L’erede di Luis Enrique a El Paìs: “Arretrare per ripartire è una virtù. Andiamo oltre il possesso palla, scommetto sulla profondità”
L’eresia di de la Fuente
“Arretrare e avere la possibilità di giocare in contropiede è una virtù, un esercizio di intelligenza calcistica”. Tale e tanto è stato il trauma della Spagna per il Mondiale fallito tra mille passaggi e manco un tiro in porta, che il nuovo ct può permettersi il lusso di pronunciare il verbo dell’eresia: contropiede e virtù, persino intelligenza, nella stessa frase. Ma ormai di tiki taka non vogliono più sentir parlare, gli spagnoli, e Luis de la Fuente cavalca l’onda della rivoluzione intervistato da El Paìs. Non cita mai Ancelotti, ma i riferimenti filosofici sono abbastanza evidenti.
“Possiamo essere una squadra molto versatile – dice – con un modello di fama mondiale come il possesso, ma scommetto anche sulla profondità, sulle rotture, sull’attacco sulle fasce. Quello che voglio è dare alla squadra un tono versatile, in modo da poter contrastare l’avversario in modi diversi e non essere prevedibili”.
Quindi basta 1.000 passaggi a partita? “Ho un bagaglio. Senza essere pretenzioso, devi guardare come hanno giocavano gli under 21. Siamo stati in grado di battere diverse squadre con atteggiamenti diversi. Cercherò di creare una squadra con giocatori di profili diversi in modo che, in un dato momento, posso cambiare il ritmo del gioco o lo stile di gioco. Siamo la squadra che fa meglio pressione al mondo, dobbiamo mantenere ciò in cui siamo forti e, se possiamo migliorarlo, lo faremo”.
“Arretrare, avere la possibilità di giocare in contropiede, è una virtù, un esercizio di intelligenza calcistica. Il problema sarebbe arretrare, mantenere il possesso e non progredire. Se riesci a convincere i giocatori a contrattaccare e fare transizioni rapide, il contrattacco è un approccio intelligente. Ansu, Nico Williams, Olmo, Asensio… Abbiamo giocatori da contropiede”.