hamsik legge l’inserimento e il gioco è fatto. Ed è pure bello facile.
Anche i dati di Embalo e del primo tempo ci dicono che la sostituzione di De Zerbi è stata quantomeno avventata: l’ex Brescia, molto arruffone in fase offensiva, era comunque riuscito a mettere insieme due tackle nei periodi di non possesso, segnalandosi per la buona capacità di tenere la fascia. Lo capisci, paradosso, proprio dal numero dei cross fatti dal Napoli nel primo tempo e nel secondo (15 e 6): per la squadra di Sarri il traversone è l’ultima chance per provare a costruire qualcosa di pericoloso. È una scelta offensiva per i momenti di spazi intasati in cui non c’è la possibilità di aggredire centralmente dal centrocampo e poi, solo dopo, aprire sugli esterni per l’ultimo passaggio. Le cifre non mentono: 2 dei 6 cross tentati nella ripresa hanno portato ad altrettanti gol; 15 nel primo tempo, solo 2 riusciti e senza conseguenze per il risultato. La spiegazione del perché sia una scelta forzata.
Il secondo gol, invece, mostra come la prospettiva, per la squadra di De Zerbi, sia effettivamente positiva. Lo fa attraverso un difetto che però è lo stesso di cui soffre il Napoli, probabilmente l’unico in fase difensiva. Una carenza genetica, inevitabile: la vulnerabilità sui cambi di gioco. Ecco la Gif della rete di Callejon, in cui possiamo apprezzare pure il secondo strappo decisivo di Zielinski in due settimane.
Le squadre che giocano con un sistema elastico come il 4-3-3, basando tutto il loro gioco sull’intensità, devono necessariamente concedere qualcosa dal lato debole. Non è facile muovere dieci uomini all’unisono, e in senso orizzontale, in un campo da calcio. Quando il sistema è rodato e la qualità è alta, come nel Napoli, raggiungere la migliore condizione fisica vuol dire interpretare coprire bene il campo fin quando un calciatore non strappa palla al piede e taglia il campo in diagonale con un passaggio verticale oppure registi ed esterni si cercano a vicenda con le vecchie “sventagliate” ad aprire il gioco sulle fasce.
Quello che il Napoli ha cercato nell’occasione del gol qui sopra, ma anche per tutta la partita grazie alla combinazione di passaggio Jorginho-Callejon. Una direttrice continua, cercata in maniera continua proprio per mettere in imbarazzo il dispositivo difensivo pensato da De Zerbi. Sotto, la rappresentazione di tutti i palloni lunghi lanciati dal regista italo-brasiliano. Una novità per il Napoli, che non può andare sempre bene: appunto perché è una novità, ma anche per la difficoltà stessa della giocata. In rosso, vediamo i tentativi sbagliati; in giallo i key passes, in verde quelli “semplici” riusciti. Per essere una dinamica raramente vista prima, non è male come approccio. Anche perché poi, accanto, l’ex Verona ci mette pure il solito eccellente contributo in fase di costruzione classica: 132 passaggi, ovviamente record in campo, per una pass accuracy del 90%. Ah, e se scorporiamo il dato tra primo e secondo tempo facciamo un’altra lode all’approccio iniziale del Palermo: primi 45′ con una percentuale dell’85%; ripresa che tocca il 95%. Non è un caso.
Il resto l’ha fatto il cambiamento di Zielinski tra primo e secondo tempo: posizioni diverse, movimenti diversi, partecipazione diversa. Certo, hanno inciso anche tempi e modi dell’occupazione difensiva degli spazi da parte del Palermo, ma il polacco ha cambiato passo all’intervallo. Modificando semplicemente il suo modo di giocare: nella prima frazione, l’ex Empoli ha offerto una prova elementare, un po’ statica, legata a una zona di campo predefinita e definita. Nella ripresa, è cambiato proprio questo: Zielinski ha iniziato a muoversi, a spaziare attorno ad Hamsik e Jorginho. A supportarli nella creazione del gioco. Nel frame che abbiamo isolato dall’azione del primo gol, lo vediamo spostato molto più sul centrodestra. È il risultato di un momento di gioco, certo, ma la heatmap comparata tra lo Zielinski del primo tempo e quello del secondo è eloquente. Sono due calciatori differenti, in più e differenti zone del campo. Ovvero, come far crescere l’imprevedibilità.
Sopra, il primo tempo; sotto, il secondo.
L’ultima parte è dedicata all’elogio assoluto dei calciatori risultati migliori nella fase difensiva e offensiva del Napoli. Sono due che, paradossalmente, non abbiamo ancora citato: Maggio e Insigne. Il primo ha offerto una grande prestazione per applicazione tattica e attenzione difensiva, sublimata nei 6 tackle riusciti in 90′. Record per il Napoli, record per l’intera partita. Il ragazzo di Frattamaggiore, invece, ha risposto nel modo migliore, giocando bene, alle sollecitazioni provenienti da tutto il contesto del fuori campo: è stato il numero uno per occasioni create in assoluto, 3. Ovvero, 2 key passes e lo splendido assist per il gol di testa di Callejon. Forse è da rivedere il look, ma questa è una storia che con l’analisi tattica c’entra poco. E meno male. Sotto, per chiudere, il campetto posizionale degli interventi difensivi di Christian Maggio. Un bel modo per celebrare il ritorno ai suoi livelli, come ammesso da Sarri nel postpartita. Bentornato, dopotutto.